DI PIETRO: LO “STRANO CASO” DI UN APPARTAMENTO EX INAIL DI 9 VANI E 178 MQ, COMPRATO DA TONINO A BERGAMO AD APPENA 261MILA EURO
ALLA VENDITA DI APPARTAMENTI CARTOLARIZZATI EX INAIL NON POTEVANO PARTECIPARE PER LEGGE AMMINISTRATORI PUBBLICI … UN PRESTANOME, LEGATO ALLA TESORIERA DELL’IDV, OFFRE 204.085 EURO, MA VIENE SCARTATO PER IRREGOLARITA’ FORMALE… PRESENTA RECLAMO AL CONSIGLIO DI STATO… ALL’UDIENZA STRANAMENTE NON SI PRESENTANO NEANCHE L’ASSEGNATARIO E L’AVVOCATURA DI STATO: IL PRESTANOME HA VIA LIBERA… AL MOMENTO DELL’ACQUISTO IL PRESTANOME SPARISCE E COMPARE DI PIETRO CON 5 ASSEGNI… IL NOTAIO FA FINTA DI NULLA
Corre il mese di luglio del 2004, quando uno dei co-fondatori dell’Italia dei Valori (immobiliari) diffida legalmente Antonio Di Pietro e Silvana Mura (tesoriera dell’Idv) dal continuare a usare fondi del partito “per fini diversi dalla comunione di scopo associativo”.
Passa solo un mese, siamo ad agosto 2004, e Di Pietro decide di servirsi di un prestanome per concorrere, senza apparire, all’acquisto dell’appartamento bergamasco in via Locatelli, 29 ( 9 vani, 178 mq) che rientra tra quelli “cartolarizzati” dalla società Scip-Inail.
La legge è chiara: a questa vendita “di favore” non possono partecipare gli amministratori pubblici, qual era, ai tempi dell’acquisto, Antonio Di Pietro, già europarlamentare, divenuto poi nel 2006 anche deputato e ministro.
L’11 aprile, giorno in cui Di Pietro era deputato da un giorno, il perfezionamento dell’atto di acquisto non aveva ancora terminato il suo iter, mancando ancora la trascrizione presso i pubblici registri immobiliari.
Se il notaio incaricato dall’Inail avesse controllato i requisiti di “legittimazione delle parti” avrebbe scoperto che Di Pietro non avrebbe potuto concorrere all’acquisto dell’immobile, in quanto pubblico amministratore.
Ma Antonio Di Pietro aveva partecipato all’asta attraverso un prestanome, un certo Claudio Belotti, compagno della tesoriera di partito Silvana Mura, nonchè membro del CdA della società immobiliare An.to.cri, di cui Di Pietro è amministratore unico.
Addirittura nel nuovo appartamento transiterà la stessa utenza telefonica in uso presso l’appartamento di via Taramelli, precedentemente occupato dalla stessa Silvana Mura.
La pubblicazione dell’asta Inail avviene l’1 ottobre 2004: il 10 novembre Belotti offre 204.085 euro e deposita la cauzione. La sua proposta verrà però scartata dal Tar di Brescia ( ordinanza 1884/2004) per irregolarità formali.
L’appartamento va così alla Bergamo House Unipersonale Srl, seconda aggiudicataria.
Di Pietro, cioè Belotti, fa ricorso al Consiglio di Stato. All’udienza dell’11 gennaio 2005 succede una cosa strana: non si presenta nessuno. Assenti l’Inail, la Bergamo Huose, l’Avvocatura di Stato… Tutto concordato?…
Al giudice non resta che accogliere la domanda di Belotti ( ovvero Di Pietro) che però – art. 81 del codice – andava rigettata qualora il giudice fosse stato informato che il vero compratore era un soggetto terzo con incarichi pubblici .
L’art. 1471 del codice civile è chiaro: “Non possono essere compratori, nemmeno all’asta pubblica, nè direttamente nè per interposta persona, gli amministratori di beni dello Stato”.
Ma ecco che al momento di stipulare il contrato di acquisto, il prestanome Belotti sparisce e compare finalmente Di Pietro con 5 assegni.
Anche qui il notaio avrebbe dovuto rilevare che nel verbale di aggiudicazione risultava Belotti, il quale aveva reiterato il suo interesse personale all’acquisto agendo a proprio nome e non per conto di Di Pietro che non avrebbe infatti potuto farlo.
Non solo, il notaio avrebbe dovuto compiere due atti distinti ( uno di aggiudicazione dell’immobile tra Inail e Belotti e un altro di compravendita tra Belotti e Di Pietro).
Ma si dimentica e Di Pietro ne paga pure, alla fine, uno solo…
Storie italiane di moralizzatori… storie dell’Italia dei valori immobiliari.
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