DI MAIO TRATTA PER SE’: DISPOSTO A TUTTO PUR DI FARE IL PREMIER
UNA NOTTE CONVULSA DI INCIUCI CON IL SOLO OBIETTIVO DI SEDERSI SU QUELLA POLTRONA
Pressing, fortissimamente pressing. La trattativa tra Movimento 5 stelle e Lega ieri ha fatto uno scatto. E si è attestata sulla linea che vuole un esponente stellato a Palazzo Chigi. È lì che al momento si è bloccata.
Perchè Luigi Di Maio è tornato a spingere con decisione sul suo nome. “Se il premier deve essere politico, non ha senso che non sia lui”, spiegano i vertici del Movimento.
La notte romana è stata frenetica. Cronisti in caccia del capo politico 5 stelle alla festa di compleanno di Manlio Di Stefano, suo buon amico, a due passi dall’ambasciata francese. Un buco nell’acqua.
A due passi dal ristorante preferito del leader a tarda sera passa Lorenzo Fontana, tra gli indiziati ad entrare nella squadra di governo: “Non parlo di politica, sto andando a salutare dei colleghi”.
Li incrocia poco dopo, si ferma il tempo di un bicchiere e si infila nuovamente nella notte. Transita Sergio Battelli, deputato 5 stelle: “Non chiedetemi, non so nulla, sto lavorando per far partire il gruppo”.
È il tesoriere alla Camera, gioca una partita che si sta svolgendo su altri tavoli.
Più tardi, a notte inoltrata, un alto dirigente leghista a due passi da Montecitorio si lascia sfuggire che “ci sono nomi in campo, ma la partita principale non è quella”.
È nell’apparentemente placida oscurità romana, nell’umidità dei vicoli del centro, tra le mura di case coperte dal segreto e riscaldate dal bollire dei cellulari che la trattativa si infiamma.
Come in un Monopoli è la notte in cui si torna alla casella del via. I 5 stelle ricominciano a spingere su Di Maio premier.
I due leader fanno perdere le tracce, si mettono al sicuro da occhi indiscreti, incontrano potenziali ministri e futuribili presidenti del Consiglio.
La Lega tiene duro: “Abbiamo ceduto su Palazzo Chigi, non possiamo cedere su un nome che sia al di là dei due leader”. Vengono sondati alcuni nomi.
Quello che intercetta più consensi è quello di Emilio Carelli. Giornalista, uomo di mondo, parla tre lingue (inglese, francese e tedesco), ha lavorato per Murdoch in uno dei colossi mondiali della comunicazione, sarebbe una garanzia per Silvio Berlusconi visto il suo passato a Mediaset.
Viene sondato. Dà la sua disponibilità . È la Lega ad averlo indicato. Tra i 5 stelle non ci sono obiezioni di sorta.
Convince di più di Alfonso Bonafede, destinato ad altri incarichi, e di Vincenzo Spadafora, gran mediatore, smussatore di conflitti, sherpa di fiducia del leader, ma che non gode di un favore unanime tra le fila stellate, sia tra i più ortodossi sia tra i colonnelli legati maggiormente all’anima movimentista dei 5 stelle.
Avanza il nome di Vito Crimi, che viene gelato così da chi siede al tavolo delle trattative: “È una persona squisita, ma ce lo vedete a parlare con la Merkel?”.
Il borsino nella rosa dei nomi sì terzi ma comunque 5 stelle è in continua evoluzione. C’è una parte di robusta concretezza in alcuni di loro, altri sono gettati nel calderone per depistare. Perchè rappresentano tutti il piano B.
Nella battaglia l’obiettivo principale rimane uno: Di Maio presidente.
Lui forza la mano. In serata fa divulgare un’agenda fittissima di impegni, che lo porterà lontano da Roma dal primo pomeriggio di oggi, per vederlo rientrare solo nella notte di domenica.
Un’agenda in palese contrasto con la necessità di essere presenti fisicamente per la gestione di una trattativa così complicata. Il messaggio in bottiglia è: si chiude adesso, e si chiude sul mio nome.
Dal nuovo faccia a faccia tra i due leader sprizzeranno scintille. Che verranno celate agli occhi di spettatori indiscreti, nell’ennesimo incontro in una casa privata o al sicuro nelle inaccessibili stanze dei gruppi parlamentari.
Piano A contro piano B, mentre il sole è esploso su Roma, trascinando con sè i fumi dell’alcol, delle sigarette e di una notte convulsa di trattative senza sosta.
Oggi è un altro giorno. Forse quello decisivo.
(da “Huffingtonpost”)
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