ELLY AVANTI TUTTA: PER LE EUROPEE SCHLEIN VUOLE APRIRE ALLA SOCIETA’ CIVILE, A COSTO DI PENALIZZARE ANCHE GLI ESPONENTI DEM CHE L’HANNO SOSTENUTA ALLE PRIMARIE
UN LEADER NON GUARDA IN FACCIA NESSUNO, GLI ELETTORI NON VOGLIONO PIU’ SENTIRE PARLARE DI CORRENTI E POLTRONE
Il braccio di ferro era nell’aria, ma è stato martedì, quando la segretaria ha cominciato a mettere sul tavolo le scelte maturate sulle liste delle Europee, che si è palesato chiaramente.
Nulla che non fosse prevedibile, a conoscere il percorso di Elly Schlein e le decisioni assunte fin qui. Eppure la scossa è stata forte, se all’indomani di una riunione che doveva certificare il metodo, non solo la minoranza del Pd, ma persino pezzi della maggioranza che l’hanno sostenuta prevedono due settimane di scontro.
Già la scelta di candidarsi, non ancora ufficializzata ma ampiamente discussa, aveva fatto fibrillare il partito, in un moltiplicarsi di alert, dal «non è nella nostra tradizione» a «rischi di penalizzare le altre donne». Schlein ha ascoltato tutti, rinviando l’annuncio a «quando sarà pronta la squadra», come ha ripetuto in ogni occasione, ma ha continuato a coltivare l’idea provando a immaginare uno schema nuovo, quello che il suo fedelissimo Igor Taruffi ha rappresentato tra i nasi arricciati dei presenti: cinque capolista donne civiche, e la segretaria in posizione più bassa. Lucia Annunziata al Sud, Cecilia Strada nel Nord Ovest, la scrittrice Chiara Valerio o Annalisa Corrado a Nord Est, che della segreteria Pd fa parte ma è un’ingegnera ecologista che nel partito si è affacciata solo a seguito di Schlein. Sarebbe stato accarezzato anche il nome di Ilaria Salis, l’attivista in attesa di giudizio nel carcere di Budapest, accusata di aver aggredito due neonazisti. Figure esterne al mondo del Partito democratico, «dobbiamo aprirci» ha ripetuto come un mantra la leader dem e lo ha ribadito anche nelle riunioni di vertice.
E poi c’è il caso Bonaccini, il presidente del partito che potrebbe trovarsi secondo in lista nella sua Emilia: non si può fare, non sta bene, hanno detto in tanti a Schlein l’altro giorno in segreteria. Lui non commenta, ma chi lo conosce esclude che accetterebbe un secondo posto.
Anche se nessuno ne è certo: se la maggioranza rischia l’esplosione, pure la minoranza vive giornate convulse. «Stefano gliele sta facendo passare tutte», sospirano amari i parlamentari che dovrebbero fare riferimento a lui: non gestisce la sua corrente, Energia popolare, non mette bocca, dopo un periodo di freddo con la segretaria sembra tornato un rapporto che è sempre stato migliore tra loro che tra i rispettivi sostenitori.
Paradossalmente, sono gli aspiranti europarlamentari della minoranza a sentirsi più sicuri: tra loro molti sindaci, da Giorgio Gori a Dario Nardella fino a Matteo Ricci, convinti di avere un proprio bacino di consensi.
La Direzione che dovrà ratificare le liste sarà tra il 15 e il 18 aprile, una decina di giorni prima della scadenza del 28. Da qui a lì, saranno giorni di tentativi e trattative. Un braccio di ferro della segretaria col suo partito. Per arrivare alla Direzione con (apparente) serenità: mancheranno poche ore alle urne in Basilicata, da largo del Nazareno scommettono che nessuno vorrà creare fibrillazioni alla vigilia di un voto regionale. O almeno ci sperano.
(da la Stampa)
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