FCA-RENAULT: DI MAIO NON PERVENUTO
IL GOVERNO ITALIANO ERA INFORMATO… “NESSUNO SI OCCUPA DI POLITICA INDUSTRIALE, MANCA UNA VISIONE, RESTANO SPETTATORI INERMI”
Nel governo francese, a iniziare da Emmanuel Macron, la proposta lanciata da Fca per una fusione con Renault era conosciuta da tempo.
Prima cioè del 27 maggio, quando è stata resa pubblica. E tutti avevano detto sì
Sapeva tutto anche il governo italiano, che è però rimasto disallineato e soprattutto impotente.
E proprio perchè tutti sapevano e soprattutto nessuno aveva sollevato obiezioni, l’atmosfera era positiva. Anche perchè tutti, spiegano le stesse fonti, erano a conoscenza anche del fatto che si stava parlando di un memorandum of understanding non vincolante, qualcosa insomma di amichevole, non per questo poco serio, ma sicuramente meno perentorio, in termini di conseguenze, di un vero e proprio accordo. Questa tipologia di memorandum ingloba in sè anche la possibilità per uno dei due contraenti di dire grazie e arrivederci, la cosa non ci interessa più.
Le richieste dello Stato francese erano: una sede operativa in Francia, garanzie stringenti su occupazione e siti industriali, un posto per il governo nel consiglio di amministrazione della società che sarebbe nata dalla fusione e la poltrona dell’amministratore delegato.
Quando mercoledì il consiglio di amministrazione di Renault ha messo nero su bianco la strategia del rinvio pensata dal governo francese, i piani alti di Fca hanno deciso che era arrivato il momento di ritirare la proposta.
Giovedì mattina la comunicazione pubblica, accompagnata a metà pomeriggio dal commento del presidente di Fca, John Elkann, illustrato in una lettera inviata ai dipendenti
Oltre alle parole di Elkann lo confermano fonti vicine al gruppo, che mettono in evidenza come oramai la strada sia compromessa. Quel che poteva essere non sarà più.
La storia recente aiuta a comprendere quanto il fattore politico, sul fronte francese, abbia sempre condizionato le relazioni economiche tra i player dell’automotive.
E il ruolo dello Stato in Italia? Meglio del governo gialloverde? Secondo quanto riferiscono fonti di governo, il management di Fca ha informato i rappresentanti dell’esecutivo fin dall’inizio, tenendoli costantemente aggiornati sull’evoluzione della trattativa con Renault.
Ci sono stati contatti telefonici con Luigi Di Maio, in qualità di ministro dello Sviluppo economico, e con Giovanni Tria.
Una volta informato cosa ha fatto il governo? Dal 27 maggio a oggi Di Maio si è limitato a dire che la situazione era sotto monitoraggio, ma non risultano interventi di dialogo o pressione, al di là della direzione auspicata, nei confronti del governo francese.
D’altronde i 5 stelle, di cui Di Maio è il capo politico, non hanno nascosto la loro contrarietà a un atteggiamento interventista in questa partita
Il dato dell’incapacità del governo italiano di giocare un ruolo in questa vicenda è evidente. Lo dicono le opposizioni, i sindacati, ma lo dicono anche le mancate azioni. Giuseppe Berta è ritenuto il massimo storico dell’industria automobilistica in Italia. Spiega chiaramente al nostro giornale questa sfaccettatura: “Il governo è assente. Di Maio non parla mai di politica industriale, ma solo di welfare, di reddito di cittadinanza. Chi si occupa di politica industriale? Non c’è una visione, ma solo interventi quando magari c’è una crisi aziendale. Nella cultura dei 5 stelle, così come in quella della Lega, non c’è una persona che abbia la strumentazione adattata per questo. Non c’è nessuno che si occupa delle politiche delle imprese”.
Non è una novità secondo Berta perchè “con eccezione del piano industria 4.0 di Calenda, l’Italia non ha una politica industriale da tempo”, ma le partite si giocano oggi e soprattutto in tempi strettissimi, come ha dimostrato la storia di Fca-Renault. E il governo è rimasto alla finestra. Spettatore inerme di dinamiche ideate e alimentate a Parigi.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply