DA PANAMA IL PATACCARO LAVITOLA COMUNICA: “ATTENTI, SE PARLO SONO GUAI”
“FINORA SONO STATO IN SILENZIO”… IL FACCENDIERE PREPARA DA PANAMA UN MEMORIALE PER L’AUTORITA’ GIUDIZIARIA ITALIANA, MA DI CONSEGNARSI ALLA GIUSTIZIA NON CI PENSA PROPRIO
“Finora sono stato in silenzio, ma sono stanco di passare per l’Uomo Nero”.
Così, Valter Lavitola ha preso carta e penna e scritto le sue memorie panamensi.
Un “memoriale” in senso proprio, per la verità , promette di consegnarlo all’autorità giudiziaria tra qualche giorno, così come “una intervista alla stampa nella certezza di chiarire tutto, carte alla mano”.
E appena avrà le idee chiare, annuncia, valuterà “la opportunità del rientro per sottopormi a un ampio interrogatorio”.
Più che un impegno, pare una minaccia. Rilasciata con il contagocce.
Eccone alcune arrivate dal buen retiro. “Riguardo a quanto dichiarato dalla Signora Marinella Brambilla circa una sorta di eccessiva concitazione con cui cercavo di mettermi in contatto con il Presidente (…) da anni sono legato da profonda amicizia con il Premier e ho sempre tenuto ad informarlo tempestivamente delle vicende politiche che potessero riguardarlo (…) È bene che si sappia che il Presidente mi onora della sua amicizia e mi riceve — come emerge dalle intercettazioni e come risulterà di certo ai suoi collaboratori — da vari anni”.
Grazie a “Nicla e Gianpaolo” però si è creato un legame speciale. “Per loro era un balsamo psicologico. E un po’ li capisco”.
Talmente tanto, pare, che Lavitola si è messo a fare l’inquirente, per chiarire la questione dei 500 mila euro su cui avrebbe fatto “la cresta”.
Che in realtà era “concordata” con il premier: “Mi ha confermato di aver fatto bene a non mettere a disposizione la somma prima dell’avvio concreto del piano industriale, perchè anch’egli credeva che la somma sarebbe potuta essere dal Tarantini consumata e non investita (va specificato che ho notato da parte di Berlusconi un atteggiamento realmente paterno nei confronti di quella famiglia). Non riesco a capire però il perchè questa intercettazione — che di certo è stata eseguita — non sia stata riportata” .
“Fortunatamente ho acquisito i tabulati argentini riportanti tutte le telefonate (…) Siccome tenevo al concetto di serietà e di correttezza che Nicla e Gianpaolo si erano formati su di me, ho chiesto e ottenuto l’incontro del 9 agosto del 2011, nella certezza che tutto sarebbe stato chiarito in presenza dei soggetti interessati. (…) Il tutto emerge dalle intercettazioni e non potrà che trovare ulteriori riscontri dai pedinamenti, se sono stati fatti”.
Pedinato sì, millantatore mai: “In merito alle telefonate nelle quali vengo accusato di millantare rapporti con la CIA, la Procura e non so cos’altro, oppure quando dico di “dover fare un casting per indossatrici per la Fininvest” , quando si potranno ascoltare le voci e non basandosi sulla mera trascrizione del contenuto — apparirà evidente, dal tenore delle conversazioni intercettate, che le “millanterie” attribuitemi, alle quali non sono uso, o erano frutto di sarcasmo o dettate dalla mia intenzione di spegnere l’interesse di Nicla nei miei confronti, a tutela della mia e della sua famiglia. O ancora erano frasi dette per sedare le ansie costanti di Gianpaolo e della moglie”.
Per ora Lavitola si limita a queste anticipazioni., in attesa che ricomponga il puzzle.
Poi si vedrà , può sempre chiedere asilo politico al suo amichetto ministro di St. Lucia.
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