GIORGETTI SBUGIARDATO: SIA L’OCSE CHE L’ISTAT STIMANO UNA CRESCITA DI APPENA LO 0,5% DEL PIL ITALIANO NEL 2024. È LA METÀ DEL +1% MESSO NERO SU BIANCO DAL TESORO NEL PIANO STRUTTURALE DI BILANCIO (GRAZIE AI DATI “ADDOMESTICATI” DALLA RAGIONIERA DARIA PERROTTA)
L’OCSE BACCHETTA IL GOVERNO MELONI SUL PNRR: “IL RITMO DI SPESA DEVE PIÙ CHE RADDOPPIARE”… LE CRITICHE ALLA MANOVRA: “L’OTTIMISMO SULLE ENTRATE È LEGATO ALL’EFFETTO DEL FISCO, CHE SI MANGIA LA CRESCITA DEI SALARI”
L’Ocseha appena aggiornato le previsioni per l’economia globale e l’Italia è indicata in crescita dello 0,5% quest’anno (meno della Ue allo 0,7% e del governo all’1%), per poi segnare +0,9% nel 2025 e +1,2% l’anno dopo.
Vista da Parigi, sulla prospettiva dell’economia del Belpaese potrebbe pesare una frenata forte degli investimenti privati, mentre se il pubblico spingesse (tanto) sull’acceleratore del Pnrr potrebbe andare meglio delle previsioni.
“Gli obiettivi di finanza pubblica sono alla portata, anche alla luce di una manovra prudente”, spiega il capo economista del Desk Italia dell’Organizzazione parigina, Cyrille Schwellnus, che raggiungiamo in occasione del Ceo Italian Summit & Awards 2024 di Milano, organizzato da Business International, la knowledge unit di Fiera Milano.
“Ma il consolidamento dei conti è strettamente legato al fiscal drag”, la crescita dei salari in presenza di una loro forte crescita nominale, “che incrementa le entrate fiscali nel breve. Ma serviranno nei prossimi anni decisioni politiche condivise e incisive per generare un surplus di bilancio sostenibile”.
Ci spieghi meglio questo aspetto.
«Nelle nostre previsioni crediamo sia raggiungibile l’obiettivo di portare il deficit/Pil sotto il 3% nel 2026: lo indichiamo al 2,8%. Già quest’anno scenderà al 3,5%, possibile risulti anche inferiore perché le entrate fiscali sono superiori alle previsioni. La Manovra dimostra la volontà di ridurre il deficit con un consolidamento strutturale di 0,5 punti nel prossimo biennio.
Si rendono strutturali gli interventi sul costo del lavoro, ed è positivo. Per finanziarli e insieme consolidare i conti ci sono tre canali ‘ufficiali’: la fine dei bonus edilizi; gli anticipi di introiti da banche e assicurazioni, che però agisce in positivo solo sul 2025; un piccolo contributo dalla spending review».
Non bastano?
«Il quarto canale, meno evidente, è legato all’ottimismo sulle entrate fiscali. Il fiscal drag in Italia è particolarmente importante, in fase di inflazione elevata, perché a differenza di quel che avviene in molti Paesi Ocse gli scaglioni non vengono aggiornati automaticamente con l’andamento dei prezzi. Questo aiuta il consolidamento “nascosto” dei conti pubblici, ma nel lungo periodo servono interventi politici più strutturati».
Veniamo all’economia, come andiamo?
«Gli ultimi trimestri sono stati deboli. I consumi delle famiglie tengono grazie al recupero del potere d’acquisto, con i salari contrattuali che crescono ora più dell’inflazione. Lo stimolo del Superbonus non c’è più, e si nota. Gli investimenti nel settore privato non si vedono. E il contributo dell’export è nullo»
Il Pnrr può farci cambiare passo. Per la Bce può valere fino all’1,9% di crescita cumulata del Pil al 2026, ma i due terzi dei progetti è a rischio ritardo. Che ne pensa?
«Credo siano dati in linea con quel che è lecito attendersi e con le ultime rilevazioni di organismi come l’Upb. L’Italia ha fatto bene sulle scadenze legate alle riforme e ha migliorato la governance del Pnrr.
Ma per quel che riguarda gli investimenti, bisogna distinguere. Finché si è trattato di spese “automatiche” come i crediti fiscali per Superbonus o Industria 4.0, non ci sono stati problemi. Ora servono investimenti veri e i rischi di ritardo ci sono: nei due anni di piano che restano, per raggiungere il pieno utilizzo dei fondi Ue la spesa deve salire dall’1% circa del Pil del 2024 al 2,5%. Serve un’accelerazione molto forte».
(da La Repubblica)
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