FINI PRONTO A SCIOGLIERE FLI: MAI CON GLI ANTI MONTI
IL LEADER VERSO UN POLO RIFORMATORE… NUOVA SVOLTA SUGLI OMOSESSUALI: VANNO TUTELATE LE UNIONI TRA PERSONE
«Un nuovo polo europeo, patriottico e riformatore». Gianfranco Fini sceglie il centro congressi di Eataly, neotempio dei gourmet romani (tra loro c’è anche Italo Bocchino), per lanciare ufficialmente la campagna elettorale.
All’ultimo piano del mega centro, dopo aver superato fritti e mozzarelle di bufala, culatelli di Zibello e piadine, ecco l’assemblea nazionale di un partito che, come molti altri, deve ancora decidere la sua direzione di marcia.
Niente «proposte choc», nonostante gli annunci della vigilia.
Ma il leader di Fli prova a mettere qualche punto fermo nella complicata strategia delle alleanze.
Barra dritta al centro, con due veti.
Uno a destra e uno a sinistra: no a un Pdl che rimanga agganciato alla Lega e resti antimontiano; no a un Pd che si allei con Vendola.
Fini comincia con una spietata autocritica: «Alle Amministrative abbiamo dimostrato la nostra marginalità e in certi casi ininfluenza».
Archiviato anche il Terzo polo, inteso come alleanza tra partiti (Fli, Udc e Api): «È stato percepito come una somma di entità , uno stare insieme per disperazione. Oggi non esiste più il Terzo polo per come è stato concepito, ma le potenzialità di quella operazione sono ancora più valide di prima».
E allora ecco la nuova rotta, che incrocia da vicino quella di Monti: «Il giudizio verso il governo sarà la cartina di tornasole per le future alleanze. Non staremo mai con chi ha contestato l’esecutivo Monti».
Di più, Fini non esclude affatto che del suo progetto entrino a far parte anche esponenti del governo («Non il presidente del Consiglio», precisa).
Già , ma qual è il progetto?
Troppe le variabili per dirlo subito.
Si guarda naturalmente al centro e magari anche a Luca Cordero di Montezemolo (a pochi metri da qui partono i suoi treni Italo).
Il partito più vicino è naturalmente l’Udc, ma non mancano le differenze di vedute.
Casini ha aperto a un patto tra moderati e progressisti.
Ma Fini cita il leader di Sel: «La foto di Vasto è salda. E ha ragione Vendola quando dice che non si può staccare Di Pietro dalla foto. Bersani è simpatico e bravo ma qui non si tratta di smacchiare i giaguari».
E dunque via a un nuovo attivismo per «dimostrare che non siamo un partito in liquidazione», in vista dell’assemblea dei 1.000 di settembre, «quando speriamo siano maturi i tempi del confronto con altri».
Intanto Fini ripete alcuni punti fermi: legge elettorale uninominale con maggioritario secco (plauso di Marco Pannella); semipresidenzialismo (plauso di Ignazio La Russa); ius soli e cittadinanza per «la generazione Balotelli»; detrazione dell’Imu dalla dichiarazione dei redditi; «un quadro giuridico per regolare le unioni tra persone», vedi alla voce «coppie di fatto», «senza mettere in discussione la famiglia».
Questa è la linea dentro Fli, dice Fini: «O si è d’accordo o se ne prende atto».
Alessandro Trocino
(da “Il Corriere della Sera”)
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