FIRENZE: UN 16ENNE HA ACCOLTELLATO TRE BULLI CHE LO PERSEGUITAVANO DA MESI, DOPO CHE LE DENUNCE E LE SEGNALAZIONI DEI SUOI GENITORI ERANO STATE IGNORATE
HA FATTO BENE, E’ LEGITTIMA DIFESA IN ASSENZA DELLO STATO
Per mesi è stato aggredito dai bulli, preso in giro, malmenato davanti agli amici che, spaventati, hanno iniziato a non uscire più insieme a lui. Nonostante i genitori avessero sporto denuncia, insulti e scherzi di cattivo gusto sono proseguiti. Dopo l’ennesimo episodio di violenza, un ragazzino di 16 anni ha deciso di farsi giustizia da solo: ha reagito e ha accoltellato tre dei suoi aggressori, adolescenti come lui.
È successo in provincia di Firenze nel luglio del 2020. Ora, il sedicenne rischia di finire a processo davanti al Tribunale dei minori insieme ai ragazzini che lo avevano preso di mira. Sono accusati di rissa e l’udienza preliminare a loro carico sarà in settembre davanti al gup del capoluogo toscano.
Nel capo di imputazione si legge che i ragazzini hanno preso parte a una «contesa violenta con offese incrociate all’altrui incolumità». I tre bulli, secondo il pm, sono stati accoltellati dal sedicenne che ha dichiarato di avere reagito alle provocazioni. Lui si è giustificato dicendo di non avere utilizzato un’arma – che non è stata trovata -, ma di essersi difeso dall’aggressione con una chiave affilata. Circostanza che, ora, dovrà essere chiarita in aula. Il giudice, comunque, ha dato agli imputati la possibilità di risolvere la questione con un accordo conciliativo tra le parti.
Ma ecco i fatti. I genitori del ragazzino hanno ripercorso l’escalation di prese in giro e insulti nelle denunce. Hanno raccontato che l’8 luglio 2020, vicino a una pizzeria, il ragazzino era stato accerchiato dai bulli. Erano in 7 e non era la prima volta che lo prendevano di mira. In quell’occasione era stato sfidato a fare a botte, ma lui aveva risposto di non volere problemi. «Se ti tiro un pugno ti stendo e ti lascio qui per terra», gli avrebbe detto il capobanda. Il 14 luglio, pochi giorni prima, il sedicenne era stato aggredito mentre era con un amico.
Era stato accerchiato e, intorno al gruppo, si era anche formato un capannello di coetanei. Uno dei bulli gli aveva tirato degli schiaffi in faccia per provocarlo e, visto che non reagiva, lo aveva spinto a terra facendolo cadere dalla bicicletta. Il ragazzino era stato minacciato, gli era stato detto che non poteva frequentare quel quartiere e che, se lo avessero trovato ancora lì, gli avrebbero «spaccato la faccia». Una situazione che, hanno sottolineato i genitori nell’ultima denuncia, aveva provocato al ragazzino un forte stato di ansia: il sedicenne, intimorito, aveva smesso di frequentare determinati luoghi per timore di incontrare i bulli.
Aveva anche paura ad uscire di casa la sera e diversi amici avevano smesso di frequentarlo per timore di venire coinvolti nelle aggressioni. Il 16 luglio i genitori, dopo varie segnalazioni, erano andati dai Carabinieri. Era stato detto loro che erano stati segnalati altri casi di bullismo simili. Il giorno successivo, erano tornati dai militari depositando una serie di messaggi inviati al ragazzino tramite WhatsApp.
Ecco poi il racconto della sera della rissa. Era il 18 luglio 2020. Dall’ultima denuncia dei genitori emerge che il ragazzino è stato nuovamente circondato mentre era insieme a un amico. Uno dei bulli ha danneggiato la bici del sedicenne, rompendo una lucina e sgonfiando la ruota posteriore per impedirgli di andarsene. È poi stato colpito con un pugno e con un calcio. Vedendolo scappare, uno degli imputati lo ha inseguito, gli si è gettato addosso e lo ha fatto cadere. A questo punto il sedicenne – a suo dire – si sarebbe difeso colpendo gli altri componenti del gruppo.
Ad assistere il ragazzino è l’avvocato Eugenio Pini, legale del Centro Nazionale Contro il Bullismo – Bulli Stop, presieduto dalla professoressa Giovanna Pini. «È una vicenda triste, dei ragazzi così giovani potrebbero improntare la loro esistenza sull’amicizia e sul rispetto reciproco, anziché sulla sopraffazione. Ho molto apprezzato l’acutezza del giudice, che ha indirizzato le parti, a prescindere dall’esito processuale, verso un tentativo di conciliazione».
(da il Messaggero)
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