FINALMENTE UN GROSSO SUCCESSO POLITICO DELLA LEGA: IL FIGLIO DI BOSSI RIFA’ L’ESAME DI MATURITA’
ALTRO CHE FEDERALISMO…LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE ERA OTTENERE DAL TAR L’ANNULLAMENTO DELL’ENNESIMA BOCCIATURA DELL’EREDE AL TRONO… SCONFITTI “I DOCENTI CHE NON VENGONO DAL NORD E CHE MARTORIANO I NOSTRI FIGLI”…IL 13 OTTOBRE SI REPLICA…. INDOVINATE COME ANDRA’ A FINIRE…
Come nelle migliori tradizioni aristocratiche, prima dell’avvento delle democrazie portatrici delle più sordide istanze plebee e dove vengono eletti pseudo rappresentanti del popolino che notoriamente pensa solo ai quattrini e ad avanzare l’ingiustificata pretesa di mangiare persino due volte al giorno, è risaputo da tempo che l’erede designato al trono della monarchia assoluta del Ducato di Padagna ( lo Stato astratto del magna magna) sia da identificare nel giovin figliolo di corte Renzo Bossi, figlio prediletto del Senatur.
Non essendo ancora vigenti le norme gelminiane sulla meritocrazia scolastica, peraltro di difficile applicazione con tutti questi insegnantacci meridionali che pullulano nella scuola, il fatto di essere stato respinto un paio di volte agli esami in tal caso non farà certo testo.
La cultura, l’educazione e la finezza del padre sono qualità più che sufficienti per succedergli adeguatamente, meglio di tanti encomi scolastici.
A dire il vero questa estate il padre Umberto aveva già denunciato le “trame eversive” dei docenti meridionali affermando “Un nostro ragazzo è stato bastonato agli esami perchè aveva portato una tesina su Carlo Cattaneo” e successivamente aveva rincarato la dose “Non possiamo più lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord”.
La “vittima del Sistema” era ovviamente il figlio Renzo, bocciato per la seconda volta nel suo iter scolastico. In verità il ragazzo, disdegnando la scuola pubblica, si era presentato da privatista al lussuoso liceo scientifico Bentivoglio di Tradate e a luglio i professori lo avevano bocciato per non aver superato lo scoglio dei tre scritti e dell’orale.
In quell’occasione , nel rispondere alle accuse, il rettore dell’Istituto religioso Bentivoglio, don Gaetano Caracciolo, aveva precisato ” La tesina non c’entra nulla, è solo una delle prove da affrontare, la verità è semplicemente che il ragazzo nella somma di tutte le prove sostenute, non ha raggiunto il punteggio di sessanta, il minimo per la promozione”.
Il caso sembrava destinato a finire in archivio, anche se le polemiche sulla discriminazione dei figli del profondo nord sono andate avanti tutta l’estate.
Qualcuno si era anche chiesto per quale mai recondita ragione il figlio del Senatur non potesse continuare a frequentare una normale scuola pubblica, invece che fare il privatista di lusso con scarso successo.
Ma la rivoluzione covava sotto la cenere, sotto forma di un borghesissimo ricorso al Tar, riservato solitamente a quei padri che si ostinano a voler pensare di avere un genio in famiglia, anche quando i riscontri dimostrano tutto l’opposto.
Solitamente il Tar ha altre cose più serie a cui pensare e liquida velocemente questo genere di ricorso scolastico, mandando a casa con le pive nel sacco il ricorrente.
Ma che strano caso… qua avviene invece il miracolo, di cui sono ignote le motivazioni, una vicenda atipica.
Il Tar accoglie il ricorso del giovane aristocratico rivoluzionario, appoggiato da agguerriti specialisti del diritto amministrativo e darà all’erede designato una seconda chance.
Tutti riconvocati il 13 ottobre al Bentivoglio di Tradate, candidato e docenti, per un secondo round che sa di farsa. Lo studente verrà nuovamente interrogato dagli stessi professori e le tre prove scritte dovranno essere “rivalutate”, ovvero quelle che erano state giudicate insufficienti se le dovranno rileggere ancora.
In pratica tra sentenza del Tar e pressioni politiche, tra attacchi personali e legittima esigenza del quieto vivere, scommettiamo come andrà a finire?
Peccato che per tanti altri figli che non appartengono alla Casta aristocratica della Padagna le cose a scuola vadano diversamente…
Forse anche perchè studiano: in famiglia mantenerli a scuola è un sacrificio economico grande e loro, da figli responsabili, si fanno promuovere senza aver bisogno dei ricorsi al Tar.
Chi dissentisse da questa impostazione comunque può sempre iscriversi al “Comitato trota libera”… ( per l’indipendenza dei fiumi e dei figli della Padagna, ovvio).
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