CRISANTI SE LA RIDE SULLA QUERELA PER DIFFAMAZIONE DELLA REGIONE VENETO: “SI RENDERANNO RIDICOLI, NON SUCCEDEVA DAI TEMPI DI GALILEO. LA SCIENZA NON E’ AL SERVIZIO DELLA POLITICA”
“NEGANO L’ESISTENZA DI UNO STUDIO DELL’UNIV. DI PADOVA CHE GLI HO CONSEGNATO PERSONALMENTE E DI CUI SE NE SONO FREGATI”… “PECCATO PER LORO CHE E’ STATA PUBBLICATA PERSINO SU UNA RIVISTA SCIENTIFICA, CI PENSERA’ LA MAGISTRATURA A FARE CHIAREZZA”
«È dai tempi dell’Inquisizione contro Galileo che non si impugna il lavoro di un ricercatore». Andrea Crisanti commenta così l’indagine della Procura di Padova che lo coinvolge, mentre lui fa da consulente a quella di Bergamo sulle chiusure della zona rossa nell’ambito della gestione della pandemia di Coronavirus.
«Se andranno avanti si renderanno ridicoli davanti alla comunità scientifica internazionale», dice. Tutto nasce dall’esposto presentato da Azienda Zero, il braccio operativo della Regione Veneto.
Nel documento si fa riferimento alle critiche del microbiologo al sistema di prevenzione voluto da Zaia, che avrebbero gettato discredito sulla sanità veneta. Così a inizio marzo i magistrati hanno aperto un fascicolo per procedere nei confronti di Crisanti per diffamazione.
Nel corso di una puntata di Report dedicata alle presunte mancanze del Veneto nel gestire la seconda ondata della pandemia, l’epidemiologo ha parlato di uno studio da lui condotto all’ospedale di Padova, e a suo dire ignorato dalla Regione, che dimostra come i test antigenici rapidi non intercettino il 30% dei positivi.
Critiche respinte da Luciano Flor, direttore generale della Sanità regionale ed ex dell’Azienda ospedaliera di Padova, il quale ha sostenuto che lo studio “non esiste” e che sono costate a Crisanti una denuncia per diffamazione da parte di Azienda Zero, braccio operativo della regione Veneto.
Intervistato da Il Corriere della Sera, Crisanti si dice stupito dal polverone sollevato dal programma d’inchiesta: “Sono sorpreso, non ho detto nulla, ho semplicemente parlato dei risultati di un accertamento diagnostico da me condotto all’ospedale di Padova e che dimostra come i test antigenici rapidi non intercettino il 30% dei positivi”.
Sullo studio, che Flor dice non esistere, l’esperto dichiara: “Il 21 ottobre 2020 io l’ho consegnato a lui, all’allora direttore sanitario Daniele Donato e alla responsabile della Prevenzione in Regione, Francesca Russo. Dico di più: la ricerca ha ottenuto il via libera dal Comitato etico dell’Azienda ospedaliera e quindi è stato inviato a una rivista scientifica. Siamo al preprint (l’ultima bozza prima della pubblicazione, ndr) ma da allora non ho mai ottenuto risposta”.
Crisanti non ha ancora ricevuto la notifica della querela, ma dichiara: “Quando accadrà mi difenderò nelle sedi opportune, ma sono esterrefatto. È dai tempi di Galileo che un articolo scientifico non costituiva un reato d’opinione. In ogni caso se qualcuno deve rispondere del proprio comportamento è proprio Flor, che nel fuori onda diffuso da Report dichiara il falso. Sulla vicenda si deve pronunciare la magistratura, sono contento che indaghi”.
Non solo, l’epidemiologo si augura che la procura “prenda sul serio la segnalazione di Azienda Zero, così si farà chiarezza. Anche se, ripeto, non posso non sottolineare l’unicità del fatto: è la prima volta dal 1633, che la magistratura è chiamata a decidere se uno studio scientifico costituisca o meno diffamazione”.
Crisanti si dice anche convinto dei risultati della ricerca, sottolineando che “i dati prodotti sono esatti e la mia è una convinzione scientifica, non politica”.
Sul fatto che lo studio dell’ordinario di Padova sia stato collegato all’impennata di decessi registrati in Veneto durante la seconda ondata, Crisanti dichiara: “La scienza diventa diffamazione se non è allineata al pensiero di chi governa? I cittadini avrebbero bisogno di più persone come me, emblema di una scienza che dev’essere indipendente, sennò non è scienza”.
(da agenzie)
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