DA VITTIMA A IMPUTATO PER CORRUZIONE: IL PREMIER TEME UN NUOVO PROCESSO MILLS
I RISCHI DELL’INTERROGATORIO PRESSO I PM DI NAPOLI CHE IL PREMIER HA VOLUTO EVITARE…SE TARANTINI CAMBIASSE VERSIONE, PER BERLUSCONI SI PROFILEREBBE IL REATO DI FAVOREGGIAMENTO DELLA PROSTITUZIONE
È giudiziariamente stretto il crinale su cui si muove Berlusconi.
Un passo, una svista, un minimo errore e… oplà , dall’estorsione si precipita nella corruzione di un testimone. Il premier nelle vesti di chi dà i soldi al imprenditore barese Tarantini per garantirsi una versione favorevole sulla vicenda delle escort.
Estate 2008, notti calde a Roma e in Sardegna.
Una versione in cui risulti che solo lui, il medesimo Tarantini, pagava le donne, mentre il capo del governo non ci ha messo una lira.
Pensava, questo finora ha raccontato Tarantini ed è scritto nei verbali di Bari, che le ragazze erano «amiche sue» e non escort di professione.
Versione preziosa, un salvavita per il Cavaliere.
Se Tarantini cambiasse versione e dicesse che Berlusconi sapeva tutto e ha pagato, si aprirebbero subito due porte: quella dell’incriminazione per favoreggiamento della prostituzione e quella delle dimissioni da palazzo Chigi.
È con il fantasma del caso Mills, dell’avvocato londinese David Mills per cui il premier è accusato di corruzione, che il Cavaliere si sveglia e va a dormire in questi giorni.
E sta qui la ragione, tutta giudiziaria e non politica, che ha spinto i suoi consiglieri giuridici a metterlo in guardia e a guidarlo verso il rinvio dell’interrogatorio di martedì.
Nel quale, lui da solo di fronte ai pm senza i fidi Ghedini e Longo, sarebbe bastata mezza parola in più per precipitarsi in un nuovo caso Mills.
Dal quale, merita ricordarlo, il presidente del Consiglio non è ancora uscito.
Anzi, cerca viuzze legislative, tipo processo lungo, per bloccare una possibile condanna per corruzione.
La stessa subita da Mills, ben quattro anni e sei mesi.
S’innesta in questa paura – l’estorsione che può diventare corruzione – la decisione, pure questa “made in Ghedini”, di addossare alla procura di Napoli e di conseguenza denunciare la fuga di notizie sull’inchiesta Lavitola-Tarantini, attraverso un’interpellanza urgente firmata da Costa e Contento, ma anche dal vice capogruppo Pdl Baldelli.
Quindi espressione dei vertici Pdl a Montecitorio.
Attenzione, perchè lo snodo è delicato.
Dicono ottime fonti Pdl: «Berlusconi è vittima di un’estorsione, ma la procura fa uscire carte che lo presentano e lo sputtanano come colpevole».
Colpevole di che? Giust’appunto di una possibile corruzione.
Ecco i verbali della fedele segretaria Marinella Brambilla, interrogata senza avvocato e senza aver ottenuto copia del suo verbale, sui versamenti di denaro a Lavitola.
Tanti soldi, sempre cash, con un’evidente violazione delle regole sul contante.
Ecco interrogare Tarantini e farci cader dentro una risposta di un precedente interrogatorio dell’avvocato Perroni, dal quale risulta che Berlusconi gli ha imposto di difendere l’imprenditore barese che gli procurava le escort.
Stesso avvocato, stessa versione.
O comunque controllo sulla versione possibile.
Ecco la telefonata del 24 luglio con Lavitola, scoperta dall’Espresso, in cui gli si dice di non tornare in Italia.
Tutte carte che possono generare domande assai imbarazzanti per Berlusconi.
Del tipo. Perchè procurava e pagava un avvocato, il suo stesso avvocato, per Tarantini.
Era, o non era un modo per avere la certezza che il manager della sanità pugliese finito in carcere per un anno, non lo avrebbe mai tradito.
E ancora. Tanti, troppi soldi.
A quale scopo? Estorsione o corruzione?
Tutto propende per la seconda ipotesi, soprattutto a sentire quanto rivela Tarantini.
Quando, come se nulla fosse, nell’ultimo interrogatorio, rivela ai pm una frase del Cavaliere: «Io sono dispiaciuto, comprendo che la tua situazione è avvenuta per cause indirette, per cause mie, perchè sono coinvolto con te».
Proprio così, «coinvolto con te».
In che cosa gli avrebbero chiesto i pm.
E allora meglio rinviare.
Liana Milella
(da “La Repubblica”)
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