DIRE AI VENETI “POPOLO DI UBRIACONI” NON E’ REATO, ARCHIVIATA LA DENUNCIA CONTRO OLIVIERO TOSCANI
LA CASSAZIONE: “ALZARE UN PO’ IL GOMITO E’ UN COMPORTAMENTO, NON UNA QUALITA’ PERSONALE”
Oliviero Toscani quando disse che «i veneti sono degli ubriaconi» non ha commesso reato.
A stabilirlo è stata la Cassazione che ha confermato l’archiviazione della denuncia presentata da quattro abitanti della regione che si erano offesi dopo aver sentito un’intervista al noto fotografo in radio.
L’EPISODIO
A scatenare il caso giudiziario erano state le parole pronunciate da Toscani a «La Zanzara» su Radio 24, nel febbraio del 2015. «Un popolo di ubriaconi e alcolizzati», aveva detto il fotografo. E aveva rincarato: «I veneti sono un popolo di ubriaconi. Alcolizzati atavici, i nonni, i padri, le madri. Poveretti i veneti non è colpa loro se uno nasce in quel posto, è un destino. Basta sentire l’accento veneto: è da ubriachi, da alcolizzati, da ombretta, da vino».
LE MOTIVAZIONI DELLA CORTE
Ad avviso dei giudici della Cassazione «Toscani ha fatto affermazioni del tutto generiche, indubbiamente caratterizzate da preconcetti e luoghi comuni ma prive di specifica connessione con l’operato e la figura di soggetti determinati o determinabili».
Nè, tantomeno, nelle parole di Toscani – per la Suprema Corte – è ravvisabile l’incitazione all’odio etnico verso i veneti. I quattro denuncianti, invece, avevano invocato nei confronti del fotografo l’applicazione della legge Mancino, quella che si adotta per gli ultrà del calcio, o i militanti più accesi della destra xenofoba. ZAIA: “ORA SI POTRA’ DARE DELL’UBRIACONE A CHIUNQUE”
«Mi pare evidente che d’ora in avanti tutti potranno dare dell’ubriacone a chiunque», ha commentato a caldo il governatore del Veneto Luca Zaia.
Il leghista quando si era scatenato il caso aveva chiesto a Oliviero Toscani di scusarsi pubblicamente. Il fotografo però aveva replicato: «Era una battuta divertente. Se gli unici a non divertirsi sono alcuni veneti mi dispiace. C’è qualche veneto che ci cade sempre».
«L’offesa ai veneti – ha aggiunto Zaia- mi pareva indubbia e chiara. Così come da quelle parole traspariva poco rispetto per un intero popolo. Tuttavia, ribadisco che prendo atto che la Cassazione legittima la possibilità di dare dell’avvinazzato a chi che sia».
IL SENSO DELL’ARCHIVIAZIONE
In realtà i giudici hanno confermato che parlare per luoghi comuni non è diffamatorio, almeno quando non si fa riferimento a persone specifiche, e meno che mai è istigazione al razzismo.
In proposito, i giudici fanno presente che «la discriminazione per motivi razziali è quella fondata sulle qualità personali del soggetto non, invece, sui suoi comportamenti», come quello di alzare un po’ il gomito.
Prosit!
Davide Lessi
(da “La Stampa”)
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