DEPUTATI COME I ROM: NO ALLE IMPRONTE
APPENA TRENTA I PARLAMENTARI CHE HANNO LASCIATO LE IMPRONTE DIGITALI IL PRIMO GIORNO DELLA RACCOLTA DEI DATI BIOMETRICI PER IL NUOVO SISTEMA DI VOTAZIONE ANTIPIANISTI… MUGUGNI NELLA MAGGIORANZA… LA LEGA VOLEVA PRENDERLE AI ROM MA NON VUOLE LASCIARLE IN PARLAMENTO
Nella Sala della Regina, a Montecitorio, non ha lavorato molto il pool di funzionari in attesa di onorevoli disposti a lasciare i propri “dati biometrici”.
Non è stato come il primo giorno di scuola, in cui gli allievi festanti si avvicinano ai banchi dell’istituto, il giorno dell’apertura della nuova procedura di voto voluto da Fini alla Camera per eliminare il sistema dei “pianisti”, ovvero di coloro che votano, oltre che per sè, anche per i vicini assenti.
Uno scandalo tipicamente italiano che ha immortalato spesso illustri deputati intenti a “truffare” il Parlamento.
Il 10 marzo entrerà in vigore il nuovo sistema di votazione, sulla base del riconoscimento delle impronte digitali dell’onorevole. One man one vote finalmente anche in Parlamento? O qualcuno riuscirà a trovare un escamotage lo stesso per votare per conto altrui?
La raccolta delle impronte era stata approvata definitivamente all’unanimità dall’Ufficio di Presidenza il 28 gennaio, ma a giudicare dal numero di deputati (appena una trentina) che hanno proceduto alla “identificazione” il primo giorno, non sembra che la nuova procedura li trovi molto collaborativi. In futuro si voterà in pratica con la mano destra sulla pulsantiera e il polpastrello di un dito della sinistra su un lettore ottico.
Fini ha già anticipato che se i renitenti ( nessuno ovviamente può obbligarli) saranno pochi ( e potranno continuare a votare come prima) saranno soggetti alla pubblicazione dei loro nomi.
Se fossero molti o un intero gruppo parlamentare si aprirebbe un “caso politico” che verrà posto non solo all’Ufficio di Presidenza, ma all’aula stessa.
Anche perchè il nuovo sistema è costato la bellezza di 468mila euro, Iva compresa.
In pratica si sono spesi soldi del contribuente a causa di un congruo numero di “truffatori”, questo è il termine esatto, che votavano per conto di altri, sostituendosi a loro nell’identità .
Nella società civile sarebbe stato un reato, in Parlamento no.
A nostro parere, lo avevamo già detto, sarebbe bastata una norma che in casi come questi al terzo episodio da “pianista”, il deputato decadesse dalla carica per “truffa allo Stato” e nessuno avrebbe più votato per altri.
Ce lo vedete un deputato rischiare di perdere 15.000 euro al mese per la causa? Invece che punire il reo, qua si spendono quasi 500 mila euro per impedire il reato.
Fatto sta che il fuoco cova sotto la cenere.
In Forza Italia ci sono molte perplessità sulla campagna moralizzatrice voluta da Fini sui pianisti, in primis pare lo stesso Berlusconi.
Teme che le assenze non coperte dai pianisti diventino un pericolo per il Governo che è già andato sotto più di una volta.
Se fossimo in Silvio ci preoccuperemmo di far rispettare l’impegno che i suoi onorevoli avevano assunto con lui, ovvero ministri e sottosegretari avrebbero dovuto rinunciare alla carica parlamentare e lasciare spazio ai primi dei non eletti.
In tal caso tante assenze dovute ai compiti d’istituto sarebbero venute meno. Per le altre, quelle fisiologiche, forse andavo scelti meglio i deputati.
Comunque Silvio punta di più sulla revisione dei regolamenti parlamentari che sulle impronte digitali.
Esilarante invece la posizione della Lega, che avrebbe preso le impronte ai rom tempo fa, ma che ora rifiuta di lasciare quelle dei propri deputati agli addetti, per una questione di privacy.
Per gli altri non esisteva evidentemente, per loro si: forse temono che a qualcuno vengano confrontate con quelle della polizia giudiziaria?
Sale così la polemica politica, mentre alle spalle della Sala dei Busti i 4 box restano quasi deserti. Chi si presenta consegna la vecchia tessera e gliene vengono date due nuove, una da tenere e l’altra presa in consegna dai commessi che la sostituiscono subito in caso di smarrimento ( una sorta di carta di riserva…).
Una posizione isolata arriva dal repubblicano Nucara che osserva: ” Quando sono entrato in Parlamento, nel 1983 credevo di essere entrato nel tempio della democrazia, non a Regina Coeli. Non ho mai fatto il pianista, le impronte non le do, non sono un malfattore”.
Non ha tutti i torti, ma indubbiamente ne frequenta.
Il sistema ridicolizza comunque la nostra classe politica che avrebbe potuto evitare di far spendere agli italiani un miliardo delle vecchie lire per evitare che loro commettessero un reato.
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