COSI’ IL COMUNE DI ROMA SFRATTA LE ASSOCIAZIONI NO PROFIT: QUANDO ERA CONSIGLIERA, LA RAGGI DICEVA L’OPPOSTO
TRA QUELLE A RISCHIO C’E’ “VIVA LA VITA” CHE ASSISTE I MALATI DI SLA, IL “GRANDE COCOMERO” PER LA CURA DI BAMBINI IN DIFFICOLTA’ E IL TELEFONO ROSA
A Roma circa 300 tra associazioni, centri culturali, realtà non profit rischiano di essere sfrattate. Alcune sono state già sfrattate, come il Forum Acqua Pubblica che aveva sede al Rialto.
Il Fatto Quotidiano racconta oggi in un articolo cosa sta succedendo.
Il casus belli è la delibera 140 approvata dalla giunta Marino a seguito dello scandalo Affittopoli (quello degli appartamenti in centro a pochi euro al mese): il fine era riacquisire in tempi rapidi i beni immobili del Comune e farli fruttare.
La Corte dei Conti minaccia, in caso contrario, di perseguire il relativo danno all’Erario. Caduto Marino, tocca al prefetto Francesco Paolo Tronca attuare la delibera: partono le prime richieste di sgombero.
Una breve sospensione elettorale e, eletta Virginia Raggi,si riparte. Nel calderone degli sfratti, però, finisce chiunque: buoni e cattivi,chi ha lucrato sui canoni agevolati echi, come molte realtà virtuose, lavora da anni per la città .
Tre giorni fa l’assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo, ha promesso che la Giunta concederà una tregua che, per ora, non c’è. Servirebbe un Regolamento che preveda alcuni distinguo per chi opera nell’interesse pubblico, come scritto peraltro nella delibera Marino.
Finora, però, non esiste e la bozza elaborata dai 5 Stelle — e visionata dal Fatto Quotidiano — non è un buon viatico per il futuro: un atto autoritario, lamentano molti interessati, lontano dalla stessa proposta sui Beni comuni presentata nel 2015 dall’allora consigliera Raggi, che bocciava il modus operandi “autoritativo” per sostituirlo con pratiche di concertazione condivisa.
Anche dopo l’approvazione del Bilancio la sindaco affermò che “Roma è una città solidale che investe sul sociale”.
Problema: dalla bozza del nuovo Regolamento non sembra. Intanto le condizioni per la concessione sono “disposte unilateralmente dall’Amministrazione”.
Tra le associazioni a rischio, racconta il Fatto, c’è Viva la vita, che assiste i malati di Sla o il Grande Cocomero, un centro per la cura di bambini e ragazzi in difficoltà , oppure ancora Il Telefono Rosa che ogni anno aiuta più di mille donne con consulenze legali gratuite, sostegno psicologico e altro ancora — è in regola coi versamenti,ma ha il contratto scaduto.
Nel testo, l’interesse economico è chiaramente anteposto a quello sociale: vince chi fa l’offerta più vantaggiosa “sulla base del miglior rapporto qualità /prezzo”; diminuisce lo sconto rispetto al prezzo di mercato (dall’80 al 70%) per chi opera nel sociale; per molte associazioni, infine, sarà impossibile in ogni caso partecipare ai bandi di gara visto che chi è ritenuto non in regola deve versare tutti i canoni arretrati al valore di mercato in un colpo solo; altra norma taglia-gambe è quella che prevede, perchi ottienegli spazi, una caparra del 10% (con fideiussione bancaria) sul valore totale della concessione. Abbiamo chiesto all’assessore Mazzillo di spiegarci queste novità — anche per iscritto — ma finora non ci ha risposto.
(da “NextQuotidiano”)
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