FESSI, BUGIARDI O DISTRATTI
COME ALL’ASILO: “NON SONO FESSO” “E IO NON SONO BUGIARDO O DISTRATTO”… CONTINUA LO SCAMBIO DI ACCUSE TRA SALVINI E DI MAIO, DOMANI MERENDINE PER TUTTI
Salvini non vuole passare per fesso, Di Maio non vuole passare per bugiardo. Continua il singolare e grottesco botta e risposta a distanza tra Lega e M5S sul condono previsto dal decreto fiscale, e che domani sarà rivisto nel Consiglio dei ministri convocato dal premier Giuseppe Conte per sciogliere il nodo dell’articolo 9. Da un lato il leader della Lega dal Trentino, dove è impegnato per la campagna elettorale, si è detto disponibile a rivedere al norma contestata che consente, oltre a una “pacificazione” fiscale per le piccole somme non versate al Fisco anche lo scudo penale e il rientro di capitali dall’estero.
Ma al tempo stesso ha ricordato che “Conte leggeva e Di Maio scriveva” quello che era il frutto dell’accordo politico.
Non si è fatta attendere la replica di Di Maio, in una diretta facebook: “Nel testo del decreto letto lunedì sera c’era la dichiarazione integrativa con dentro il condono penale, dentro i capitali dall’estero? No, perchè quello è stato oggetto di una riunione politica e Conte ha letto i termini generali dell’accordo in Cdm.
“Sono contento che non c’è volontà di andare avanti con il condono, a sentire le dichiarazioni della Lega. Domani sistemiamo ma rivedremo i regolamenti del Cdm: ci devono essere procedure più chiare, così se qualcuno si distrae resta tutto agli atti e non ci sono malintesi”.
In una nota di Palazzo Chigi, poi, si chiarisce: “La cosiddetta dichiarazione integrativa (condono: art.9) è stata oggetto di una discussione politica che si è protratta a lungo sino all’inizio dei lavori del Consiglio dei ministri. Su di essa si è formato un accordo politico e sulla base di esso, riassunto dal presidente Conte a beneficio dei presenti, si è entrati in Consiglio dei ministri. La bozza del decreto fiscale che gli uffici hanno fatto trovare durante il Consiglio dei ministri non conteneva la dichiarazione integrativa di cui all’art. 9: questa norma risultava in bianco proprio perchè l’accordo politico è stato raggiunto poco prima e gli uffici non hanno fatto in tempo a tradurlo sul piano della formulazione tecnico-giuridica”.
A consiglio avviato, spiegano da Chigi “è stato portato al presidente conte un foglio contenente una prima traduzione tecnica dell’accordo politico: in pratica l’art. 9 sulla dichiarazione integrativa. Il foglio non è stato distribuito a tutti i ministri presenti e il presidente si è limitato a riassumere a beneficio di tutti i termini dell’accordo raggiunto sul punto, riservando a un momento successivo la verifica tecnica come è normale che sia per tutte le disposizioni giuridiche. Non c’è stata quindi la verbalizzazione specifica del contenuto dell’art. 9, Il cui testo, appena arrivato, andava comunque verificato successivamente nella sua formulazione corretta dagli uffici della presidenza”.
(da “Huffingtonpost”)
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