COSA SUCCEDE ORA: SI VOTEREBBE CON UN PROPORZIONALE CON LO SBARRAMENTO
VIA IL PREMIO DI MAGGIORANZA, MA C’E’ IL PROBLEMA DELLE PREFERENZE: IL GOVERNO DOVREBBE INTERVENIRE CON UN DL
“Ci sono due aspetti della sentenza della Corte costituzionale, ma occorre partire da una premessa: la sentenza si può applicare già da domani”.
O, più esattamente, “dalla pubblicazione delle motivazioni, momento in cui la decorrenza degli effetti giuridici avrà efficacia”.
Antonio Agosta, professore di Scienza politica a Roma Tre e tra i massimi esperti di legge elettorale, non ha dubbi: “Non torneremo a votare con il Porcellum così come lo abbiamo conosciuto”.
La decisione della Consulta non fa decadere l’intera legge, ma interviene su due aspetti: l’attribuzione del premio di maggioranza e le liste bloccate.
Ed è qui che entra in ballo la differenziazione posta da Agosta: “Sul primo aspetto non ci sono problemi, perchè, per come è scritta la legge, occorre solo abrogare i premi di maggioranza di Camera e Senato”.
Il Porcellum infatti, spiega il professore, “prevede una prima ripartizione dei seggi al netto del premio, sulle sole percentuali elettorali, e dunque nono occorre nessun tipo di ulteriore intervento normativo”.
“Si passa così di fatto ad un sistema realmente proporzionale – continua – perchè, al contrario di quanto sostenuto da più parti, la legge in vigore fino ad oggi era in realtà tecnicamente un maggioritario di coalizione che tutelava la rappresentanza delle minoranze”.
Il problema si pone sul secondo aspetto, quello della bocciatura delle liste bloccate. “Perchè non c’è nessun passaggio del testo attuale che le preveda – spiega Agosta – per cui è necessario un intervento normativo. Nella nota diffusa la Consulta non spiega quante debbano essere e come vadano regolamentate, per cui dovrà essere il Parlamento ad intervenire”.
Qualora la situazione precipitasse e si dovesse andare alle urne prima che le Aule intervengano la strada è una sola e, a parere dell’esperto, obbligata: “In quel caso il governo dovrebbe agire tramite un decreto legge che recepisca la sentenza della Costituzione, perchè in quel caso ci sarebbero le ragioni di necessità ed urgenza, non potendo in altro modo votare”.
Ci sarebbe un’altra soluzione, che potrebbe essere suggerita nelle motivazioni oppure no, ma che sarebbe comunque “impervia e improbabile”.
“Sarebbe quella di recuperare per analogia il meccanismo dell’ultima volta che in Italia si è votato con le preferenze, tornando alla legge in vigore ai primissimi anni ’90. Ma sarebbe una strada rischiosa e molto contestabile”.
(da “Huffingtonpost“)
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