CRESCE L’EVASIONE FISCALE E SONO 763.000 I RIMASTI SENZA LAVORO
META’ DEI CONTRIBUENTI ITALIANI DICHIARA REDDITI INFERIORI AI 15.000 EURO L’ANNO, SOLO IL 2% SOPRA I 70.000 EURO…. CHI HA PERSO IL LAVORO SONO IN MAGGIORANZA DIPENDENTI (83,9%), UOMINI (56,4%), RESIDENTI AL NORD (42,8%) E AL SUD (37%)… .ALTRI 715.000 LAVORANO A ORARIO RIDOTTO
Gli italiani non hanno un buon rapporto con il fisco: l’ultimo rapporto Censis rivela come solo il 2,2% dei contribuenti, 893.706 persone in totale, dichiari un reddito superiore ai 70.000 euro annui.
I benestanti insomma sarebbero pochi, mentre quelli sull’orlo della povertà paiono un esercito: la metà dei contribuenti italiani dichiara infatti allo Stato un reddito inferiore ai 15.000 euro l’anno.
Un altro 31% paga invece la tassa sui redditi dichiarati compresi tra 15.000 e 26.000 euro.
La pressione fiscale italiana è al di sopra della media europea, ma il probema sembra riguardare un numero limitato di contribuenti, a giudicare dall’evasione in costante crescita.
In Italia il reddito medio dichiarato è di 18.373 euro pro-capite: si va da un massimo di 20.851 euro nel Nord-ovest a un minimo di 14.440 euro al Sud. La provincia con il valore più alto è Milano, con una dichiarazione media di 24.365 euro, l’ultima è Vibo Valentia con 12.199 euro per contribuente. Secondo le stime del Censis, l’economia sommersa nel nostro Paese si aggira intorno al 19% del Prodotto interno lordo.
Con la crisi, tale quota potrebbe essere aumentata, raggiungendo un valore pari a 275 miliardi di euro.
Sempre secondo i dati Censis, la crisi ha mandato in fumo 763.000 posti di lavoro: sono coloro che, a causa della recessione, sono rimasti senza occupazione perchè licenziati, messi in mobilità , per interruzione dei contratti o per chiusura dell’azienda.
Un nucleo costituito prevalentemente da dipendenti (83,9%), uomini (56,4%), residenti al Nord (42,8%) e al Sud (37%).
Il 42% lavorava nell’industria della trasformazione (27,1%) e nell’edilizia (15,1%), il 14,5% nel commercio e il 9,1% nei servizi alle imprese.
A questa platea si aggiungono quanti, pur occupati, lavorano a regime ridotto: 310.000 che saltano intere settimane di lavoro, 415.000 che fanno meno ore del solito.
Si tratta per lo più di lavoratori dipendenti, in cassa integrazione o mobilità (quasi 350.000), concentrati soprattutto al Nord (65%).
Le famiglie in povertà alimentare sono 1.050.000, pari al 4,4% del totale, con un divario territoriale enorme tra nord e sud: regioni come Veneto, Toscana, Lazio e Trentino hanno quote di famiglie in povertà sotto il 3%.
Altre come Calabria, Basilicata e Isole, presentano valori tra il 6,2% e il 10,8%.
Un quadro molto preoccupante della situazione del nostro Paese.
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