GIULIA BONGIORNO, APPELLO ALLE DONNE: “BASTA ESSERE COMPLICI”
L’ESPONENTE DEI FINIANI LANCIA UN APPELLO ALLE DONNE DEL PDL: “NON E’ PIU’ IL MOMENTO DI TACERE PER OBBEDIRE AL CAPO: OGGI STARE ZITTE SIGNIFICA ACCETTARE UAN CULTURA CHE CI SOTTOMETTE”… “BASTA CON LE CARRIERE POLITICHE NATE NEI FESTINI”
A Roma, alla manifestazione di piazza del Popolo, è stata tra le più applaudite, sfoderando sul palco la grinta che ben conoscono Silvio Berlusconi e l’avvocato Niccolò Ghedini: “Basta con le carriere politiche nate nei festini”, ha scandito.
Giulia Bongiorno, da presidente della commissione Giustizia della Camera vicinissima a Gianfranco Fini, i suoi no al Cavaliere li ha detti in tempi non sospetti: bloccando le leggi sul processo breve e sulle intercettazioni.
Ora chiede alle colleghe del Pdl un atto di coraggio: “Tacere oggi significa essere complici”.
Sul processo non entra nel merito, vorrebbe suonare tranquillizzante per il Cavaliere: “Berlusconi dovrebbe essere felice di essere giudicato da tre donne…”.
Ma avverte su eventuali colpi di mano parlamentari per strappare la competenza a Milano: “Se vuole continuare a fare il premier non può ricorrere alle scorciatoie, deve affrontare a viso aperto il processo e dimostrare nel dibattimento l’infondatezza delle accuse”.
Il premier ha accusato la piazza delle donne di essere puramente anti-berlusconiana. Per lei quali obiettivi deve darsi questo movimento?
“Questo moto spontaneo e grandioso fa paura e si tenta di indebolirlo attribuendogli una matrice politica: invece alle manifestazioni ha partecipato una folla eterogenea, moltissimi dei presenti erano lontani dalla politica. È la spontaneità della risposta il dato più importante, la forza di questo movimento. Quello che unisce persone diversissime tra loro è molto più dell’antiberlusconismo: sicuramente è anche gente stanca di Berlusconi, ma è soprattutto gente che crede nelle donne. L’Italia non può più rinunciare ad avere donne in ruoli chiave”.
Anche alla leadership? Nichi Vendola ha candidato Rosy Bindi alla guida di una coalizione democratica. I tempi sono maturi per un premier donna?
“Siamo già in ritardo. Pensare a un premier donna e a una squadra di governo composta da donne valide non è un’anomalia, non è una scelta dettata dall’emergenza. Sarebbe una svolta, una risposta all’esigenza di novità e di cambiamento che è arrivata in queste settimane”.
Lei fu la prima donna nel Pdl a ribellarsi a Berlusconi. Al punto che il Cavaliere ordinò: “Levatemela di torno”. C’è una difficoltà tutta al femminile di lavorare con questo premier?
“Sì, sono stata considerata molto “disubbidiente” perchè ho esposto il mio punto di vista indicando gli effetti rovinosi di alcuni provvedimenti fortemente voluti dal premier. Nel Pdl nessuno lo contraddice, anche quando è evidente che sta commettendo un errore. “La penso come te, ma non si può dire,” mi sussurrava qualcuno. Ecco, secondo me l’accondiscendenza non aiuta. Quando ritenevo che fosse giusto farlo, io ho sempre contraddetto i miei maestri e i miei leader, e questo non significa che non li stimassi o che non mi fidassi di loro. Sicuramente poi, nel caso del Pdl, il fatto che le obiezioni venissero da una donna le rendeva addirittura impensabili, prima ancora che indigeste. Ma il maschilismo è trasversale: quando ho cercato di portare avanti il provvedimento che avrebbe permesso alle madri di dare il proprio cognome al figlio, ho sbattuto contro un muro eretto dagli uomini dei diversi schieramenti. Il provvedimento infatti si è arenato”.
