“DISCOUNT? CI TOCCA ANDARE IN PARROCCHIA”
GIÙ AL NORD: “ALLA FINE PER AVERE UN TETTO SOPRA LA TESTA ABBIAMO DOVUTO OCCUPARE QUI IN PERIFERIA, AL NIGUARDA”
Non è difficile trovare una famiglia a zero reddito a Milano, neppure a Pasquetta, quando la metropoli si svuota, i parenti si spostano, i figli partono.
Loro restano tutti qui, genitori e figli.
Valentina e Giuseppe Lomoro, tre bambini di 12, 10 e 7 anni, non sono riusciti neanche stavolta a lasciare il dedalo delle case popolari di via Asturie, dove vivono da dieci anni come abusivi “paganti”.
“Siamo stati invitati dallo zio a Pavia, ma il treno ci sarebbe costato 50 euro. Non li abbiamo. La macchina? Un lusso che impari a sacrificare, noi l’abbiamo fatto da un pezzo”.
Zero vuol dire proprio zero, non 500 o 700 euro. Zero.
Pino, 49 anni, ha perso il lavoro due anni fa, Valentina, 38 anni, assiste ogni 15 giorni un anziano del quartiere Niguarda, periferia nord della città .
In una giornata piovosa e fredda aprono la porta di casa per spiegare come si sopravvive senza uno stipendio .
Il forno è spalancato e acceso perchè dal 15 aprile il gestore ha staccato il riscaldamento.
È la loro stufa, perchè di comprarne una vera, a corrente, non è aria.
Loro sono la famiglia-tipo fotografata dall’indagine Istat quando riferisce di 343 mila nuclei familiari al Nord che campano senza reddito, in aumento da due anni a questa parte.
E sono, loro malgrado, maestri di sopravvivenza. “La spesa per noi coincide con la pensione della nonna. Appena la ritira si trasforma in un carrello. Poi c’è il discount, ma anche le catene tradizionali perchè le offerte bisogna inseguirle tutte, mai rifornirsi in un posto solo”.
Oltre ai viaggi i Lo-moro rinunciano a molte cose, oppure si ingegnano.
Perchè la condizione d’indigenza non deve precludere nulla ai figli. Questo il mantra che Valentina e Giuseppe si ripetono ogni sera. Così si usa la rete sociale che c’è a Milano, residuo di quel welfare ambrosiano che ha sostenuto la città per mezzo secolo e oggi è in crisi anch’esso.
“Per la spesa, non mi vergogno a dirlo, c’è anche la Parrocchia di San Giovanni, a due passi. Ogni 15 giorni riforniscono le famiglie in difficoltà di generi di prima necessità , latte, uova, pane etc. Serve tutto il quartiere e a volte c’è la fila e non c’è pasta per tutti”.
Per l’estate dei bimbi c’è la casa vacanze del Comune a Pietra Ligure “l’unico treno che prendiamo e l’unica uscita da Milano che ci concediamo”.
E la casa? Quando entrambi hanno perso il lavoro si sono ritrovati senza i soldi per l’affitto e l’hanno fatto: “Abbiamo occupato, non lo avremmo mai detto. Abbiamo fatto richiesta di un alloggio, da dieci anni lo aspettiamo ma uno dei bambini si è ammalato e dargli un tetto, purchè fosse, era nostro dovere”.
A Milano sono oltre 20 mila le famiglie in graduatoria. Per questo vige una pace non scritta tra enti e abusivi.
Se pagano un canone, benchè occupanti senza titolo, lo sfratto è rimandato. A maggior ragione se con minori. “Ma è salito da 200 a 538 euro al mese. Se li ho io ci faccio mangiare i figli”, sbotta Giuseppe.
E gli 80 euro di Renzi? “Un insulto. Dare soldi a chi è ricco è una cosa di destra. Perchè uno che guadagna mille euro al mese per me, per noi, oggi è ricco. Dovrebbe creare lavoro, non elargire mance a chi lo ha”.
La famiglia tipo non rinuncia a tutto. “Qualche volta andiamo al cinema”, quasi confessa Valentina. “Ma a modo nostro. In 5 ci costa 42 euro”.
Così la mamma tipo accumula i bollini del super che con 250 punti regala due biglietti.
Popcorn e bevande se li porta da casa. “Comprarli lì costa 5 euro a confezione. Io li prendo surgelati, li faccio e li metto in borsa insieme alle lattine di Coca da 1,74 che costerrebbe tre euro. Tutto in borsa. È il nostro piccolo segreto”.
Thomas Mackinson
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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