EUGENIA ROCCELLA È LA MINISTRA PER LA FAMIGLIA, PER LA NATALITÀ E PER LE “GAFFE”
DOPO GLI SCIVOLONI SULL’INVERNO DEMOGRAFICO E SULLA SANTANCHE’ PARAGONATA A ENZO TORTORA, LA ROCCELLA CI FA PURE SAPERE CHE “AI CANI NON BISOGNA DARE I NOMI DEI BAMBINI”
Eugenia Roccella è la ministra per la Famiglia, per la Natalità, per le Pari opportunità e per le “gaffe”. Che stanno diventando la sua specialità.
La Roccella è figlia di Franco, uno dei fondatori del Partito Radicale, e della pittrice femminista Wanda Raheli: debutta in politica nel Movimento di liberazione della donna e, nel 1975, a 22 anni, scrive il libro Aborto: facciamolo noi. Poi cambia idea. Di botto. Su tutto. Sostiene il movimento del Family Day e si schiera efferata contro la pillola abortiva e le unioni civili, contro il reato di omofobia e il suicidio assistito, contro il divorzio breve e la procreazione assistita, argomento che, tragicamente, ignora.
Infatti un giorno se ne esce dicendo che in Italia «non si fanno figli perché si preferisce lo spritz», insultando, mortificando così le migliaia di coppie che – in un percorso di dolore e di speranza – lottano per riuscire ad averlo, un figlio. Le chiedono allora cosa pensi del caso di Daniela Santanchè, la ministra indagata per “bancarotta” e “falso in bilancio”: e lei osa paragonarla a Enzo Tortora.
Insistono: vabbé, ci dica almeno qualcosa di serio su Ignazio La Russa, che interroga e assolve in salotto il figlio accusato di stupro. E lei, invece di rispondere che il presidente del Senato, seconda carica dello Stato, avrebbe dovuto tacere e affidarsi alla giustizia, dice solenne: «Non entro nelle frasi d’un padre». La Roccella poi ci fa pure sapere – con analoga solennità – che «ai cani non bisogna dare i nomi dei bambini».
No, scusi, mi faccia capire: io non avrei dovuto chiamare Ciro il mio adorato bassotto, mentre La Russa può chiamare i suoi figli Cochis, Apache e Geronimo?
(da Corriere della Sera)
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