EXPO, LA CRICCA SI SPACCA: PRIME AMMISSIONI DI CATOZZO E MALTAURO, NEGANO PARIS E FRIGERIO
GREGANTI IN UNA CELLA 4 X 2 SCEGLIE IL SILENZIO
Da una parte, il silenzio più glaciale. Dall’altra, le prime ammissioni.
A quattro giorni dagli arresti che hanno fatto ripiombare Milano negli anni bui di Tangentopoli la “cricca degli appalti” – che decideva come spartirsi la succulenta torta dell’Expo 2015 – si comincia a spaccare.
I primi a fare parziali ammissioni davanti ai magistrati, durante gli interrogatori di garanzia che sono andati avanti tutta la giornata nel carcere di Opera, sono stati l’ex segretario regionale Udc della Liguria, Sergio Cattozzo, e l’imprenditore Enrico Maltauro.
Gli stessi immortalati da un video della Procura mentre si scambiano, il 17 aprile scorso in corso Sempione a Milano, una bustarella da 15mila euro.
“I biglietti che ho cercato di nascondere erano quelli su cui ho annotato la contabilità delle tangenti”, avrebbe spiegato Cattozzo al gip, riferendosi ad alcuni foglietti che durante l’arresto ha cercato di nascondere nella biancheria intima, ma che poi ha consegnato ai militari della Guardia di Finanza.
Più o meno sulla stessa linea le dichiarazioni di Maltauro, che davanti al suo avvocato Paolo Grasso ha ammesso alcuni dei fatti che gli sono stati contestati dalle toghe pur specificando di avere con Cattozzo “un rapporto professionale”.
Ha negato tutte le accuse, invece, l’ex senatore di Forza Italia Luigi Grillo. Che davanti al suo avvocato Andrea Corradino ha spiegato di “non aver mai preso soldi da nessuno e di non essersi mai occupato di appalti”.
Ha parlato per più di due ore — conferma il suo legale Luca Troya — il responsabile dell’ufficio contratti di Expo Angelo Paris.
Davanti alle toghe, il manager avrebbe chiarito la sua posizione senza rispondere in maniera specifica alle accuse che gli vengono contestate. Paris ha però insistito per fare una cosa: si è fatto consegnare carta e penna e ha redatto una lettera ufficiale di dimissioni da consegnare alla società .
Nessuna ammissione neanche dall’ex Dc Gianstefano Frigerio, detto ‘o professore. Eppure era proprio sua la voce intercettata dagli uomini delle Fiamme Gialle mentre, al telefono con Cattozzo, illustrava il modus operandi della “cupola dell’Expo”, per dirla con le parole degli inquirenti: “Ci sono tre canali da seguire: il primo è quello con la sinistra, il secondo è quello con le banche e con Gigi Grillo (ex senatore Forza Italia, ndr), il terzo è il mondo cattolico”.
La più enigmatica, però, resta ancora una volta la posizione di Primo Greganti.
A sentire gli indagati, era il “canale rosso” da percorrere per raggiungere “i sindaci comunisti”. L’eminenza grigia che prometteva incontri e accordi fruttuosi con personaggi di spicco dell’area Pd.
Eppure, a 21 anni da Tangentopoli e dalla bufera che ha segnato la fine della Prima Repubblica, ora come allora Greganti resta un rebus.
Il compagno “G”, dal quale nel Pd oggi tutti prendono le distanze nonostante risultasse regolarmente iscritto al partito fino a pochi mesi fa, attraverso il suo avvocato torinese Nicola Durazzo fa sapere di non avere nulla dire.
Non ci sono più le fatiscenti mura di San Vittore, stavolta, ma il carcere di massima sicurezza di Opera, lo stesso che ospita l’ex capo di Cosa Nostra Totò Riina.
Il “compagno G” è stato sistemato in una cella di 4 metri per 2,5, insieme a un altro detenuto. “Mangia, dorme tranquillamente, non parla quasi mai”, fanno sapere dall’istituto penitenziario alle porte di Milano.
Quel che è certo, è che gli interrogatori andranno avanti anche nei prossimi giorni. Perchè è soprattutto la scia delle mazzette che sarebbero state elargite e intascate per accaparrarsi la succulenta torta degli appalti Expo e della Sanità lombarda a interessare i magistrati milanesi.
In particolare, sotto la lente degli inquirenti ci sarebbe il caveau di una banca di Lugano utilizzato per custodire mazzette, riconducibile proprio a Frigerio, da cui avrebbe però attinto anche l’ex senatore Luigi Grillo.
Sono sempre loro, i “danè”, infatti, gli unici indiscussi protagonisti di questa nuova Tangentopoli all’ombra della Madonnina.
Il fruscìo delle mazzette fa da colonna sonora a molte delle intercettazioni telefoniche registrate dagli inquirenti: “Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette….ventuno, trenta, sessantacinque…bene, gli altri me li sistemi tu?”, dice Frigerio mentre conta le banconote.
Soldi che sarebbero stati sistemati, appunto, in una banca svizzera.
(da “Huffingtonpost”)
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