COVID, GUARDIA ALTA ANCHE A NATALE, L’INDICE RT RISALE
CINQUE REGIONI A RISCHIO ALTO, PREOCCUPA IL VENETO
Il peggioramento è “lieve”, ma c’è. Come “la preoccupazione per l’indice Rt che non scende”, dice una fonte di primo livello dalla Cabina di regia. L’Italia, dunque, si appresta ad affrontare le festività natalizie con nuove restrizioni (tra zone rosse e arancioni che scatteranno a partire dalla mezzanotte e saranno attive a seconda dei giorni) in uno scenario meno tranquillo di quello che ci si aspettava.
Impensierisce la situazione del Veneto, che con gli altri 3357 positivi registrati oggi, continua a fare da traino nell’incremento dei nuovi casi. E il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si dice pronto a irrigidire le restrizioni.
“Se gli esperti ci dicono che la probabilità di una terza ondata è concreta, ora si presenta anche la possibilità di una variante inglese che corre molto più veloce e dal Veneto arrivano strani dati da approfondire, io non ci penso due volte a rafforzare la cintura di protezione per il periodo natalizio – ha detto oggi – perchè lasciando correre rischieremmo una nuova ondata”.
Nella settimana successiva a quella compresa tra il 7 e il 13 dicembre, l’indice di trasmissione nazionale non si è ridotto: stando a quel che risulta ad HuffPost è salito a 0,9. È quanto emerso dall’analisi, svolta in serata dalla Cabina di regia, dei dati che domani mattina, giovedì 24 dicembre, passeranno sul tavolo del Comitato tecnico scientifico e poi saranno presentati nel report di Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute.
Il virus, quindi, continua a correre, l’impatto dell’epidemia è sostenuto in tanta parte del Paese e “l’incidenza è ancora elevata”, aggiunge la fonte dalla Cabina di regia, ribadendo “la necessità che le misure assunte e le regole fissate per le prossime festività siano rispettate al massimo”.
Vanno evitati quanto più possibile “cali di attenzione”.
Cinque le Regioni classificate a rischio alto: sono Liguria, Marche, Puglia, Umbria e Veneto. Sono 12 le Regioni a rischio moderato, di cui 4 (Emilia Romagna, Molise, Provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta) hanno probabilità elevata di passare a rischio alto nel prossimo mese, nel caso l’attuale trasmissibilità si mantenga invariata.
“Veneto”, la preoccupazione più grande. Nel quadro di preoccupazione complessiva impensierisce in particolare, si è detto, la situazione del Veneto, con incidenza settimanale di 496 per 100.000 contro 157 in Italia e un Rt di 1.11”, riferiscono le fonti dalla Cabina di regia.
Nella regione governata da Luca Zaia è stata avviata, come il presidente leghista ha confermato ieri, la campagna per fare i tamponi a tutte le persone che sono arrivate dal Regno Unito nelle ultime due settimane. C’è il sospetto che la variante inglese del virus possa essere già entrata in Veneto, ipotesi basata sul fatto che l’andamento della curva dei contagi veneta sarebbe simile a quella inglese. Riscontri, per ora, non ce ne sono, “ma serve il tempo necessario per sequenziare il virus”, ha detto Zaia, confidando “che tra quindici giorni siano disponibili i risultati”.
La variante inglese diffusa già da settembre in molti Paesi è arrivata anche in Italia, come ha sottolineato stamattina, in conferenza stampa col governatore per presentare il bollettino quotidiano, il virologo Giorgio Palù, presidente dell’Aifa. “Bastava sequenziare di più per trovare il virus in questa variante”, ha detto Palù, ricordando che “ci sono dati che danno indicazioni che il vaccino vale anche per la variante inglese”.
Il Veneto, però, nonostante i numeri dei contagi, è sempre stato in zona gialla. Rispondendo alle domande dei giornalisti su quello che alcuni osservatori considerano un “caso”, Francesca Russo, responsabile del dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto, ha spiegato – riporta il gazzettino.it: “Per il sistema dei 21 indicatori per l’assegnazione delle fasce, noi come Regioni dobbiamo fornire al ministero della Salute e all’Istituto superiore di Sanità tutti i conteggi. Quindi dobbiamo monitorare i 21 indicatori, inizialmente non abbiamo caricato parte di questi dati per un problema di identificazione dello stato clinico dei pazienti. Poi abbiamo provveduto ad identificare lo stato clinico di questi soggetti e li abbiamo inviati all’Iss, c’è stato un problema informatico che ha creato questo caso in un momento di aumento forte di contagi. Quindi abbiamo provveduto a riparare a questo momentaneo calo di numeri e abbiamo recuperato”.
Ma da cosa dipende il “caso Veneto”? Com’è possibile che si sia creata questa situazione? “Noi avevamo segnalato più volte delle criticità su quella regione – è la risposta dalla Cabina di regia – ma non sono mai scattati alert per esempio sull’occupazione dei posti letto negli ospedali o nei reparti di terapia intensiva, per cui non ci sono mai stati cambi nelle fasce di rischio. E questo probabilmente ha peggiorato la condizione del virus nella regione, oggi decisamente preoccupante”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply