“GIANCARLO, MINENNA È INCAZZATISSIMO”: GIANLUCA PINI CHIAMAVA IN CONTINUAZIONE GIORGETTI PER MANIFESTARGLI LE RICHIESTE DELL’EX DG DELL’AGENZIA DELLE DOGANE
L’EX PARLAMENTARE DELLA LEGA, ARRESTATO IERI, SECONDO IL GIP DI FORLÌ, ESERCITAVA UNA “FUNZIONE PUBBLICA GRAZIE AL SUO RAPPORTO PERSONALE CON I PUBBLICI UFFICIALI”
«Noi vecchi leghisti teniamo alle persone serie come te…». Nel leggere gli atti dell’indagine sul sistema Dogane e le intercettazioni a essa allegate […] Gianluca Pini — ex deputato ma soprattutto leghista della prima ora prima che entrasse in rotta, fortissima, con il segretario Matteo Salvini, tanto da portarlo in tribunale per la gestione del partito — stupisce non tanto la disinvoltura negli affari e nelle richieste («Marcello, ho quel carico bloccato…»), alla fine comune con un certo tipo di indagini.
Quanto la disinvoltura con la quale metteva un partito — e le istituzioni — a disposizione dei suoi business personali. Di come confondesse, le parole sono del gip di Forlì Massimo de Paoli, «la funzione pubblica» e il «profitto privato».
Pini non è considerato infatti soltanto «un faccendiere» o un banale «intermediario ». Ma piuttosto un «soggetto che esercitava una funzione pubblica: in cambio di utilità all’interno del partito Lega Salvini premier», scrive il gip, «assicurava vantaggi grazie al suo rapporto personale con i pubblici ufficiali, ignari dell’accordo corruttivo».
Cosa significa? Pini ha un «patto corruttivo » con il direttore delle Dogane, Marcello Minenna; una promessa di copertura politica in cambio dei favori alle sue società.
L’ex deputato leghista vantava soprattutto la sua vicinanza con l’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, di cui in passato è stato anche socio. Ma con il quale da qualche tempo — giurano dall’entourage di Giorgetti — non ha nulla a che fare.
Giorgetti non è in alcun modo coinvolto nell’inchiesta. «Mi hanno detto però che Pini era il suo braccio destro» racconta ai magistrati uno degli assistenti di Minenna. L’ex deputato leghista effettivamente si muoveva come tale. Per dire: a luglio del 2020 Minenna tempesta di telefonate Pini perché Giorgetti partecipasse alla «presentazione del libro Blu», un lavoro dell’Agenzia delle Dogane. «Con la tua Autorevole Garanzia… » dice a Pini.
«Gli parlo io!», lo rassicura l’ex deputato. Giorgetti però dà buca (ma poi rimedia partecipando qualche mese dopo a un altro incontro). E Pini si fa perdonare in altra maniera. E così si muove direttamente con Giorgetti. È il 9 aprile quando chiama l’allora ministro allo Sviluppo economico: «Minenna è incazzatissimo. Chiamalo e digli guarda è un deficiente, scusami ti chiedo scusa io». «Va bene, mo lo chiamo io» gli dice Giorgetti. «E infatti — annota il gip — il ministro contattava Minenna alle 17,25 del 10 aprile, in una telefonata che dura 231 secondi».
Minenna è contento: «Mi ha fatto molto piacere» dice a Pini ricordando come già qualche mese prima, sempre grazie alla sua intercessione, aveva sentito Giorgetti. «Noi leghisti teniamo a persone serie come te».
Pini mette a disposizione dei suoi affari tutta la Lega. Minenna vuole parlare con Zaia? Lui lo cerca. Minenna cerca una sponda in Piemonte? Pini cerca Riccardo Molinari, «già vicepresidente regionale». Ci sono brutti articoli sulle Dogane? «Ora sento i direttori».
La “buona stampa” non era però soltanto una questione di narcisismo. Ma serviva ad altro: Minenna voleva infatti la riconferma alle Dogane. E, più in avanti, mirava alla poltrona di “presidente Consob”, ente da cui proveniva. Si muoveva con tutto il governo, grazie dice il gip, al «sistema delle auto sequestrate » (una, per esempio, era stata messa a disposizione dell’allora ministro leghista, Massimo Garavaglia).
Ma Pini resta il suo core business. «Dopo il cambio di governo di febbraio 2021, poteva non essere riconfermato per effetto dello spoils system» scrive il gip. «E sapeva che solo attraverso il sostegno del ministro Giorgetti e, più in generale, del partito della Lega poteva ottenere la riconferma. «Facciamo un punto con Giancarlo in prospettiva?» chiedeva a Pini già a febbraio. «Io sono certo del suo supporto dopo le tue parole» gli dice.
E ancora più avanti: «Io speravo di essere aiutato dalla Lega…» gli dice, prima di incontrarlo a Roma. Il lavoro va a buon fine. Il 16 aprile 2021 Minenna incontra Giorgetti. Parlano, probabilmente, della nomina. Ma anche di un decreto — «sui prodotti metallici» — che interessava al ministro e per il quale Minenna si prodiga. Il 21 maggio Minenna veniva riconfermato.
Le persone vicine a Giorgetti fanno notare che la nomina non dipendeva del suo ministero. E anzi quando è toccato a lui, arrivato al Mef, Minenna è stato mandato a casa.
(da agenzie)
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