DALLA ROMAGNA A CAIVANO: IL GOVERNO “PASSERELLA”
TANTA SCENA E POCA SOSTANZA, UNA SERIE INFINITA DI INCOMPIUTE… LA MELONI PRIMA CI METTE LA FACCIA E POI SPARISCE
Tre tragedie, tre passerelle. Lo schema è sempre lo stesso: una sfilata blindata con pochi contatti con l’esterno, discorsi e promesse strappalacrime ma soprattutto zero risultati concreti. Non solo nell’immediato, ma anche nel lungo periodo. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto così alle tre tragedie italiane da quando si è insediata al governo: prima il naufragio di Cutro il 26 febbraio con 94 morti accertati, poi a metà maggio l’alluvione in Emilia-Romagna con 17 vittime e infine gli stupri di Caivano ai danni di due cuginette di 12 anni. Meloni ha voluto essere sui luoghi del dramma: una presenza durata poche ore, tanta propaganda e poi via, il ritorno a Roma. Le soluzioni, però, latitano. Il Primo Maggio, invece, la premier aveva fatto anche una “passerella virtuale” con la scelta – tutta mediatica e simbolica – di convocare un Consiglio dei ministri per approvare il decreto lavoro con tanto di video-social dalle stanze di Palazzo Chigi. Alla strategia delle “passerelle” si sostituirà quella delle trasferte all’estero mentre inizieranno i problemi sulla legge di Bilancio: a settembre e ottobre Meloni farà un tour nel mondo a cui si è aggiunta una data nelle ultime ore, il summit per la Demografia di Budapest del 14-16 settembre.
Romagna I sindaci protestano “Giorgia non viene da maggio”
L’assenza più pesante di Meloni è quella nei territori alluvionati. Non solo i fondi per famiglie e imprese che sono state colpite non arrivano – il Commissario alla ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo ha stanziato i primi 289 milioni per le somme urgenze solo nei giorni scorsi – ma la premier non si è più fatta vedere in Romagna. Eppure a maggio c’era stata due volte, la prima il 21 maggio tornando in anticipo dal G7 di Hiroshima per fare un sopralluogo privato tra gli alluvionati della Romagna: pochi minuti dopo iniziarono a uscire video e foto di cittadini inneggianti alla premier. Poi Meloni è tornata in Emilia-Romagna quattro giorni dopo con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen con cui sorvolò le zone più colpite con un elicottero. In entrambe le visite Meloni aveva assicurato indennizzi e ristori per tutti, oltre ai fondi adeguati per la ricostruzione. Tre mesi dopo, però, è arrivato ben poco e la premier non si fa più vedere.“Così non va bene – attacca Michele De Pascale, sindaco Pd di Ravenna – noi abbiamo chiesto a più riprese di vedere Meloni e lei si è sempre negata”. Il primo cittadino dem spiega che non basta incontrare il Commissario alla ricostruzione: “Figliuolo e Meloni sono due figure diverse: il primo è un tecnico, la seconda è una politica. Noi abbiamo bisogno di confrontarci con Meloni perché deve capire che senza i ristori i cittadini e gli amministratori non ce la fanno. È come se un cittadino chiedesse di incontrarmi e io gli mandassi un assessore, non è la stessa cosa”. Eppure la premier non ha in agenda di tornare presto in Romagna né di incontrare gli amministratori a Palazzo Chigi. “C’è un commissario e decide lui, ci dicano cosa non va in Figliuolo”, replica il sottosegretario alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, dirigente di Fratelli d’Italia e riferimento del partito in Emilia-Romagna.
Caivano La trasferta blindata e piena di annunci
La passerella più recente invece Meloni l’ha fatta giovedì, quando è rimasta per tre ore al Parco Verde di Caivano dove nei giorni scorsi sono avvenute due violenze sessuali nei confronti di due ragazzine minorenni. Una visita, quella della premier, blindatissima, senza alcuna possibilità di contatti con l’esterno, né con i cittadini del posto né con i cronisti presenti. Dopo l’incontro con don Patriciello nella parrocchia del comune e un’ora di Comitato di Ordine e Sicurezza nella scuola “Francesco Morano”, la premier ha annunciato una serie di promesse per “bonificare” il luogo: trasformazione del centro polifunzionale “Delphinia Sporting Club” in una palestra della legalità, una nuova biblioteca, un progetto per assumere nuovi insegnanti e tenere aperta la scuola anche di pomeriggio oltre al presidio costante delle forze di polizia. Annunci a cui la premier vuole dare un seguito concreto chiedendo a tutti i ministri del suo governo di “venire regolarmente” a Caivano. “Qui lo Stato ha fallito”, ha detto la premier in maniera perentoria. “Ha preso degli impegni e noi le crediamo – ha detto don Patriciello – Abbiamo un desiderio grande di applaudire, ma se le promesse, come accaduto altre volte, non verranno mantenute sapremo anche fischiare”.
Cutro Dopo sei mesi, ancora niente ricongiungimenti
La prima “passerella” in ordine di tempo risale al 7 marzo scorso, due settimane dopo il naufragio di Cutro. La premier, per dare una risposta concreta, aveva deciso di fare una mossa in pieno stile berlusconiano: celebrare il Consiglio dei ministri proprio nella cittadina calabrese. E così è stato con tanto di ministri aviotrasportati da Roma insieme ai rispettivi staff. Peccato che la trasferta si sia trasformata in un boomerang: durante la conferenza stampa post-Consiglio dei ministri, la premier era stata fortemente contestata dai giornalisti per non essere andata a visitare la palestra di Crotone dove erano state messe le bare delle vittime. Fu proprio in quell’occasione che la premier, pochi minuti dopo la ripartenza per Roma, aveva annunciato di voler convocare i parenti delle vittime a Palazzo Chigi. L’incontro si è tenuto dieci giorni dopo, il 16 marzo, con la premier che ha commesso una gaffe chiedendo ai familiari delle vittime: “Conoscete i rischi della traversata via mare?”. Poi si era impegnata a continuare a cercare i corpi dei dispersi e a favorire i ricongiungimenti ma, come ha documentato Domani, questo non è ancora successo. Da marzo i parenti delle vittime di Cutro non si sono ancora ricongiunti in Italia: questo sarebbe dovuto avvenire per motivi “psicologici e di sicurezza”, ma in sei mesi il governo non ha ancora dato una risposta.
(da Il Fatto Quotidiano)
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