FLOP ALBANIA, IL GOVERNO ORA VUOLE SCEGLIERSI PURE I GIUDICI D’APPELLO
AAA CERCASI DISPERATAMENTE MAGISTRATI SOVRANISTI E UN POCHINO RAZZISTI DISPOSTI A VIOLARE LE LEGGI
Prima ha tolto loro la competenza. Ora che, per carenze di organico, se li sono ritrovati in Appello, il governo vuole proprio inibirli. L’obiettivo è chiaro: evitare che gli stessi giudici delle sezioni specializzate sull’Immigrazione possano essere trasferiti e quindi decidere anche in Corte di Appello sul trattenimento dei migranti. Stessi giudici, sentenze fotocopia, è il mantra del governo dopo la sentenza di venerdì che ha respinto il trattenimento di altri 43 migranti portati nel centro di Gjader, in Albania. Insomma, provarle tutte per tenere in piedi il traballante protocollo con Tirana.
Così, dopo l’emendamento al decreto Flussi che ha spostato la competenza dalle sezioni specializzate sull’Immigrazione alle Corti di Appello, ora i vertici dell’esecutivo stanno lavorando a una norma ulteriore: un provvedimento, anticipato ieri da Repubblica, che impedisca ai giudici delle sezioni sull’immigrazione di decidere anche in Corte d’Appello. Della norma si sta occupando Palazzo Chigi con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che non ha coinvolto i ministeri di Giustizia e Interno.
Per capire la questione è necessario fare un passo indietro. Dopo le molteplici pronunce delle sezioni dei Tribunali specializzate sull’immigrazione, che nei mesi scorsi non hanno convalidato il trattenimento dei migranti nei centri in Albania, a gennaio il governo ha presentato un emendamento al decreto Flussi per spostare la competenza in capo alle Corti d’Appello. Il motivo era semplice: l’esecutivo accusava i giudici di quelle sezioni di essere “politicizzati”.
Problema: lo spostamento, da un giorno all’altro della competenza non è andata di pari passo con l’aumento del personale nelle Corti d’Appello. Che già oggi sono carenti di magistrati. Figurarsi se devono anche decidere sui singoli ricorsi dei migranti sbarcati in Italia e trattenuti nei Cpr in Albania. Così, per applicare la nuova norma, alcuni degli stessi giudici sono stati spostati in Corte d’Appello. La prima sentenza arrivata venerdì ha prodotto lo stesso risultato dei mesi precedenti: respinto il trattenimento dei migranti.
Così adesso i vertici del governo e di Fratelli d’Italia pensano a una norma per evitare esplicitamente che i giudici delle sezioni immigrazione possano essere spostati e decidere anche in Corte d’Appello. Un provvedimento, si capisce, non facile da scrivere perché si presterebbe facilmente a questioni di incostituzionalità o in grado di mandare all’aria i Tribunali di tutta Italia. Per questo è stata affidata all’ex magistrato Mantovano, in raccordo con i capigruppo di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami e Lucio Malan.
Una soluzione ancora non c’è ma ci sono tre ipotesi sul tavolo. Le prime due, seppur in senso contrario, si rifanno al parametro dell’anzianità, di età o di servizio. Nel primo caso, la norma sarebbe scritta in modo che sopra una certa età i giudici delle sezioni specializzate non possano essere trasferiti in Appello.
Nel secondo, invece, si darebbe la possibilità anche alle toghe al primo incarico di poter decidere in Appello, superando quindi il problema della carenza di organico. Due soluzioni più semplici da scrivere perché basate sul parametro oggettivo dell’anzianità, ma che potrebbero anche non essere efficaci: non è detto che solo in base all’età il governo riesca a eludere che gli stessi giudici di primo grado decidano anche nel secondo.
L’altra ipotesi, ma molto più complicata, è quella secondo cui chi si è già pronunciato in primo grado sulla stessa materia non possa farlo in Appello. Una norma che valga per tutti i giudici tout court è impensabile perchè manderebbe in tilt i tribunali di tutta Italia.
Il nuovo provvedimento dovrebbe riguardare solo la materia dell’immigrazione, ma in questo caso si presterebbe a facili ricorsi: perché scrivere una norma del genere solo per le decisioni sui reati legati all’immigrazione e non, per esempio, a quelli sulla corruzione?
Queste sono le ipotesi del nuovo provvedimento. Anche sul metodo non c’è un’idea chiara: il governo potrebbe decidere di fare un decreto ad hoc o un emendamento parlamentare a un decreto in via di conversione in Parlamento. Con la seconda opzione, la maggioranza potrebbe provare a eludere più facilmente il controllo del Quirinale. I tempi, invece, non dovrebbero essere immediati: in settimana ci sarà una prima riunione sul provvedimento.
(da agenzie)
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