ECCO PERCHE’ BERLUSCONI NON PUO’ CACCIARE FINI DAL PDL
I GRANDI CONSIGLIERI GIURIDICI DEL PREMIER SI SONO FINALMENTE LETTO LO STATUTO: NON SONO AMMESSE ESPULSIONI DEI CO-FONDATORI FINO AL SECONDO CONGRESSO… E SE CI FOSSE CRISI DI GOVERNO, LE ELEZIONI ANTICIPATE FAREBBERO DECADERE IL LODO ALFANO E IL PREMIER FINIREBBE IN TRIBUNALE….QUINDI PALLA LUNGA E PEDALARE
Non passa giorno che, nei giornali di area governativa, non campeggino minacce dei falchi berlusconiani nei confronti della minoranza interna, con espliciti inviti a “cacciare Fini il traditore” o invettive contro “quello sparuto manipolo di finiani” che impedisce a Silvio di farsi le leggi ad personam.
A parte che non si comprende, se il manipolo fosse davvero così minimo, che preooccupazione possa destare nelle granitiche truppe piedielline ortodosse, impedendo loro di governare: potevano difendere Brancher con un voto alla Camera, invece di costringerlo alle dimissioni.
O è colpa dei finiani se il premier non ne azzecca una da tempo e se il Pdl da due anni è in caduta libera di consensi?
Un altro partito avrebbe cambiato il segretario, di fronte ad una emorragia di voti, nel Pdl invece si preferisce invocare la cacciata di chi segnala i motivi del calo di consensi.
Originali.
Ma i falchi berlusconiani hanno pure il difetto di leggere poco: non solo il tanto invocato programma elettorale del partito dove non figuravano certo le leggi ad personam, ma persino lo statuto che pur hanno sottoscritto e votato.
Per non parlare dei consiglieri giuridici del premier che finora si sono distinti nello sbagliare i testi delle norme a tutela di Silvio, rimendiando una brutta figura dietro l’altra.
Nel Pdl non si può espellere nessuno: lo dice l’atto costitutivo del partito, depositato il 27 febbraio 2008 presso il notaio Paolo Becchetti di Civitavecchia.
Recita testaulmente l’art 4: “La durata dell’associazione Pdl è fissata al 31 luglio 2014, salvo che la stessa non venga prima della scadenza stabilita a tempo indeterminato, per unanime decisione degli associati”.
In soldoni: nessuno può cacciare nessuno, e se il Pdl dovesse sciogliersi, ciò dovrà avvenire per decisione unanime di tutti i contraenti, ovvero oltre a Fini e Berlusconi, altri 8 dirigenti ex An e ex Forza Italia.
Basta uno che non sia d’accordo e non se ne fa nulla.
Un’altra minaccia che il premier agita a vuoto sono le elezioni anticipate.
A parte che Napolitano percorrerebbe altre strade, prima di indire elezioni, e verificherebbe se esista un’altra maggioranza in Parlamento, con buone probabilità di successo, vi sono due motivi per cui Berlscuoni non se le può permettere.
In primo luogo per il costante calo di consensi del Pdl, del governo (arrivato al 40%) e suo personale (ha perso 3 punti in 7 giorni).
In secondo luogo la fine della legislatura farebbe decadere l’esame del lodo Alfano per via costituzionale e ciò vorrebbe dire doversi presentare ai processi.
Se poi qualcuno volesse colpire il singolo finiano che vota contro un provvedimento del governo, tipo sulle intercettazioni, è già pronta la contromossa: in Commissione si esce, poi in Aula si chiede il voto segreto e a quel punto ognuno vota secondo coscienza.
A qualcuno quindi sarebbe meglio ordinare una camomilla e rassegnarsi a parlare ogni tanto di politica e dei problemi veri dell’Italia.
Che sono diversi da quelli del premier e della sua corte di miracolati.
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