ELEZIONI ANTICIPATE? QUATTRO SONDAGGI CONCORDANO, LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI PREFERISCE CHE IL GOVERNO VADA AVANTI
TRA IL 54% E IL 58% I FAVOREVOLI ALLA CONTINUITA’, MAGARI CON QUALCHE RIMPASTO
Quella del voto anticipato è una suggestione che si è diffusa parecchio nei primi giorni successivi al voto
Ma il ritorno alle urne sarebbe, per gli italiani, uno scenario auspicabile? Diversi istituti demoscopici, sia pure in modi diversi, hanno provato a rispondere: e la risposta, nel complesso, è più “no” che “sì”.
La maggioranza assoluta degli intervistati, secondo ben 4 diversi sondaggi, non vuole le elezioni anticipate. Le esclude esplicitamente il 54% degli intervistati dall’istituto Noto, mentre il 58% degli intervistati da EMG dichiara di preferire che il Governo vada avanti (in quest’ultimo sondaggio è significativo che la pensi così anche la netta maggioranza — il 76% — degli elettori della Lega).
Demopolis e Tecnè hanno offerto due opzioni di risposta diverse per i contrari al voto anticipato: nel complesso, gli italiani che vorrebbero che il Governo andasse avanti senza modifiche sono leggermente più numerosi di quelli che invece auspicano una “redifinizione della squadra” (Demopolis) o un “maggiore spazio alle posizioni della Lega” (Tecnè).
In entrambi i casi, la somma dei “continuisti” è superiore alla percentuale di chi è favorevole ad elezioni anticipate.
Senza arrivare a ipotizzare una crisi, alcuni osservatori hanno però descritto come “inevitabile” un riequilibrio nel Governo: sicuramente nei temi da affrontare, ma anche — si dice — nella composizione stessa dell’esecutivo (uno dei più citati quando si parla di “sacrificabili” è il Ministro dei Trasporti del M5s, Danilo Toninelli.
Il sondaggio EMG più recente mostra come la netta maggioranza degli italiani (quasi 8 su 10) sia d’accordo con l’idea che il Governo debba cambiare alcuni ministri. È d’accordo con questa idea il 74% degli elettori della Lega e — dato non da sottovalutare — il 52% di quelli del M5s.
I giorni del post-elezioni sono stati anche quelli in cui sono state messe — più o meno esplicitamente — in discussione due leadership: quella di Luigi Di Maio (capo politico del M5s, oltre che vicepremier e ministro) e quella dello stesso Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Il primo ha sottoposto la sua posizione al voto degli iscritti alla piattaforma online Rousseau. La votazione ha confermato la fiducia a Di Maio (nonostante il M5s abbia perso ben 6 milioni di voti rispetto alle Politiche 2018) con circa l’80% dei voti espressi.
Non si tratta di un risultato poco rappresentativo della base elettorale del Movimento: secondo un sondaggio di EMG svolto pochi giorni dopo le Europee, il 69% degli elettori del M5s pensava che Di Maio non doveva dimettersi da capo politico. Secondo un sondaggio di Tecnè, più recente, solo l’8% di chi ha votato M5s alle Europee ritiene necessario un cambiamento di leadership, anche se complessivamente più di metà (53%) chiede di “tornare ai valori fondanti” del Movimento creato da Beppe Grillo.
Il dato però non tiene conto della metà degli ex elettori grillini che non votano più M5S.
E Conte? Il 48% degli italiani — secondo un sondaggio Demopolis — dichiara di aver apprezzato il suo discorso in conferenza stampa di lunedì scorso, contro un 33% che ne dà invece un giudizio negativo.
Se questo si riveli sufficiente a far prolungare la sua esperienza a Palazzo Chigi e — soprattutto — a superare indenne le prove che attendono l’esecutivo, è ancora da vedersi.
(da “Globalist”)
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