DOPO LA RIVOLTA DELLA BASE, LA SENATRICE GRILLINA NELLA BUFERA LICENZIA LA FIGLIA DEL COMPAGNO
L’AVEVA ASSUNTA COME ASSISTENTE NONOSTANTE LE REGOLE DEL MOVIMENTO: PER LEI NON ERA UNA PARENTE
Prima ha assunto la figlia del compagno come assistente personale, poi si è difesa dicendo che “il Regolamento del Senato lo consente, non essendo la ragazza una parente”, infine ha dovuto capitolare davanti al fuoco incrociato delle polemiche che le sono piovute addosso.
La senatrice salentina del Movimento 5 stelle Barbara Lezzi ha rescisso il contratto di collaborazione con la ventiduenne “brillante, laureata in Economia” che aveva assunto qualche mese fa.
Lo ha fatto per “mettere a tacere i soliti noti”, ha spiegato sul suo profilo fb, “d’accordo con la ragazza – ha aggiunto al telefono – che ha preferito decontrattualizzarsi ma che continuerà ad impegnarsi come attivista del Movimento, così come faceva prima di avere un regolare contratto”.
Un anticipo di tempesta si era già avuto a settembre, quando la nomina della Lezzi quale capogruppo dei grillini al Senato era saltata (in favore della collega Paola Taverna), proprio all’indomani della diffusione delle notizie relative a quella strana assunzione.
Nei giorni scorsi l’argomento è tornato nuovamente in auge, nell’ambito di un confronto al vetriolo tra la base del movimento leccese e i parlamentari, relativo proprio al comportamento degli inquilini salentini di Montecitorio e Palazzo Madama.
E se gli attivisti hanno contestato le modalità di scelta dei collaboratori ed evidenziato la vicinanza tra la Lezzi e la sua assistente personale, è stata proprio quest’ultima – nel corso di un incontro pubblico a Lecce – a chiarire di non aver violato alcun regolamento, dal momento che le norme prevedono che non vengano assunti “parenti, conviventi e affini”, mentre la ragazza non è parente nè convivente, ma semplicemente la figlia “dell’uomo con cui ho una relazione”, a sua volta non convivente.
Una giustificazione che, a quanto pare, non è bastata ad alcuni colleghi a cinque stelle, che lunedì pomeriggio hanno manifestato il loro disappunto durante un’infuocata riunione a Palazzo Madama.
Se il regolamento del Senato è legge, infatti, è altrettanto vero che nel documento firmato dai candidati del M5S prima delle elezioni tutti si sono impegnati a utilizzare
un criterio meritocratico nella selezione di qualsiasi posizione, promettendo anche “di non selezionare per tali posizioni parenti e affini fino al quarto grado”.
Un’evidenza che – secondo la senatrice – non configura comunque alcuna violazione, “Ribadisco di aver rispettato tutte le regole”, al punto che della vicenda non è stato neppure necessario discutere con il leader:
“Con Grillo di questo non ho parlato, non ce n’era alcun bisogno”.
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply