FONDI 49 MILIONI LEGA, SENTITO DAI MAGISTRATI L’EX TESORIERE STEFANI: “FECI PRESENTE A MARONI E SALVINI CHE SI STAVA SPENDENDO TROPPO E TROPPO IN FRETTA”
IL CERCHIO SI STRINGE, FU LUI A FIRMARE L’USCITA DI 10 MILIONI DALLE CASSE DEL CARROCCIO VERSO LA SPARKASSE E POI FINITI IN LUSSEMBURGO
Interrogatorio eccellente nell’ambito dell’inchiesta della procura di Genova per il presunto riciclaggio di una parte sostanziosa dei 49 milioni di euro che la Lega avrebbe dovuto restituire dopo la truffa dei rimborsi elettorali e la condanna del senatur Umberto Bossi
E’ stato infatti sentito in gran segreto dagli inquirenti Stefano Stefani, ex deputato e presidente federale della Lega Nord delle origini ma soprattutto tesoriere del Carroccio nella delicatissima fase della deposizione di Bossi a causa degli scandali giudiziari e dell’arrivo ai vertici del partito di Roberto Maroni segretario e Matteo Salvini suo vice e poco tempo dopo suo successore
Come anticipato nei giorni scorsi da Repubblica, Stefani è colui che firmò, in quanto tesoriere, la fuoruscita dalle casse del Carroccio dei 10 milioni di euro che, sempre secondo la ricostruzione accusatoria, sarebbero poi finiti in Lussemburgo.
Nel gennaio del 2013 Stefani in compagnia dell’avvocato Domenico Aiello, tra i più fidati consiglieri di Maroni, si presenta nella filiale milanese della Sparkasse, la Cassa di Risparmio di Bolzano presieduta ieri come oggi da Gerhard Brandstà¤tter che di Aiello fu socio in affari.
I finanzieri, durante le perquisizioni in Sparkasse del giugno scorso hanno sequestrato gli atti di apertura di quel conto. Di cui per altro parlava lo stesso Aiello — non indagato – in una telefonata intercettata nell’ambito dell’inchiesta Breakfast della procura di Reggio Calabria di cui diede notizia il Fatto Quotidiano nel 2016.
La Sparkasse era un “porto sicuro” per la Lega, sia per via delle buone entrature di Aiello, sia perchè garantiva un tasso di interesse esclusivo, del 3,5%, un vero favore di cui si resero conto gli stessi funzionari della banca quando, in un’altra telefonata anch’essa acquisita dalla procura di Genova, dicevano ad Aiello che se qualcuno “venisse a fare dei controlli nel senso che mi dicono: ‘perchè tutti gli altri clienti con patrimoni grossi hanno l’1,5 e questo ha il 3,5?”
In realtà , pare che il tasso fosse frutto di un equivoco. Il denaro avrebbe dovuto essere trasformato in strumenti finanziari, sennonchè la legge vieta ai partiti tali operazioni. Nel 2014, ricostruiscono ancora i finanzieri, i dieci milioni escono da Sparkasse in direzione di altre banche e fiduciarie ma nel 2016, secondo la procura, si materializzano di nuovo in un conto di transito Sparkasse e da qui vengono investiti in fondi del Lussemburgo che per gli inquirenti sono strettamente connessi ad alcune società e fiduciarie bergamasche. Quelle gestite da commercialisti amici di Giulio Centemero, attuale tesoriere della Lega.
Il suo predecessore, Stefano Stefani è però l’uomo su cui sembra puntare l’inchiesta genovese per risalire all’origine degli spostamenti dei milioni leghisti.
Forse, proprio preavvertendo il clima, Stefani a fine novembre rilasciò una video interista al sito The Post Internazionale in cui, spiegando di non aver avuto alcun potere decisionale, diceva quasi a giustificarsi: “Feci presente più volte a Maroni e Salvini (all’epoca vicesegretario), che si stava spendendo troppo e troppo in fretta. Nessuno, all’interno del Consiglio Federale, si oppose”.
(da “La Repubblica”)
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