FRUTTA E VERDURA: ECCO CHI AUMENTA I PREZZI
SETTE CATENE DI ACQUISTO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE CONTROLLANO IL 70% DEL MERCATO, STROZZANO I PRODUTTORI ITALIANI E GONFIANO I PREZZI DI VENDITA… NEL 2009 AUMENTO DELL’1% AL CONSUMATORE, MA AL CONTADINO I PRODOTTI PAGATI IL 30% IN MENO… IL RUOLO DELLE OFFERTE SOTTOCOSTO
Li chiamano i “signori dei prezzi”: sono coloro che con le loro decisioni influenzano sia il costo del prodotto all’origine, sia il prezzo di vendita al consumo: sono in tutto sette.
Esattamente come le centrali di acquisto della grande distribuzione che intermediano ormai il 70% dei prodotti freschi venduti in Italia.
Una torta da 80 miliardi di euro, un dato che emerge dal rapporto 2008 della federdistribuzione.
Di questi 80 miliardi, i due terzi si generano e rimangono all’interno della componente distributiva della filiera che va dal campo alla tavola.
Lo certifica uno studio dell’Antitrust sulla grande distribuzione organizzata, ovvero le catene dei supermercati che oggi sono ad ogni angolo di strada e che molti ritengono abbiano una funzione calmieratrice del mercato.
In pratica 50 miliardi di euro, solo per gli alimentari, si generano nell’anello distributivo, in un contesto di mercato che rappresenta ormai un oligopolio.
I venditori dei prodotti freschi sono moltissimi, mentre i grandi acquirenti sono sette in tutta Italia, gli stessi che poi vendono i prodotti nei propri supermercati.
Vediamo chi sono e le rispettive quote di mercato di queste società .
Centrale italiana (Coop, Despar, Sigma, il Gigante) con il 23,4%, Intermedia (Auchan, Pam, Bennet, Sun, Crai, Lombardini) con il 19,2%, Sicon ( Conad, Interdis, Rewe) con il 16,6%, GD (Carrefour, Finiper, Agorà ) con il 16,6%, Esselunga ( Esselunga) con il 9,3%, Esd Italia (Selex) con il 8,5%, Sisa-Coralis-4 (Sisa, Coralis) con il 4%.
Queste aziende della grande distribuzione acquistano direttamente il 77,4% dei prodotti freschi.
Nel 2009 la domanda al consumo di ortofrutta è rimasta stabile, ma il prezzo al bancone di pere, mele, zucchine e ortaggi in genere è aumentato dell’1%.
Le quotazioni al campo di quegli stessi prodotti però sono calate del 30%.
La forbice quindi tende ad allargarsi, segno che le sette centrali stanno comprimendo il costo del prodotto all’origine per aumentare ancora di più il loro margine di guadagno.
Per tagliare i prezzi all’origine le catene usano le vendite sottocosto, nei periodi di punta dei prodotti agricoli.
In pratica si acquistano i prodotti all’estero e si mettono sui banconi a prezzi scandalosamente bassi, inferiori a quelli pagati ai produttori italiani.
Una volta che la forbice delle offerte ha tagliato il prezzo all’origine, costringendo i produttori a stare dietro al mercato, finita la promozione, la catena delle sette sorelle torna ad offrire frutta e verdura a prezzi superiori, ma dopo essere riuscita a comprimere fino al 30% il prezzo al campo. Tutto questo è possibile ovviamente perchè la forza del cartello dei signori dei prezzi è tale da dettare, di fatto, le quotazioni all’origine e il prezzo finale.
Tanto che la Coldiretti ha chiesto l’intervento dell’Antitrust, denunciando che esse operano di fatto “abusi in condizione dominante”.
Ma dietro esistono lobbie consolidate e protettori in alto.
Basti pensare a ciò che è accaduto per i distributori automatici di latte. Accolti con entusiasmo dai consumatori, sono stati oggetto di un’offensiva parlamentare, ispirata dalle sette sorelle, fino a essere boicottati.
Gli italiani erano attratti dalla possibilità di acquistare latte fresco appena munto a 1 euro al litro.
Il fuoco di sbarramento di cui sono rimaste vittime le macchinette del latte ha impedito la loro diffusione.
Ora la Coldiretti sta tentando di lanciare un nuovo progetto: la realizzazione di una filiera tutta italiana, capace di tagliare le intermediazioni e offrire, attraverso la rete di consorzi agrari, cooperative, agriturismi, imprese agricole, prodotti alimentari italiani al giusto prezzo.
Una filiera in cui il margine di distribuzione non superi il 70% del prezzo finale, non il 300% a cui ci hanno abituati i signori dei prezzi.
Ma il problema è anche di scelte politiche: o si sta coi consumatori nei fatti o si sta con chi specula su di loro.
Non ci sono alternative: troppi interessi fanno tacere sia maggioranza che opposizione, ma la strada da seguire è stare con il popolo italiano, non con i potenti.
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