DOSSIERAGGIO, UN ITALIANO SU QUATTRO TEME DI ESSERE SPIATO
SONDAGGIO GHISLERI: IL 70% DEL CAMPIONE CREDE CHE LA RACCOLTA DI INFORMAZIONI RISERVATE IN ITALIA SIA MOLTO DIFFUSA
Di questi tempi non passa giorno senza che un nome conosciuto venga citato in una intercettazione dell’ultima vicenda di dossieraggio che ha portato alla luce un network di presunti spioni facenti funzioni dell’azienda Equalize. L’avanzamento tecnologico ha reso molto più facile raccogliere, archiviare e analizzare grandi quantità di dati.
Già internet, i social media e il web, in tutte le sue forme, offrono una vasta gamma di informazioni facilmente accessibili. Quasi il 70.0% degli italiani (67.1%) è convinto che la ricerca di dati riservati –che appare spasmodica– su istituzioni, personaggi politici, imprenditori, personaggi pubblici, sia molto diffusa nel nostro Paese. Certo gli ultimi sviluppi non hanno rassicurato l’opinione pubblica nel merito e, al di là della violazione della privacy di ciascuno, mettere a rischio la democrazia nazionale è il vero crimine riconosciuto dal 63.4% degli intervistati nel sondaggio di Euromedia Research per Porta a Porta.
Queste attività di attenzione speciale su informazioni personali protette, raccolte senza consenso dell’interessato, portano molte preoccupazioni riguardo all’uso improprio di dati riservati mettendo in crisi la sicurezza personale (44.0%), ma soprattutto la nostra sicurezza nazionale (65.9%). Su questo risultano meno convinti gli elettorati del Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e Movimento 5 Stelle.
È evidente che questa immagine di sorveglianza e controllo –occulto– che ci rende tutti vulnerabili e sotto osservazione intimorisce perché risulta essere un chiaro strumento di intimidazione e ricatto per oppositori o dissenzienti. Di fatto essere a conoscenza di fatti e dati riservati può facilmente tradursi in potere sotto varie soluzioni. Ad esempio, chi possiede informazioni riservate può influenzare decisioni e opinioni manipolando qualsiasi discorso pubblico o aziendale. Conoscere segreti o dettagli strategici può rafforzare la propria posizione in trattative o contratti, può consentire di anticipare mosse concorrenziali, migliorando strategie di marketing sotto ogni profilo, offrendo migliori opportunità per guadagni finanziari o di altro tipo.
Nella sfera politico-istituzionale avere accesso a indicazioni riservate permette di esercitare una maggiore influenza sulle decisioni. Ed estremizzando, conoscere i segreti e le conversazioni private di qualcuno può facilitarne l’utilizzo per intimidire la persona fino ad arrivare a particolari forme di ricatto.
Proprio su questo scopo si concentra l’attenzione di 1 elettore su 3 (28. 4%), mentre 1 cittadino su 4 (25. 7%) è convinto che lo scopo principale sia legato a quello di indebolire la forza di governi, aziende, politici…. Insomma, l’accesso a informazioni riservate conferisce un certo grado di vantaggio nel merito di controllo e influenza che può essere sfruttato in differenti contesti della società perché, chi raccoglie dossier attraverso queste violazioni ha il potere di influenzare le percezioni e le decisioni altrui, il che può generare ansia e sfiducia da parte dell’opinione pubblica nei confronti delle istituzioni impegnate nel tutelare i nostri dati –segreti– più intimi. Questi fattori combinati rendono il dossieraggio un’attività inquietante per molti al punto che 1 cittadino su 4 (25. 6%) è convinto di essere spiato in prima persona.
Nella discussione pubblica comunque in molti, soprattutto tra le file del centrosinistra, sostengono anche gli aspetti positivi e utili di queste operazioni di dossieraggio in diversi contesti, ad esempio la stessa inchiesta su Equalize è emersa da intercettazioni telefoniche riservate.
Gli stessi studi delle agenzie di sicurezza monitorano minacce per prevenire attività criminali o terroristiche… Tuttavia, è importante che queste attività siano condotte in maniera etica e legale, rispettando la privacy e i diritti delle persone coinvolte e soprattutto evitando il vantaggio personale –e l’arricchimento– strumentalizzandole per l’interesse di pochi.
Quando si è violati nella propria privacy si può avvertire una perdita di potere su chi si è e su come crediamo di essere percepiti, facendoci sentire vulnerabili ed esposti aumentando il timore di ulteriori abusi e attacchi. In sintesi, la violazione della privacy non riguarda solo la perdita e la violazione di dati, ma colpisce anche profondamente il senso di identità, sicurezza e benessere emotivo di ciascuno.
Alessandra Ghisleri
(da lastampa.it)
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