E MENO MALE CHE FITTO AVEVA FATTO LEZIONE D’INGLESE: DURANTE IL TOSTISSIMO ESAME DEL’EUROPARLAMENTO, RAFFAELE FITTO HA SFOGGIATO UN INGLESE CLAUDICANTE CHE HA FATTO RIMPIANGERE LO “SHISH” DI RENZI
SAPERE L’INGLESE NON È OBBLIGATORIO, TUTT’ALTRO. MA PARLARLO SENZA SAPERLO È RIDICOLO. PERÒ NON È PER QUESTO CHE RAFFAELE FITTO HA FATTO UNA FIGURA BARBINA. IL CONTENUTO DELLE SUE RISPOSTE ERA MOLTO PEGGIO DELLA FORMA”
Sapere l’inglese non è obbligatorio, tutt’altro. Ma parlarlo senza saperlo, magari scrivendosi a matita la pronuncia in italiano sopra il testo, è ridicolo. Però non è per questo che Raffaele Fitto, aspirante commissario alla Coesione e Riforme e vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, ha fatto una figura barbina e l’ha fatta fare all’Italia all’Europarlamento (peraltro abituato alle performance di altri poliglotti, tipo Renzi).
Il contenuto delle sue risposte era molto peggio della forma. A un certo punto ha dovuto spiegare l’inspiegabile: come può uno di FdI, che sul Pnrr si astenne a Bruxelles e a Roma dicendone peste e corna, aver fatto per due anni il ministro del Pnrr e ora assumerne la delega Ue?
Alla domanda ha risposto comprensibilmente in italiano, l’unica lingua al mondo che consente la supercazzola, spiegando che il Nì ai 209 miliardi di fondi al suo Paese piegato e piagato dal Covid era un mezzo Sì, come quello dei fidanzatini che fanno i ritrosetti per accrescere il desiderio: “In quella fase avevamo perplessità e dubbi. L’astensione era una posizione di attesa. Posso dire che l’esperienza che ho avuto da ministro del Pnrr mi porta a dire che è un’esperienza positiva e quindi quella astensione sarebbe un voto favorevole”.
Traduzione: quando nel 2020 c’era da votare su un successo di Conte, dovevamo dire che era una porcata; ma ora che i soldi li distribuiamo noi e grazie alla smemoratezza generale possiamo prendercene il merito, diciamo che è una figata.
Ce ne sarebbe abbastanza per rimpatriare col foglio di via questo free-climber della logica e del pudore, come già accadde a Buttiglione.
Se le istituzioni e i fondi pubblici non sono di tutti gli italiani, ma proprietà private della premier, anche Fitto è roba sua: quindi bocciarlo non sarebbe uno sgarbo all’Italia, ma solo alla Meloni.
Marco Travaglio
per “il Fatto quotidiano”
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