DOPO DUE GIORNI DI BRILLANTE CAMPAGNA ACQUISTI IN PARLAMENTO, IL PDL RIESCE A PERDERE UN DEPUTATO
“SEMBRA DI ESSERE A WALL STREET” COMMENTA UN DEPUTATO DI FRONTE ALL’OFFENSIVA DEI SODALI DI SILVIO NEL TENTATIVO DI RAGGIUNGERE QUOTA 316… MA PER ORA IL PDL PERDE MISURACA CHE STAREBBE PER PASSARE ALL’UDC…ANCHE SCELLI E FRASSINETTI TENTATI DI LASCIARE IL PDL PER FINI… LA SANTANCHE’ AVEVA DETTO: “MOLTI FINIANI MI STANNO CHIAMANDO”: FORSE LE COSE CHE LE HANNO DETTO SONO IRRIFERIBILI?
“Offerte, rialzi, ribassi, sembra di stare a Wall Street” la butta lì in Transatlantico, a metà giornata, il finiano Aldo Di Biagio.
Ci sono liste che passano di mano, deputati avvicinati dai colleghi pidiellini, telefonini che trillano, parlamentari che entrano ed escono dallo studio di Gianfranco Fini al primo di piano di Montecitorio.
Deputati e ministri del Pdl si riuniscono al gruppo con Cicchitto e tirano le somme: oggi contano su 305 deputati rispetto ai 316 necessari: parte la caccia agli undici.
Ma ne potrebbero bastare anche 4-5 in meno se altrettanti centristi o finiani, contrari alla sfiducia, il 14 dicembre se ne stessero a casa, abbassando il quorum.
Tra i falchi berlusconiani parte così la rincorsa alla mezza dozzina.
Quattro i finiani ritenuti quanto meno “avvicinabili” dalla corte del Cavaliere, un paio gli udc, tentano anche con un dipietrista, ma a fine giornata il carniere resta a secco.
Anzi, la maggioranza perde altri pezzi, anche di peso.
Dovrebbe annunciare ad ore il passaggio dal Pdl all’Udc di Casini il siciliano Dore Misuraca.
Deputato un tempo vicino a Miccichè, sta per fare armi e bagagli col suo carico di voti: la sua famiglia è titolare di una clinica e punto di riferimento politico del potente mondo della sanità privata nell’isola. Sono segnali.
Come lo sono i giuramenti di fedeltà a Casini degli udc pur avvicinati, da Alberto Compagnon (“Sto col leader, non ho crisi di coscienza”) ad Angelo Cera, che si schermisce: “Il corteggiamento lo detesto, sto bene dove sto”.
Il leader centrista si tiene stretti i suoi, ma anche Gianfranco Fini ha il suo bel da fare, in queste ore.
Il senatore Giuseppe Valditara gli ha portato in studio il senatore pidiellino Piergiorgio Massidda, da tempo in rotta col partito, ma ancora in bilico. Esce da Montecitorio e nicchia: “Non ho ancora deciso, c’è tempo fino al 14 dicembre”. Anche se i finiani si dicono ottimisti.
La vera partita si è aperta sulle resistenze dei 4-5 futuristi a votare la sfiducia. Carmine Patarino, indicato tra gli incerti, diventa responsabile organizzazione per il Sud di Fli.
Catia Polidori, finita nel toto “abbordabili”, diventa capogruppo in commissione Attività produttive.
È una guerra psicologica, in aula e fuori.
A un certo punto della giornata, un ministro Pdl mette in giro la voce che l’ormai ex ministro Andrea Ronchi non voterebbe la sfiducia. Lui stronca l’indiscrezione: “Non c’è alcuna possibilità di defezione”.
Restano tuttavia almeno un paio di ossi duri da convincere, tra i finiani. Giampiero Catone, da poco transitato dal Pdl, si dice pure d’accordo con la sfiducia “ma bisogna prima sapere cosa accade, al buio non si può andare”. E ancor più incerto Giuseppe Consolo: “Non ho ancora deciso, in Fli non siamo una caserma, ma sono baggianate le voci di compravendita che mi riguardano”.
Dal Pdl bussano anche alla porta di Ferdinando Latteri, l’ex rettore di Catania già transitato dal Pd all’Mpa di Lombardo.
Lui resiste, “tranquilli, è blindato” assicura il senatore Giovanni Pistorio.
I berlusconiani tornano alla carica del dipietrista Antonio Razzi, che continua a rispondere come già a settembre: “Ho una mia dignità “.
Ma le opposizioni sotto attacco mantengono le posizioni e ne conquistano. Voteranno la sfiducia Giorgio La Malfa, con un piede in Fli (il Pri di Nucara ne ha chiesto ieri l’esclusione dalla Delegazione Nato in quota Pdl), e Paolo Guzzanti.
“Campagna acquisti, chiedete alla nostra Paola Frassinetti” sbotta il ministro La Russa a chi gli chiede del pressing.
Tra lei e Fini sembra abbia fatto da tramite sempre Valditara. La deputata ammette e taglia corto: “È vero, ci sono contatti bilaterali, ma resto nel mio partito”. Un altro possibile deputato che potrebbe abbandonare il Pdl per Futuro e Liberta’ è Scelli, ex responsabile della Croce Rossa.
Da segnalare il ruolo mediatico che si è ritagliata la Santanchè che sembra faccia tutto lei: la voltagabbana che ha cambiato tre partiti in tre anni è esperta di trattative, ma finora ha solo riferito che “sono molti i finiani che mi cercano al telefono”.
Senza precisare cosa le dicono, forse si tratta di insulti irripetibili…
Il mercato continua.
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