GIU’ DAL PALCO
GRILLO “SI ‘E SCAVATO LA FOSSA DA SOLO”
“Posso dirti la verità? Non mi è piaciuto l’applauso, è stato proprio un brutto momento”. Chiara Appendino si avvicina al suo collega vicepresidente, Michele Gubitosa. E confessa che quello che ha appena visto è uno spettacolo che non ha gradito per niente.
È lì, in piedi in mezzo alla platea, quando la slide con il 63 per cento di voti per l’abolizione del Garante ha chiuso definitivamente la storia tra Beppe Grillo e il Movimento Cinque Stelle. L’ex sindaca di Torino che da giorni invoca la pace e chiede che il M5S non finisca “fagocitato dal Pd” è atterrita, scuote la testa, si siede a terra, quasi per riprendersi dallo shock. Intorno, c’è uno sparuto gruppetto di parlamentari, come lei devastato dalla notizia. “È stata una cazzata gigantesca, avremo per sempre lo spettro di Grillo dietro le spalle”, dice il deputato Dario Carotenuto. Il collega Riccardo Tucci gli dà ragione. L’europarlamentare Dario Tamburrano lascia la sala appena sentito il risultato. E quando Conte, già sul palco vittorioso (“Ora esce con la mimetica”, pronosticavano in platea con malevola ironia) dice che “la Costituente è servita a tenere i piedi ben piantati”, un’altra voce mugugna: “Sì, piantati sulla tomba di Beppe”.
Intorno, però, non c’è aria di funerale. Tutt’altro. E sono poche le voci che cercano di stemperare i festeggiamenti, che a tratti rasentano il vilipendio di quella che finora è stata una bandiera. Una è quella di Roberto Fico, che alla telecamere de ilfattoquotidiano.it dice di non aver condiviso il boato e invita a leggere i risultati come “un segnale degli iscritti per maggiore collegialità”. “Non è stato un voto contro una persona – insiste – Beppe è e rimane il fondatore del Movimento 5 Stelle, su questo non ci piove”. Altrove è festa grande, nei corridoi si incontra gente che si abbraccia, quasi commossa e scambia commenti che vanno da “Non poteva andare meglio di così” e arrivano a dire: “La base ha capito che andava fatto fuori”.
Poi, certo, la festa è anche intrisa di quel clima da fine lavori che contagia i membri dello staff della comunicazione, stanchi e felici perché la loro organizzazione della fase finale della kermesse è filata via senza intoppi, come l’avevano immaginata e costruita da mesi. Ma anche tra loro, c’è la vecchia guardia che ammette: “Un po’ di dolore c’è, siamo qui grazie a Beppe”. E si domanda: “Ora che farà?”. Il video se lo aspettano un po’ tutti, la domanda è solo: quando?
Lo pensano pure i parlamentari della prima èra, che ieri sono tornati anche per capire se per loro, con le modifiche alla regola sul limite dei mandati, si riapre qualche chance elettorale. Perfino per loro la riconoscenza nei confronti di Grillo si è da tempo impastata con il risentimento per gli errori passati. Uno su tutti, il sì a Draghi. “Mi ricordo ancora quando ci ha detto: ‘Mi ha chiamato Mario, andiamo a vedere’. È lì che si è scavato la fossa”, racconta un ex senatore sotto garanzia di anonimato. Che alla fine di parlar male di lui, nessuno ha davvero voglia. Chissà se il riserbo durerà, quando arriverà la video-scomunica. Una attivista già si diverte a leggere i primi commenti che sputano i social. “Vergognatevi, giovani poltronari”.
(da La Repubblica)
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