DOSSIER PESTICIDI, QUANTO SI USANO IN ITALIA? E LE CONSEGUENZE PER LA SALUTE?
RINVIARE ANCORA LA SVOLTA GREEN NON E’ BASTATO
La svolta green tentata dall’Europa per limitare l’uso dei pesticidi, favorire la bio-diversità e spingere sul biologico, dove i fitofarmaci quasi è rinviata a tempi migliori. Tuttavia il fatto che Ursula von der Leyen abbia fatto dietrofront rinviando sine die il taglio del 50% entro il 2030 dei pesticidi nelle produzioni agricole non fermerà oggi, giovedì 8 febbraio, la marcia dei trattori su Roma e il teatro Ariston. Questo nonostante i produttori non corrano più il rischio, senza l’aiutino della chimica, di perdere l’8% dei raccolti di grano e cereali vari, di non mettere più in cascina l’11% di semi da olio e il 10% di frutta e verdura che avrebbero altrimenti perso limitando l’uso dei pesticidi come l’Europa inizialmente chiedeva.
Così come nel cestino è finita la riserva di un 25% della superficie agricola da destinare alle colture biologiche. Resta il 4% dei terreni da lasciare incolti per favorire la biodiversità. Ma anche su questo gli agricoltori qualcosa hanno ottenuto, visto che in quella porzione potranno coltivare piante come piselli, fave o lenticchie, oppure colture a crescita rapida, che hanno un impatto meno pesante di quelle ordinarie.
Viene allora da chiedersi perché i trattori non siano tornati sui campi. Ma la realtà è che dietro i forconi issati a difesa dei pesticidi si cela un’altra battaglia non meno campale. Quella degli sgravi fiscali. I grandi produttori puntano soprattutto sull’ennesima proroga dell’esenzione dal versamento dell’Irpef sui redditi agricoli, introdotta nel 2017 e abrogata dalla Meloni a partire da quest’anno. «Per l’agricoltura abbiamo messo sul piatto 3 miliardi in più rispetto a quelli inizialmente previsti dal Pnrr» si è giustificata la premier. Ma i diretti interessati contestano il fatto che l’erogazione di quei soldi sarà condizionata al rispetto di quel che resta delle misure green e che la manovra dello scorso anno non ha riservato all’agricoltura i sussidi garantiti invece dal piano “industria 4.0”.
Richieste costose da esaudire. Così nel braccio di ferro sono rimasti stritolati i consumatori, che nel 34% dei casi continueranno a mangiare prodotti con una presenza di pesticidi che salvo eccezioni è nei limiti del consentito, ma che come dimostrano gli studi scientifici bene alla salute non fanno.
Quanto si fa uso di pesticidi in Italia e quanto all’estero
Secondo i dati contenuti nel rapporto del Wwf del 2022, “Pesticidi: una pandemia silenziosa”, l’Italia è il sesto maggior utilizzatore al mondo di pesticidi con 114.000 tonnellate l’anno di circa 400 sostanze diverse. A livello globale, nel 2019 sono state utilizzate circa 4,2 milioni di tonnellate (0,6 chilogrammi a persona) con un incremento previsto di circa 3,5 milioni di tonnellate. Boscalid, Fludioxonil, Metalaxil, Imidacloprid, Captan, Cyprodinil e Chlorpyrifos sono i pesticidi più diffusi negli alimenti campionati in Italia. Il Chlorpyrifos è un principio attivo definito non sicuro dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) nel 2021. A questo gruppo appartiene anche il glifosato, erbicida autorizzato in Europa, il più utilizzato in Italia ma che il produttore ha recentemente deciso di ritirare dal mercato Usa. Un’indagine condotta da Legambiente ha rilevato che solo l’1,3% dei campioni di frutta, verdura, prodotti animali e trasformati era fuorilegge, ossia supera la quota massima di residuo consentita di queste sostanze, spesso sospettate di essere cancerogene. Ma il 34% degli alimenti presentava uno o più residui. Percentuale che sale al 40,2% nella frutta, scende all’8,7% nei prodotti trasformati e risale al 14,8% nelle verdure, mentre è assolutamente residuale nella carne, così come nel latte. Le cose vanno un po’ meno bene per le uova, dato che il 5% risulta essere contaminato dall’insetticida fipronil, che può dare problemi solo se ingerito a forti dosaggi Promossi a pieni voti invece i prodotti biologici tra i quali nessuno è risultato essere sopra le soglie consentite dalla legge, mentre residui sono stati rintracciati appena nel 2,5% del campione.
