FINI, DAI RETTA A NOI: BASTA COI BORDELLI, FUORI I COLONNELLI
CIRCONDATI DI GIOVANI, DI MILITANTI CHE AMANO L’ITALIA E NON LA POLTRONA: A CERTI SOGGETTI HAI CONCESSO FIN TROPPO… LA BASE DI FUTURO E LIBERTA’ STA CON LE TESI DI GRANATA E BOCCHINO E CONTRO LA FINTA DESTRA AFFARISTICO-RAZZISTA BERLUSCONIANA, ALTRO CHE COLOMBE CHE RAPPRESENTANO SOLO SE STESSE (E NON SI FANNO CONTARE)
Dall’assemblea Costituente di “Futuro e Libertà ” sono emerse luci ed ombre. Di positivo il radicamento di Fli sul territorio, la volontà di dibattere di politica della sua media classe dirigente, la crescita di una generazione di giovani estranei alla logica partitocratica, la volontà di Fini di liberarsi di lacci e lacciuoli correntizi, “vere metastasi” che quel mondo umano sembra destinato a portarsi dietro (come tutti i partiti).
Di sobrio, ma non certo innovativo o dirompente, va segnalato il discorso conclusivo di Fini incentrato su una efficace analisi della società contemporanea, su una abile anche se tardiva provocazione uso media ( la sfida a Berlusconi a dimettersi insieme) e sulla collocazione “a destra” di Futuro e Libertà .
Capitolo a parte il richiamo alla fine del correntismo interno che merita da solo la sufficienza.
Partiamo dalla collocazione di Futuro e Libertà : per tre giorni qualcuno si è sentito in dovere di ribadire che “Fli sta a destra e non tratterà mai con la sinistra”.
Così facendo si è andati dietro a quei quattri cialtroni di pidiellini che lo usano come argomento diffamatorio da mesi (tipo il “kompagno Fini”), veicolandolo attraverso i loro quotidiani di regime e la manovalanza delle macchiette nostalgiche alla Storace (ovvero dei servi dei servi).
Ma, caso strano, argomento utilizzato anche da qualche esponente di Futuro e Libertà per una lotta interna a chi rivendicava autonomia comportamentale.
Qualcuno che “teme” che Fli possa spostarsi troppo a sinistra, tanto per capirci.
Una questione che poteve essere liquidata con i seguenti argomenti in pochi minuti:
1) Se cercate comunisti, socialisti e piduisti, cari peracottari pidiellini, cercateli a casa vostra e non rompete i coglioni: chiedete per referenze a Bondi, Cicchitto, Tremonti, Berlusconi, Brunetta, ecc.
2) Chi non è di destra è il Pdl, rappresentando una deriva affaristico-razzista che ha tradito persino il proprio programma, oltre che essersi venduto la destra italiana alla Lega solo per salvare il culo del premier dai bunga bunga dei suoi processi.
3) Chi non è coerente è chi parla di meritocrazia, come la Gelmini, ma ha sostenuto gli esami di Stato a Reggio Calabria perchè a Brescia erano più difficili, chi ha cambiato cinque partiti in due anni come i “responsabili”, alias il partito dei venduti, chi come Lupi e Formigoni hanno respirato l’incenso delle sagrestie per finire a difendere dei corrotti e dei puttanieri, tanto per limitarci a qualche esempio.
4) Essere di destra non vuol dire affogare i clandestini, sputare sul tricolore, mettere in discussione l’unità nazionale, favorire le regione più ricche e discriminare gli italiani.
Questo vuol dire solo rappresentare la feccia e gli egoismi del nostro Paese.
Non abbiamo sentito dire una parola da coloro che hanno posto la pregiudiziale “mai a sinistra”: non li abbiamo mai sentiti affermare con altrettanta chiarezza “mai con la Lega”.
Eppure questa affermazione “di destra vera” dovrebbe costituire la discriminante culturale e ideologica di un sano partito di destra.
Al massimo qualche buffetto alle “intemperenza leghiste”, qualche accenno al “federalismo malfatto”, nessuna presa di posizione netta del tipo: “dove c’è la Lega, noi saremo dall’altra parte”.
A questi “finti destri” che si qualificano ancora di “scuola almirantiana” vorremmo solo ricordare le battaglie che la destra di un tempo fece per tutelare l’unità nazionale: a questi cialtroni, se fosse vivo, Almirante manderebbe una diffida legale dal’usare il suo nome.
No, l’importante è non “andare a sinistra”, è non fare “alleanze temporanee” per far crollare la finta destra berlusconiana, guai.
Meglio tenersi i gran sultani di Puttanopoli, i ministri-cavallo che scalciano i giornalisti, le donne ex verticali finite prone, i coordinatori inquisiti, i sottosegretari sospettati di essere mafiosi, i ministri corrotti.
Ma andiamo all’appello di Fini che annuncia: “basta coi colonnelli, non voglio ripetere l’esprienza di An, le correnti sono la metastasi dei partiti, stavolta i collaboratori li scelgo io”.
Ecco la prima fila degli Urso, dei Ronchi, dei Viespoli scattare in piedi nell’applauso uso telecamere, salvo poi litigare per due poltroncine.
Senatori che minacciano di uscire dal partito, discussioni che vanno avanti per ore, organigrammi che cambiano in continuazione:
Che putridume è mai questo?
Sono mesi che alcuni senatori annacquano ogni decisione di Fini.
Ora si permettono di porre un veto su Bocchino, l’unico che televisivamente buca il video?
Se ci dovessero essere elezioni anticipate chi meglio rappresenterebbe Futuro e Libertà ?
La passione e la battaglia per la legalità di Fabio Granata o la soporifera dialettica di Urso che riesce a farsi mettere sotto persino da quella stampella d’armadio della Biancofiore?
La battuta pronta e l’analisi di Bocchino o il ritmo da “tazzariella ‘è cafè” di Viespoli?
In ogni caso il vice di Fini deve rappresentare il partito e la sua base militante: allora perchè non è stato fatto votare dall’assemblea?
Chi si è opposto a questo atto democratico?
Non a caso le colombe che avrebbero al massimo preso il 20% dei voti (e siamo larghi).
Ci voleva la pazienza di Fini ad offrire loro 4 posti sui 6 che contano per sentirsi poi anche ricattare “se scegli Bocchino, noi usciamo dal partito”.
Se fossimo in Fini gli avremmo già indicato la porta, accompagnandoli a calci nel culo.
Basta con le mediazioni quotidiane, si affidi il partito a gente onesta, disinteressata e capace, si aprano sedi, si faccia politica sul territorio, si dia spazio ai giovani e alle donne.
Fli non decollerà mai finchè sarà rappresentato da arrivisti, ricattatori e “prudenti”.
Se si apre una fase nuova ci vuole una mentalità nuova: chi ci sta bene, altrimenti fuori dai coglioni.
E’ cosi che aumentano i voti, non rincorrendo quattro bertucce.
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