DANNO FUOCO AL BARBONE: ERANO DI PURA RAZZA PADANA
A VENEZIA, SEI MINORENNI PADANI HANNO COSPARSO DI BENZINA IL GIACIGLIO DI UN SENZATETTO…. FOSSERO STATI STRANIERI, CHISSA’ QUANTI LEGHISTI OGGI SAREBBERO IN PIAZZA PER INVOCARE LA FORCA…. E’ IL FRUTTO DEL CLIMA DI ODIO VERSO I DIVERSI E GLI EMARGINATI: SI CERCHINO I MANDANTI MORALI
Hanno tentato di dare fuoco a un clochard veneziano di nome Marino, 61 anni, che ormai vive in una scatola di cartone in corte Badoera, a due passi dalla basilica dei Frari.
Due sere fa, un gruppo di giovani si è presentato con liquido infiammabile e accendini.
Ragazzini sotto i 18 anni, in che rende la cosa ancor più inquietante, hanno versato il liquido prima tra i cartoni, poi nella corte, fino alla calle d’uscita.
Quasi per segnarsi una via di fuga, da veri criminali.
A quel punto hanno acceso la miccia e il fuoco ha iniziato a svilupparsi tra i cartoni ricoperti di plastica, dietro cui si riparava l’uomo.
Le fiamme hanno intaccato il giaccone dell’uomo che è riuscito fortunatamente a spegnerle, mentre i giovani fuggivano.
Abitanti della zona confermano che si trattava di quattro maschi e due femmine, tutti giovanissimi: dalle finestre hanno assistito all’orrore dell’uomo con l’abito in fiamme, alla stradina di fuoco.
Una tragedia sfiorata, un tentato omicidio che lascia pesanti interrogativi su come dei giovani possano arrivare a tanto.
Si tratterebbe di giovani che da tempo lo avevano preso di mira, che frequentano la zona.
Giovani di pura razza padana, come confermato sia dal clochard che da numerosi testimoni.
Gente conosciuta che nessuno ha mai provveduto a fermare prima e che, ancora oggi, non risultano arrestati o fermati.
Marino stazionava in quei cartoni da ben otto anni, da quando venne sfrattato dalla casa in cui abitava a Cannaregio, un colpo da cui non si è mai più ripreso.
Ha iniziato così la sua povera vita da clochard: sotto il porticato si è costruito la sua casa di cartoni, si lava alla fontana, mangia quello che trova tra i rifiuti, svuota vasi di urina e di feci nei tombini vicini.
Gli abitanti della corte ne parlano bene, non aveva mai dato fastidio a nessuno: qualcuno sostiene che i servizi sociali del Comune lo seguivano, altri che sarebbe bastato dargli una casa e un po’ di aiuto, invece che ignorare il problema.
Anche alla luce del fatto che un gruppetto di giovani lo aveva preso di mira.
Ma nessuno ha fatto qualcosa, fino al tentato omicidio di qualche sera fa.
Se gli autori del gesto fossero stati stranieri, oggi ci sarebbe la feccia leghista in piazza a reclamare la forca per quei delinquenti.
Essendo invece i criminali di pura razza padana, si fa finta di nulla, si cercano altrove responsabilità .
Come se non fosse evidente che l’atto spregevole di quei giovani, magari di buona famiglia (se mai qualcuno si degnerà di identificarli), sono solo il frutto di quel clima di odio verso il diverso, i più deboli, gli emarginati, che viene portato avanti da anni da una certa forze politica, per luridi interessi elettorali. Fomentando paure e fobie, alimentando odio e razzismo, individuando un nemico per giustificare ipocrisie, egoismi, speculazioni.
Una politica che di “umano” non ha nulla, additando come “buonisti” semplicemente coloro che vogliono il rispetto delle legge, garantendo doveri, ma anche diritti ai più deboli.
Esistono responsabilità morali gravissime anche per chi, come Zaia, pone nel suo programma come primo punto il concetto “prima i i veneti”, come se non esistesse l’Italia unita, come se decine di migliaia di veneti non fossero stati loro stesso migranti in America all’inizio del secolo.
Prima i veneti? Sì agli incroci delle strade, pirla.
Gli uomini sono tutti uguali, a tutti devono essere garantiti uguali basi di partenza, poi emerga il migliore.
Ma chi è debole e sfortunato va aiutato, veneto o meridionale che sia, immigrato regolare o veneziano doc che risulti all’anagrafe.
Perchè si inizia a creare steccati con gli immigrati, poi coi meridionali, poi con i veneti di altre province, poi coi quelli di altri quartieri e alla fine si mette il reticolato anche nel ballatoio, per evitare i vicini di casa.
Ma quale Italia vogliamo creare per il futuro dei nostri figli?
Quella della discriminazione razziale e dell’odio per il diverso?
Quella del legittimo impedimento ai processi e della legittima autorizzazione a dare fuoco ai barboni?
Quella dell’egoismo, dell’odio, del potere del denaro?
O quella del rispetto delle leggi, della solidarietà e della convivenza civile?
Prima i veneti? No, prima i non razzisti, i non malati di mente, i non istigatori di odio.
Esistono i killer, ma anche i mandanti persino nei peggiori gialli di provincia.
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