ENRICO LETTA A SORPRESA NEL CIRCOLO ROMANO DI TESTACCIO: “DA LUNEDI’ VORREI UN CONFRONTO IN OGNI SEZIONE”
I MILITANTI: “RIPARTIAMO DALLA BASE”
Blitz di Enrico Letta al circolo Pd di Testaccio, il suo quartiere. Quando giovedì era sbarcato a Roma, i ragazzi della sezione lo avevano chiamato per dirgli che avrebbero voluto piazzare uno striscione sotto casa sua con la scritta: “Dicce de sì”.
E lui, ridendo, aveva risposto: “Meglio di no, passo io da voi appena sciolgo la riserva”. Promessa mantenuta. Alle 11.15 eccolo.
I militanti non sono tantissimi, lui ha preteso che l’iniziativa non fosse pubblicizzata, d’altronde è solo un saluto. Ma il segretario romano Andrea Casu e la presidente del I municipio Sabrina Alfonsi l’hanno saputo all’ultimo istante e si sono precipitati.
Arriva a piedi da solo, “eccolo eccolo” lo acclamano i militanti. Saluta tutti, a distanza, mi raccomando, poi entra e si mette in posa davanti all’enorme lenzuolo di benvenuto: “Daje Enrì ripiamose sti cocci”. Ride Letta: “Questo è il rione dei cocci…”.
Poi interroga gli iscritti: “Che devo dire domani?”. Risposta, di getto: “Le tue parole ci rappresenteranno tutti”. “E sul partito, che devo dire?”. “Che bisogna ripartire dalla base, aprire le porte e le finestre”.
E ancora il segretario in pectore: “E in autunno a Roma cosa dobbiamo fare?”. Un’altra replica, di pancia: “Dobbiamo vincere”. E Yuri Trombetti, uno dei pilastri del circolo mostra il poster di Gualtieri appiccicato lì accanto: “Noi l’abbiamo lasciato qui per sicurezza”.
Letta è sereno, sorridente. “Noi abbiamo la fortuna di avere la sezione davanti al mercato più bello che c’è – dice – Dobbiamo utilizzare i sabati per aprire, parlare con la gente”.
Chiede altri suggerimenti in vista dell’assemblea di domani, il quasi segretario. A cui i militanti chiedono di “tenere insieme il partito”. E poi promette: “Come sapete da lunedì vorrei che in ogni circolo si facesse una discussione e, se voi siete d’accordo, in questo circolo la posso fare direttamente io”. I militanti, sono increduli, entusiasti. “Enrico è uno di noi”. E lui, prima di scusarsi: “Mi perdonerete se torno a casa, ma devo finire il discorso”, dà un ultimo segnale: “Bisogna resistere, dare l’esempio a tutti quelli che ci stanno intorno”.
La sua segreteria è già cominciata: con un giorno di anticipo, dalla sezione Pd di Testaccio, cuore (ex) popolare di Roma
(da agenzie)
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