COSI’ FAN TUTTI: MARIGLIANELLA STA CON DI MAIO, QUEL SUD CHE VOTA “GLI HONESTI” E POI GIUSTIFICA L’ILLEGALITA’
“TUTTI HANNO COSTRUITO ABUSIVAMENTE, LAVORARE IN NERO CONVIENE A TUTTI”
Qui nessuno parla di colpe dei padri che non devono ricadere sui figli. Qui, a Mariglianella, nei bar o seduti su una panchina tra via Roma e via Umberto I, il nodo della questione che ruota attorno alla famiglia del vicepremier Luigi Di Maio è un altro: “Sapete cose dovete scrivere voi giornalisti? Senti a me. Devi scrivere che al Sud tutte le imprese non tengono la gente a posto, non solo Antonio Di Maio”.
E i fabbricati abusivi nel terreno di famiglia? Ora interviene la ragazza dietro al bancone mentre prepara i caffè: “Qui tutti hanno costruito, qualcuno ha condonato, qualcuno ha sanato, altri no. Tutto attorno è così”.
Quindi ci si guarda un po’ attorno in questa giornata di sole e percorrendo via Umberto I si passa davanti a una bandiera del Pd, indica un circolo che adesso è chiuso.
Mariglianella però non è di sinistra, piuttosto è storicamente di destra, il sindaco Felice Di Maiolo è di Forza Italia eletto con una lista civica.
C’è un Meet Up M5s e qualche elettore qua e là . Un signore, “il mio nome non lo dico perchè qui mi conoscono tutti”, ha votato Di Maio ma ora il suo cuore batte più per Matteo Salvini: “E’ lui che guida il governo. Speriamo che si possa andare prima in pensione e nel reddito di cittadinanza. Lasciateli governare e con il nuovo anno si vedrà “.
Ancora pochi passi e sulla sinistra al numero 69 ecco il terreno della famiglia Di Maio, di proprietà del padre Antonio e della sorella, sede della società di costruzioni Ardima srl di proprietà di Luigi e della sorella da oggi in liquidazione.
Si vedono i quattro fabbricati che non risultano dalle mappe catastali: “Le costruzioni qui dentro ci sono sempre state, nel tempo sono state rammodernate”, viene spiegato. In pratica la stalla è diventata una struttura con tetto in tegole, finestre, quasi una piccola villetta con cucina, un patio dove si trova una piscina montabile, e da dietro il cancello si vede anche un barbecue.
“Luigi e i fratelli venivano qui per la stagione”, raccontano in paese. La stagione è l’estate.
Una signora dal cui balcone si vede questo appezzamento di terreno dice che nelle belle giornate c’era sempre un via vai di macchine. “Non dormivano qui, la famiglia vive a Pomigliano d’Arco ormai da molti anni. Questa era la casa di campagna, venivano sempre tanti ragazzi a fare le feste”.
Eppure formalmente è solo un terreno indicato come sede della società . “Io venivo ad aprire il lucchetto così gli operai potevano prendere gli attrezzi”, spiegava Di Maio prima che scoppiasse il caso abusivismo e quando ancora parlava solo di una stalla.
Il sindaco Di Maiolo è seduto dietro la scrivania al primo piano del Municipio. Rimane abbottonato, non parla volentieri della questione. “Non ne voglio fare una questione politica”, dice nonostante a Mariglianella qualcuno dubiti che dietro ci sia lo zampino di Forza Italia.
“Abbiamo mandato i vigili e hanno detto che quei quattro fabbricati sono abusivi, questo posso dire. Le foto in nostro in possesso sono del 2005 e quelle strutture c’erano già . Adesso abbiamo avviato la regolare procedura per l’abbattimento mandando a notifica alla famiglia Di Maio che avrà dieci giorni di tempo per le controdeduzioni”.
Da Google Earth, come hanno mostrato Le Iene, si evince che nel 2002 non c’erano, appaiono invece in quelle del 2008, quindi la struttura con patio, definita stalla, sarebbe stata costruita quando Di Maio aveva tra i 16 e i 22 anni.
“Ripeto, in quegli anni tutti facevano così. Tutti. E lo sanno tutti”, si ostina a dire un signore mentre si sente urlare dalla villetta di fronte: “Non venite più. Non venite più. Ho sciolto il cane”. E vengono allontanati giornalisti e telecamere.
Nessuno qui si interroga se il vicepremier fosse o meno a conoscenza degli abusi e neanche se gli operai che lavorano nell’azienda del padre fossero in regola o meno: “Lavorare in nero conviene. Conviene al padrone e conviene al lavoratore, Antonio è una brava persona e ha sempre trattato bene i dipendenti. Il resto sono attacchi politici al figlio”.
Sta di fatto che adesso il ministro del Lavoro dovrebbe mandare gli espettori del suo ministero a verificare se nella ex azienda del padre, e adesso sua e della sorella, le assunzioni siano sempre state regolari o meno oltre quelle dei tre lavoratori che già hanno raccontato di aver lavorato in nero.
Ciò che più preoccupa il capo politico M5s è il concorso in elusione fraudolenta nel quale potrebbe incorrere dal momento che il padre ha chiuso l’azienda con debito con Equitalia di 176mila euro e ne ha aperta un’altra a nome prima della moglie, che però non poteva perchè dipendente pubblico, e poi a nome dei figli.
“Sì, è vero. Antonio non ha messo le cose a posto, ma qui lo fanno tutti”. Si va via e passando dalla piazzetta, si sente una voce: “Ti raccomando scrivi cose buone perchè Di Maio è roba buona”.
(da “Huffingtonpost”)
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