FARAGE LASCIA (MA NON LO STIPENDIO DA PARLAMENTARE), I PRO-LEAVE SI SENTONO TRADITI
LA MALEDIZIONE DELLA BREXIT: DOPO CAMERON E JOHNSON ABBANDONA ANCHE FARAGE… LA RETE SI SCATENA: “CODARDI”
Uno dopo l’altro, escono di scena i principali artefici della vittoria del Leave al referendum sulla Brexit.
Dopo le dimissioni, non ancora effettive, del premier David Cameron — strenuo sostenitore del Remain, ma segnato dal ‘peccato originale’ di aver convocato il referendum — e il passo indietro dell’ex sindaco di Londra Boris Johnson — volto vincente della Brexit, grande favorito nella corsa alla leadership dei Conservatori — oggi è la volta dell’euroscettico Nigel Farage, leader del Partito dell’Indipendenza del Regno Unito (Ukip) e difensore a oltranza della sovranità britannica.
In un’attesissima conferenza stampa a Londra — in cui ci si aspettavano novità sul futuro del partito, e non colpi di scena personali — Farage ha presentato le sue dimissioni dalla guida del partito, spiegando di aver “raggiunto il proprio obiettivo” con la vittoria del Leave al referendum e di volersi “riappropriare” della sua vita.
Farage non si ritirerà da parlamentare europeo, anche se ha espresso l’intenzione di non ricandidarsi.
“Continuerò a sostenere il partito e il suo nuovo leader; seguirò come un falco i negoziati a Bruxelles e interverrò ogni tanto dal Parlamento europeo” — un fatto per cui molti lo accusano di poca coerenza: il suo partito, come abbiamo scritto qui, costa all’Ue la bellezza di 16 milioni all’anno.
L’annuncio delle dimissioni di Farage ha colto di sorpresa la stampa britannica.
C’è chi — come Marina Hyde — invita a non prendere troppo sul serio il suo passo indietro: si tratta infatti delle sue terze dimissioni. Inoltre, alla domanda su un possibile ritorno alla guida del partito in tempo per le elezioni generali del 2020, la sua risposta non è stata vaga: “Vedremo dove saremo tra due anni e mezzo…”. Difficile, nel caso di Farage, dare alle sue parole un significato univoco.
Prima di diventare il capo del partito populista anti europeo ed essere eletto come deputato al parlamento di Strasburgo, Farage ha lavorato come broker alla borsa di Londra. Non è chiaro se è questo che vuole tornare a fare. Non si può escludere che alla base della sua decisione ci sia qualche “scheletro nell’armadio”: in passato è stato spesso detto che beve un po’ troppo, anche se nessuno lo ha mai descritto come un alcolizzato.
Potrebbero aver pesato le tensioni all’interno dell’Ukip, di cui le dichiarazioni di Carswell sarebbero solo la punta dell’iceberg.
Fatto sta che — terzo caso in pochissimo tempo — la scena politica britannica perde uno dei protagonisti di questo nuovo — e incerto – corso.
Debora Orr, del Guardian, dà voce al pensiero generale, almeno degli osservatori dal Continente: “di tutti coloro che hanno architettato la Brexit, praticamente ne rimangono pochissimi in campo per affrontare la crisi che hanno provocato”.
(da “Huffingtonpost“)
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