DAGLI URALI ALLA SIBERIA: ECCO I SOLDATI VENTENNI DELLA GENERAZIONE PUTIN MANDATI A MORIRE AL FRONTE
CARNE DA MACELLO SENZA ADDESTRAMENTO MANDATI AL MASSACRO DA UN CRIMINALE IMPERIALISTA
Nella loro vita hanno conosciuto un unico uomo al potere nel loro Paese, la Russia: Vladimir Vladimirovich Putin.
Sono i giovani militari russi, neanche ventenni, mandati a combattere in Ucraina nelle fila dell’Armata della Federazione. E a morire. E’ la cosiddetta Generazione Putin. Giovanissimi, dunque, “alcuni di leva e in prima linea senza addestramento, per lo più provenienti dai posti più sperduti del Paese”, si legge nei reportage de Il Corriere della Sera e sui media britannici, che hanno raccolto le testimonianze nelle città d’origine, in Siberia, ai piedi degli Urali o al confine con la Mongolia.
Paesi spesso sperduti dove non tutti torneranno, forse, neppure in una bara, per una degna sepoltura.Tra i più giovani caduti finora identificati, c’è David Arutyunyan, da Kyakhta, a sud del lago Bajkal, nato l’8 marzo 2003 e morto nella regione del Donbass, colpito da una scheggia.
E come David, che prestava servizio a Pskov, quartier generale dei paracadutisti d’élite russi e il cui convoglio è stato colpito dall’artiglieria ucraina, ci sono, o meglio, c’erano Yegor Pochkaenko, Ilya Kubik, Khusinbai Masharipov, Anatoly Torsunov, Denis Fesenko… e la lista si allunga con decine e decine di nomi. Ragazzi con spesso alle spalle appena un anno di leva, inesperti e impreparati ad affrontare una guerra vera. Carne da macello.
Pochkaenko, per esempio, era stato inviato dalla sua casa di Belogorsk, nella Russia orientale, in Ucraina, per morire il giorno prima del suo diciannovesimo compleanno, all’inizio delle ostilità.
Yegor Melnikov, 18 anni, residente nella città di Belogorsk, regione dell’Amur, è morto nel Donbass il 24 febbraio, il giorno dopo avrebbe compiuto 19 anni.
Postumo, gli è stato consegnato un premio statale per il coraggio e papà Eduard lo ha celebrato su Instagram come un eroe. “Questo è mio figlio Yegor Eduardovich – ha scritto pubblicando un’immagine del ragazzo in divisa. – Sono orgoglioso di lui, non mi vergogno! Morto durante il servizio militare in Ucraina il 24.02.22.
Ilya Kubik, 18 anni, dopo la leva, aveva firmato come soldato a contratto. Morto in guerra, è stato sepolto il 23 marzo nella sua città natale di Bratsk, in Siberia.
Stessa sorte per Khusinbai Masharipov, 19 anni, seppellito nel suo villaggio natale di Safakulev, e per Anatoly Torsunov, 19 anni, di Kungur, nella regione di Perm, che nella vita faceva il saldatore.
Al soldato Denis Sergeevich Fesenko, 19 anni, morto il 23 marzo con la divisa di assistente artigliere, era stato messo in mano un lanciagranate.
Dalla stessa città degli Urali, Magnitogorsk, provenivano Alexey Kuzmin, 19 anni, sepolto il 21 marzo, e il coetaneo Alexander Bondarev.
Alexey Martynov, anche lui 19 anni, proveniva dalla Buriazia, regione buddista della Siberia, gravemente falcidiata di giovanissimi morti in Ucraina. Martynov era entrato all’Ulan-Ude College, quando, chiamato alla leva, aveva prestato inizialmente servizio come marine sulla costa del Pacifico.
E ancora dalla Siberia, Sergey Cherepov, 20 anni, di Morozovka, regione di Novosibirsk, morto il 27 febbraio, sepolto quasi un mese dopo, quando i suoi resti sono tornati al suo villaggio.
Ivan Garbuzov, 20 anni, caporale della guardia nazionale, di Markov, nella regione di Irkutsk, faceva il chierichetto nella chiesa ortodossa della sua città; è stato ferito a morte da un frammento di mina mentre prestava servizio come autista di veicoli da combattimento di fanteria. E il caporale Yuri Lebedev, 20 anni, proveniva dalla stessa regione di Irkutsk ed è morto combattendo a Chernihiv.
Il più anziano dei caduti in guerra nati all’inizio del primo mandato presidenziale di Putin, in base alla lista aggiornata pubblicata dall’ Evening Standard, era Zorigto Khotsaev, 21 anni, dalla Buriazia.
(da agenzie)
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