FOLCLORICI E URLATORI DEL “BAR DI GUERRE STELLARI” MELONIANO
C’E’ L’URLATORE, IL GIANNIZZERO, IL POLIZIOTTO BUONO E QUELLO CATTIVO
Essere ipermeloniani e filogovernativi non è facile, perché significa quasi sempre difendere l’indifendibile. Ed è ancora più difficile esserlo in tivù, dove le bugie e le arrampicate sugli specchi si amplificano fino a raggiungere livelli mitologici. I talk show italiani, come per ogni governo, sono pieni di fedelissimi del capo (che in questo caso sarebbe “capa”, ma se usi il femminile Donna Giorgia si arrabbia e allora nulla). Ognuno di loro ha un ruolo ben delineato. C’è l’urlatore, c’è il giannizzero. C’è il falco, c’è la colomba. C’è il poliziotto cattivo e quello cattivissimo. Tutti sgomitano per avere più “crocchette” da Meloni e per ottenere quella visibilità mediatica che è poi forse l’unico fuoco (fatuo) con cui certa gente pare voler scaldarsi.
Scegliere in questa assai varia (ma mai avariata, beninteso) umanità non è facile, perché c’è l’imbarazzo della scelta (dunque tocca tenerne fuori troppi) e perché il livello intellettuale non è esattamente quello dei Pasolini e dei De Masi. Mi perdonerete quindi se la lista di adorabili casi (umani?) meloniani che vi apprestate a leggere vi risulterà incompleta e al contempo un po’ indigesta. Questo passa il convento, o se preferite la caserma meloniana, e ci tengo in ogni caso a dire che i nomi che sto per fare valgono per me Gramsci, Churchill e Marcuse. Autentici maestri di vita. Che Iddio ce li conservi, eia eia elalà!
Procaccini. New entry di pregio, correrà alle prossime Europee per Fratelli di Italia. Ultimamente spopola col suo bel capino lindo a Mediaset, dove si è fatto apprezzare per le tesi negazioniste sul cambiamento climatico, per gli attacchi al Fatto e per la difesa – sempre e comunque – delle forze dell’ordine. Non ha mai granché da dire, ma (non) lo dice urlando e sbraitando: è quindi perfetto come Donzelli in diesis minore.
Sardone. Un po’ Calderoli e un po’ Santanchè, ingentilita però (in apparenza) da una presenza scenica da Boschi leghista. Mix irresistibile.
Bolloli, Senaldi & friends. Lo so, vi sareste aspettati Bocchino, ma l’ardito Italo è fuori gara: con lui siamo oltre ogni leggenda di onestà intellettuale allegramente disattesa. È inesatto pure dire che tutti quelli di destra siano poco credibili: la lista di scribi scaltri e informati – dunque non così facilmente disinnescabili – è mediamente nutrita (qualche nome? Borgonovo, Belpietro, Specchia). Molto meglio virare su due professionisti del nonsense involontario e del mirror climbing sfrenato: Bolloli, che sta al governo come Fusani stava a Renzi (però Bolloli è meno antipatica), e Senaldi, uno che riesce con coerenza granitica a parlare di tutto senza saper mai quasi nulla (vantandosene pure). Che campioni!
The Giovanni Floris Camerata Band. Ovvero Storace, Magliaro & (bad) company. Floris ha da tempo creato un genere televisivo a se stante: lo sdoganamento (talora financo la riesumazione) dell’estremista a metà strada tra l’inquietante e il folclorico. Floris si diverte come un matto a (ri)prendere uno Storace o un Magliaro, per poi sguinzagliarli ogni settimana contro le Piccolotti e i Di Battista. Ne deriva una sorta di bar di Guerre stellari postmoderni, riletto però in salsa littoria fuori tempo massimo. Una meraviglia per palati fini.
Donzelli. La concorrenza è sempre più agguerrita, ma niente paura: nessuno potrà mai togliergli lo scettro di Gasparri meloniano. Voce da Donald Duck incarognito, faccette a raffica, urletti stizziti, elencazione di dati ad minchiam desunti dagli appunti cestinati di Delmastro, chiagnefottismo a iosa, capelli dadaisti e un’urticanza sempre più spiccata e conclamata. Sublime. Il giorno in cui distribuivano talento e simpatia, probabilmente Donzelli era in una cripta del Msi a compulsare avidamente la biografia di Farinacci. Che gigante! Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. (Ma forse staremmo bene anche senza). Buon melonismo a tutti!
(da ilfattoquotidiano.it)
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