Cosa dice alle sue colleghe del Pdl che ancora oggi difendono a spada tratta il premier?
“La difesa del proprio leader non deve tradursi in atti di autolesionismo. Secondo me, oggi tacere significa essere complici”.
Lei è stata l’avvocato di Giulio Andreotti: cosa consiglia all’imputato Berlusconi?
“Berlusconi ha i suoi avvocati, non ho nessun consiglio da dare. C’è chi dice che a conti fatti Andreotti ci ha rimesso a non sottrarsi al processo, avrebbe potuto conservare il suo potere ancora a lungo. Mi limito a un sola osservazione: un uomo delle istituzioni le istituzioni deve rispettarle sempre. Altrimenti contraddice se stesso”.
Andreotti, però, non era più a Palazzo Chigi. Qui c’è un presidente del Consiglio imputato per concussione e prostituzione minorile, tutto il mondo ne parla. Può restare al suo posto?
“Non credo che sia questo il punto centrale. Un premier può farsi processare restando in carica, ma ciò che non è accettabile è che un presidente del Consiglio attacchi sistematicamente tutta la magistratura. Questo atteggiamento ha generato un fortissimo conflitto istituzionale. Le dimissioni sono una scelta, ma il rispetto della magistratura e delle procedure è un obbligo. L’imputato presidente del Consiglio deve tenere presente che gli imputati comuni di fronte a questi atteggiamenti potrebbero sentirsi legittimati a emularlo”.
Non è questa la strada scelta da Berlusconi, per ora. Si parla di una mozione della maggioranza per strappare il processo a Milano e di una nuova legge sul legittimo sospetto…
“Non so quale possa essere la strada. Ma non può essere quella delle scorciatoie: se Berlusconi vuole continuare a fare il premier deve affrontare il processo a viso aperto e dimostrare nel dibattimento l’infondatezza delle accuse e la sua innocenza”.
Lei si è opposta ad alcune leggi del governo Berlusconi in materia di giustizia: in quali la forzatura ad personam era più evidente?
“Mentre provvedimenti come il lodo Alfano – molto contestato dalle opposizioni – possono avere una ratio nell’esigenza di tutelare una funzione e non creano effetti negativi sulla collettività , altri avrebbero avuto conseguenze devastanti sul sistema. Una delle prime formulazioni del testo sulle intercettazioni avrebbe messo il bavaglio alla stampa: forse è stato questo il provvedimento in cui ho ravvisato i maggiori pericoli anche per la libertà “.
A dire di Berlusconi, c’era un patto segreto tra l’Anm e Fini per bloccare le leggi sulla giustizia in cambio di una non specificata impunità .
“Escludo qualsiasi patto di questo genere, e non solo perchè Fini – non avendo alcun processo – non ne avrebbe avuto alcun bisogno. Questa accusa mi fa ridere: sono stata io a dare i consigli a Fini sulla giustizia, so perfettamente da cosa erano dettate le sue scelte: esclusivamente dalla volontà di non sconquassare il sistema”.
Sul processo breve sono in arrivo altri strappi?
“La riduzione dei tempi dei processi è un imperativo, ma quello che viene definito “il processo breve” i processi non li abbrevia: li cancella. Sulle intercettazioni, quello che non si dice è che dopo lunghi dibattiti era stato portato in aula un testo sul quale c’era l’ok di Alfano. Io stessa avevo partecipato alle ultime trattative. Ma se c’era l’accordo, perchè adesso questa marcia indietro?”.
Cosa ha pensato quando ha saputo che Berlusconi sarà giudicato da tre donne?
“La saggezza di un giudice non dipende dal suo sesso. E comunque, dato che in questi giorni Berlusconi ha detto di avere la massima considerazione delle donne, non potrà che esserne felice”.
Marco Damilano
(da “L’Espresso“)
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