“DERUBARONO I PROFUGHI SIRIANI”: INDAGATI GLI UOMINI DELLA MARINA
“ORO, CELLULARI E 80.000 TRA EURO E DOLLARI”: A BORDO DELLA “CHIMERA” DOPO IL SALVATAGGIO DEL 25 OTTOBRE
Li hanno riconosciuti guardando le foto di marò e ufficiali imbarcati sulla corvetta Chimera.
Quegli stessi uomini in tuta mimetica che li avevano salvati.
Proprio loro li avrebbero costretti a consegnare soldi e gioielli mentre si trovavano a bordo della nave.
E così nell’indagine sugli ammanchi degli averi dei profughi siriani salvati il 25 ottobre spuntano i primi indagati.
Furto aggravato: è questo il reato ipotizzato dal procuratore Renato Di Natale dopo la denuncia di una ventina di migranti.
Quel giorno, a bordo della corvetta, c’erano anche marò del battaglione San Marco, come dimostra un video diffuso dalla Marina dopo il salvataggio e ora acquisito agli atti dell’inchiesta.
Alcuni di loro avrebbero perquisito i profughi appena giunti a bordo.
Una delle donne derubate racconta: «Ci separarono dai nostri bambini mentre iniziarono a perquisire accuratamente noi donne: alcune avevano nascosto i beni più preziosi nel reggiseno, altre nelle mutande. Io, per esempio, avevo cucito all’interno della mia biancheria intima più di 5mila euro. Ma ci sequestrarono tutto: l’oro, gli euro, i dollari e i cellulari. Chiesi più volte come avrei potuto recuperare i miei effetti personali, facendogli presenteche erano l’unica possibilità per farci arrivare a destinazione. Ma quelli provavano a rassicurarci: “Mettiamo a ciascuno, in un sacchetto numerato unico, tutte le proprie cose e ve lo riconsegniamo appena scesi”». E invece
Donne e uomini separati durante il tragitto fino a Porto Empedocle.
«Iniziarono ad afferrare e sollevare i bambini per farli entrare in bagno in una maniera tale che non potessimo accorgerci se li stavano toccando per cercare soldi nascosti tra i vestiti».
All’arrivo a Porto Empedocle, la sorpresa: «Fecero scendere prima donne e bambini. Nessuno di noi aveva ancora potuto rivedere il marito in modo che non potessimo raccontargli che ci erano stati presi i soldi. Poi ci dissero che erano arrivate le nostre cose. Aprimmo i sacchetti, c’era un po’ di oro, i documenti e i cellulari. Ci avevano lasciato i soldi siriani e libici mentre i dollari e gli euro erano scomparsi. In tutta la nostra imbarcazione sono spariti 64mila euro e 25mila dollari circa. Io stessa mi sono vista sparire 4.300 dollari e 1.500 euro».
Il marito aggiunge: «Noi abbiamo venduto la nostra casa, abbiamo venduto tutti i nostri averi in modo da non aver bisogno di chiedere aiuto. E ora non abbiamo più i soldi per mangiare. Quelli non erano soldati, erano l’esercito di Alì Baba. Ladroni».
Francesco Viviani e Alessandra Ziniti
(da “la Repubblica”)
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