DELL’UTRI: “MI RICANDIDO”, BERLUSCONI: “NON SI PUO'”: IN SERATA SI RICAMBIA, SI PRESENTA PERCHE’ “NON PUO’ DIRMI DI NO”
IL SENATORE SPIEGA : “VOGLIO CONTINUARE, NON LO AVEVO AVVISATO, ORA E’ TUTTO CHIARITO”
«Ho intenzione di ricandidarmi perchè sono ancora perseguitato. Voglio lottare fino all’ultimo sangue, spero degli altri. Mi candiderò con Berlusconi».
Così annunciava la sua presenza alle prossime politiche, Marcello Dell’Utri con una lunga filippica alla Zanzara su Radio24 dove si scagliava contro (quasi) tutti.
L’unico a salvarsi, naturalmente, Berlusconi. Che, tuttavia, nel lungo intervento alla presentazione del libro di Bruno Vespa, non è sembrato voler esaudire il desiderio del vecchio amico: «È un’ingiustizia, ma non possiamo permetterci di candidarlo».
Il senatore dapprima non l’ha presa bene: «Sono sorpreso, dobbiamo chiarire», poi in prima serata ha assicurato che è tutto risolto: «È un equivoco, non c’è motivo che mi dica “no”».
IL CHIARIMENTO
«Tutto nasce dal fatto che io circa un mese fa avevo comunicato a Berlusconi la mia intenzione di non candidarmi – ha spiegato Dell’Utri – Ma ci ho ripensato e non ho avuto modo di comunicarglielo. Ora però gliel’ho detto e lui mi ha risposto che non ci sono problemi. Voglio continuare a fare politica».
ALFANO NULLA ASSOLUTO
Ma quali sono stati i contenuti dell’invettiva da Cruciani? Vecchio il primo bersaglio, Dell’Utri ha ribadito la pessima opinione che nutre nei confronti di Angelino Alfano: il segretario gli aveva dato del «povero disgraziato»: «Come segretario Alfano è stato il nulla, il nulla assoluto. Ma vi rendete conto? – incalzava Dell’Utri- Alfano finora è stato zitto su una cosa importantissima, non ha preso le difese del partito dopo l’uscita del libro di Ingroia. C’è Ingroia che dice che Forza Italia, il partito che ho fondato con Berlusconi, è una diretta emanazione della mafia e lui sta zitto? Non dice niente, ma stiamo scherzando?».
Perchè, secondo il senatore, «Ingroia è un pazzo, non è una persona normale. Lo porto in tribunale, lo querelo».
Poi ne ha avute anche per la giovane pasionaria Giorgia Meloni, colpevole di non volerlo candidare, (come il segretario, del resto): «Ma siamo noi che forse non ricandidiamo loro – ribatte il senatore -. Alfano e la Meloni che diritto hanno a dire loro chi si deve candidare? Non decidono loro. E poi la Meloni non è neanche nel mio partito. Parlano così perchè pensano che io sia più debole. Come si dice… quando l’albero cade tutti corrono a far legna».
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