EFFETTO CAROLA: IL CORAGGIO DELLA CAPITANA STA LASCIANDO IL SEGNO NELLA POLITICA ITALIANA, SPEZZANDO LA NARRAZIONE DELLO SCERIFFO DEL MARE
HA FATTO CAPIRE CHE SALVINI AGITA UNA PISTOLA A SALVE E HA RISVEGLIATO LA COSCIENZA DI UNA GROSSA FETTA DI ITALIANI
La verità è in quel nome mai pronunciato, ma apostrofato con l’ossessione che si riserva a una fobia.
In quel “me ne frego” che Matteo Salvini, il ministro che vuole chiudere il mare, rivolge “alla tizia tedesca che vuole denunciarmi”, alla “viziata che ha come passatempo quello di infrangere le leggi”, alla “signorina che non mi stupirei se venisse invitata a qualche festival della sinistra”. A lei, a quelli come lei, compresi i “giudici che non applicano la legge” e che hanno trasformato l’Italia in una “Repubblica giudiziaria”, revocandone l’arresto con una “sentenza politica”, invece di farla marcire in galera con processo affidato al tribunale del popolo e del populismo.
Perchè, poi, accade sempre così. C’è sempre un fatto che, col suo carico di emotività , cambia la storia. Le sue modalità , il posizionamento dei suoi attori, il punto di vista del racconto. Fissando un prima e un dopo.
L’effetto Carola, la Capitana che ha spezzato la narrazione machista dello sceriffo del mare, sta in questa torsione politica, di un conflitto diventato a somma zero. E anche, diciamolo, disumano.
Come la scena della nave Alex della Ong Mediterranea, battente bandiera italiana, approdata nel tardo pomeriggio al porto di Lampedusa, con una quarantina di poveri cristi, in condizioni igieniche ai limiti, senza acqua nè rifornimenti a 40 gradi all’ombra cui viene negato lo sbarco. E il ministro dell’Interno che, in polo nera come il volto, ringhia il suo “non mollo” in diretta facebook, contro i “complici degli scafisti”.
È la fotografia di una drammatico slittamento politico della vicenda.
E il Mediterraneo centrale diventa il terreno dove si gioca la “sfida” tra le Ong che mandano in mare le navi per salvare migranti e l’Italia sovranista, soprattutto dopo che la Capitana ha rotto un argine, dimostrando che il decreto sicurezza rispetto al primato del salvataggio delle vite umane è una pistola a salve, utile solo ad agitare lo scalpo sotto forma di sequestro delle navi, una formidabile arma di propaganda, ma inutile nell’ottica del governo del problema.
Eccolo, il senso di questa battaglia navale condotta da un ministro consapevolmente impegnato nell’alimentare una strategia della tensione comunicativa, perchè l’azione dimostrativa vale più del governo dei flussi, il tasso di xenofobia testosteronica da immettere nel corpo del paese più del governo, l’allarme più della soluzione.
Le ong hanno riconquistata credibilità proprio nel conflitto con Salvini, col volto di Carola in prima pagina sullo Spiegel e un impensabile grosso pezzo di opinione pubblica mobilitata al loro sostegno.
Mentre nel gran calderone della propaganda salviniana, viene artatamente confuso il senso famoso “patto con Malta”, secondo cui sarebbero stati “accolti” i 41 migranti della nave, in cambio di una cinquantina da far arrivare in Italia, tra quelli già a terra alla Valletta: una sorta di scambio di prigionieri nell’Europa dei carcerieri
Gli sbarchi, come evidente, non si fermano. Ed è difficile far finta di niente in attesa di tempi migliori.
(da “Huffingtonpost”)
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