DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA, CHE FINE FA L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA? DOVRA’ ESSERE CORRETTA IN AULA: LA LEGGE PRESENTA DEI BUCHI E ANDREBBE RIVISTA PER ESSERE APPLICATA
E IL REFERENDUM ABROGATIVO RESTA IN PIEDI? IL QUESITO PREVEDE L’ABROGAZIONE DELL’INTERA LEGGE E FORMALMENTE RIMANE IN PIEDI. MA LA LEGGE CALDEROLI, DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE, NON È PIÙ LA STESSA LEGGE … PER LA VALIDAZIONE, IL REFERENDUM DEVE PASSARE ALL’ESAME DELLA CASSAZIONE, POI ALLA CORTE COSTITUZIONALE PER IL GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ. IN CASO DI RISCRITTURA IN PARLAMENTO, DOVREBBE DI NUOVO PASSARE ALLA CASSAZIONE
1 La sentenza della Consulta riscrive l’elenco di materie che si possono trasferire alle Regioni?
La Corte non riscrive ma interpreta l’articolo 116 comma 3 della Costituzione, sostenendo che il regionalismo differenziato non può intaccare materie e funzioni unitarie perché già di competenza Ue o perché è costituzionalmente corretto che rimangano allo Stato. Rileggendo il testo costituzionale riformato nel 2001, soprattutto alla luce della crescita dell’Unione europea, quell’elenco di materie — dalla scuola all’ambiente, dai trasporti al commercio con l’estero — risulta oggi non realistico.
2 Ci sono materie che la sentenza esclude del tutto dal novero di quelle delegabili alle Regioni?
Sì perché non c’è più spazio per differenziare.
3 Quali sono?
Le norme generali sull’istruzione non sono trasferibili perché la formazione, «intimamente connessa al mantenimento dell’identità nazionale», deve essere uniforme su tutto il territorio. La tutela dell’ambiente perché già normata dall’Ue. Il commercio con l’estero perché competenza esclusiva della Ue. Porti, aeroporti e grandi reti di trasporto sono parti di un sistema «euronazionale», spesso finanziati direttamente da Bruxelles.
4 La devoluzione delle funzioni dovrà essere coniugata con la salvaguardia della sussidiarietà?
Sì, la Corte non ammette un’impostazione astratta sul conferimento delle funzioni.
Ricorda che la sussidiarietà è un ascensore e la scelta del piano a cui fermarsi va fatta sulla base di una scelta pragmatica di equità ed efficienza.
5 Come rivedono i giudici il ruolo del Parlamento?
Ne esaltano la funzione privilegiando la sede parlamentare rispetto a quella governativa.
La Corte chiarisce che le leggi che conferiranno funzioni alle Regioni dovranno essere emendabili. Precisa poi che i Lep (Livelli essenziali di prestazione) non si possono costruire a partire da deleghe in bianco. Segnala peraltro che i Lep, appunto «essenziali», sono diversi da una garanzia minima.
6 Resiste la distinzione prevista dalla legge Calderoli, tra materie Lep e non Lep?
Esce molto ridimensionata. Le materie non Lep, in cui ci può essere devoluzione di funzioni senza fissare prima i Lep, per essere tali non devono incidere sui diritti.
7 La sentenza interviene sull’aspetto finanziario?
La Corte ha ritenuto fondata la tesi per cui le Regioni che conseguano un’autonomia differenziata non possano ritenersi esonerate dal principio dell’equilibrio di bilancio
8 Per effetto dei rilievi dei giudici, la legge Calderoli si può correggere in Aula o va riscritta?
Deve essere corretta in Aula: i limiti ai trasferimenti […] vanno sanciti a livello legislativo. Dopo la sentenza, la legge presenta dei buchi e andrebbe rivista per essere applicata. Ma il governo nelle prossime settimane potrebbe tentare di evitarlo sostenendo che la sentenza è autoapplicativa.
9 Il referendum abrogativo rimane in piedi?
Resta una questione controversa. Il quesito referendario prevede l’abrogazione dell’intera legge dunque formalmente potrebbe rimanere in piedi. Ma è chiaro che la legge Calderoli, dopo la sentenza della Corte, non è più sostanzialmente la stessa legge.
10 Quali sono i passaggi di validazione a cui è sottoposto il referendum?
Deve passare all’esame della Cassazione che deciderà se sono mutati i principi ispiratori e i contenuti normativi essenziali. Poi alla Corte costituzionale per il giudizio di legittimità. In caso di riscrittura in Parlamento, dovrebbe di nuovo passare alla Cassazione che consulterà il Comitato promotore già nei prossimi giorni rispetto alla sentenza della Corte costituzionale.
Le risposte sono state elaborate con Stefano Ceccanti, professore di Diritto pubblico alla Sapienza di Roma e Annamaria Poggi, professoressa di Diritto costituzionale all’università di Torino.
(da Corriere della Sera)
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