DIETRO ALLA DIFFAMAZIONE DELLE ONG UN PRECISO DISEGNO ORGANIZZATO PER DESTABILIZZARE L’EUROPA
TUTTO E’ PARTITO DAL SITO FILORUSSO DELLA FONDAZIONE GEFIRA, POI RIPRESA “SCIENTIFICAMENTE” DA SITI RAZZISTI E ISLAMOFOBI … DITE A DI MAIO DI CHIEDERE UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA SU QUESTO, INVECE CHE SU CAZZATE
Adesso che la Commissione difesa del Senato ha chiuso l’indagine conoscitiva sul ruolo delle ONG nel Mediterraneo, scagionandole da ogni ipotesi di complotto con i trafficanti, e le acque si sono dunque calmate, è giunto il tempo di fermarsi a riflettere su come si sia formato il vortice mediatico, politico e persino giudiziario sulle operazioni di salvataggio compiute nel Mediterraneo.
Da dove partono le accuse alle ONG e le teorie del complotto per destabilizzare l’economia europea, cui persino il procuratore di Catania aveva fatto riferimento? Pochi hanno riferito che il primo ad avanzare la tesi è stato un sito euroscettico e filorusso olandese, quello della cosiddetta “fondazione” Gefira.
La prima fonte: un sito euroscettico olandese
Il 9 novembre 2016, ben prima di qualsiasi riferimento a rapporti di FRONTEX – per altro pure recentemente smentiti dall’agenzia stessa, Gefira pubblica sul suo sito un video e, qualche giorno dopo, un articolo dal titolo “Caught in the act: NGOs deal in migrant smuggling”.
I contenuti del primo post e di altri immediatamente successivi richiamano tesi destinate a diffondersi qualche mese dopo a macchia d’olio:
NGOs, smugglers, the mafia in cahoots with the European Union have shipped thousands of illegals into Europe under the pretext of rescuing people, assisted by the Italian coast guard which coordinated their activities… The real intention of the people behind the NGOs is not clear. We would not be surprised if their motive were money. They may also be politically driven… their actions are criminal as most of these migrants are not eligible for being granted asylum and will end up on the streets of Rome or Paris and undermine Europe’s stability raising racially motivated social tensions.
Il sito della Fondazione Gefira esiste dal 29 gennaio 2016 ed è stato registrato da Bart Kruitwagen, olandese candidato al Parlamento europeo per il partito euroscettico e islamofobo Newropeans, che gestisce il relativo sito di disinformazione.
GEFIRA si definisce una pan-European think thank e descrive il proprio mandato come “to provide in-depth and comprehensive analysis of and valuable insight into current events that investors, financial planners and politicians need to know to anticipate the world of tomorrow”.
La diffusione in rete da hoax esteri a siti italiani
Le parole di Gefira sono presto riprese da altri siti di disinformazione, per esempio il bulgaro Zero Hedge, altro sito che si autodefinisce specializzato in finanza, ma che è stato smascherato sia dai media americani, sia dalle istituzioni finanziarie che lo hanno descritto come”conspirational” e filorusso.
Il post di Zero Hedge che riprende Gefira è stato condiviso 4.500 volte su Twitter. Altre riprese di dicembre: Dailystormer, sito neonazista, Southfront, filorusso, Shoebat e Barenakedislam, islamofobi.
La news arriva in Italia tramite un altro sito di disinformazione apertamente filorusso, SitoAurora, che riprende la notizia di Gefira il 7 dicembre.
L’8 dicembre la notizia è su comedonchisciotte.org
Mesi più tardi, il 6 marzo, il blogger Luca Donadel — in quello che diverrà un video virale — riprende esattamente metodologia e informazioni del sito Gefira per avvalorare la tesi della cospirazione delle ONG.
La storia più recente è nota e il vero putiferio giornalistico e televisivo che si scatena dopo l’audizione del procuratore Zuccaro.
Serve un’inchiesta sulla fake news, piuttosto che sulle ONG?
Ciò che è inquietante, però, è che persino la stampa italiana di qualità abbia fatto riferimento ad alcune notizie diffuse dai siti summenzionati, come le presunte collusioni tra le ONG e i sostenitori di Hillary Clinton, incluso George Soros, descritte per esempio da Zero Hedge.
Queste tesi sono finite persino su La Stampa che, in un articolo del 23 aprile, sollevava esattamente gli stessi dubbi del sito sedicente di analisi finanziaria rispetto ai finanziatori delle navi.
Anche i dubbi ripresi dallo stesso articolo del quotidiano italiano sui soci del MOAS — la ONG che è stata presa d’attacco più frequentemente, come Ian Rugger “noto per non essere mai stato tenero con i migranti sbarcati sulla sua isola” (cit.), citano quasi testualmente quelli espressi da Gefira mesi prima.
Speriamo che qualche buon giornalista investigativo vada più a fondo sulla sua diffusione virale. Ne varrebbe la pena.
Costanza Hermanin
Professore a SciencesPo Paris e al College of Europe.
(da “Huffingtonpost”)
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