Che rischi comportano per la salute
Diciamolo subito in premessa: rischi per la salute dell’uomo esistono solo quando i residui dei pesticidi negli alimenti superano, spesso anche di un bel po’, i limiti consentiti dalla legge. E questo succede fortunatamente di rado. Anche se è più difficile valutarne gli effetti quando, come sembra essere nel 18% dei casi, si è esposti a un cocktail di fitofarmaci, sia pure a piccole dosi. Un’indagine accurata sui pericoli per l’uomo, attraverso la raccolta di numerosi studi internazionali, l’ha condotta la sezione italiana dell’Isde, la Società dei medici per l’ambiente. Effetti che sono stati identificati in: diminuzione della fertilità maschile, danni alla tiroide, disturbi autoimmuni, diabete, deficit cognitivi e comportamentali, malattie neurodegenerative come il Parkinson, sviluppo puberale precoce.
Vari studi evidenziano anche una correlazione tra esposizione a pesticidi e insorgenza dei tumori. Degli insidiosi linfomi Non Hodgkin si è rilevato un incremento dei casi del 160% per esposizione all’insetticida lindano, del 25% per esposizione a cynazina e del 280% in caso ci si sia esposti al diserbante “acido-2,4-diclorofenossacetico”.
«Rischi statisticamente significativi di leucemia sono stati riscontrati in 5 studi su 9», in due su due nel caso del mieloma multiplo. Per esposizione a Fonofos (utilizzato soprattutto nella semina) e a Methylbromide (utilizzato contro insetti e funghi) si è dimostrato un rischio significativo di cancro alla prostata anche fino a 3 volte l’atteso.
Un’eccessiva esposizione ai pesticidi sembra avere una correlazione anche con l’insorgenza di tumori nell’infanzia, vista la loro più alta incidenza riscontrata in un’ampia coorte di figli di agricoltori americani.
Cosa c’è che ancora non piace agli agricoltori in quel che resta delle misure green dell’Ue
Ritirato dalla Commissione Ue il temuto taglio del 50% dei fitofarmaci entro il 2030 gli agricoltori continuano a puntare i piedi contro la Pac, la Politica agricola comune, giudicata esempio di «estremismo ambientalista a scapito della produzione agricola e dei consumatori». Uno dei punti più criticati è l’obbligo per gli agricoltori europei di lasciare incolto il 4 per cento dei propri campi, in modo da stimolare la biodiversità dei terreni. Gli agricoltori italiani ed europei l’hanno sempre criticato, vedendolo come un’inutile privazione di terreno potenzialmente produttivo. Il vincolo è contenuto nell’ultima versione della PAC, ma non è mai davvero entrato in vigore, dato che nel 2023 è stato sospeso a causa della crisi energetica e della guerra in Ucraina.
Qualcosa comunque gli agricoltori l’hanno già ottenuta perché la scorsa settimana la Commissione Ue ha proposto una sorte di deroga, che consente in pratica in quella porzione di terreni che dovrebbe restare libera di coltivare piante considerate benefiche per la terra, come piselli, fave o lenticchie, oppure colture a crescita rapida, che hanno un impatto meno pesante di quelle ordinarie. La proposta di deroga dovrà essere approvata dal Consiglio dell’Unione Europea, quindi dai rappresentanti dei governi dei 27 Stati membri
Tra l’altro gli agricoltori chiedono che l’erogazione dei sussidi a sostegno del reddito agricolo previsti dalla PAC non siano subordinati al rispetto dei nuovi paletti green fissati dalla Commissione Ue
Sul piano fiscale le richieste vanno invece dalla proroga dell’esenzione Irpef sui redditi da lavoro agricolo a quella ancora più pretenziosa di togliere l’Iva su alcuni prodotti alimentari primari che da noi è già al 4-5% contro il 22% applicato nell’Ue.
(da agenzie)
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