GLI AVVOCATI DIFENDONO LA GIUDICE APOSTOLICO: “DAL GOVERNO ATTACCHI INTIMIDATORI”
DA CATANIA A MILANO, APPELLI PER “L’INDIPENDENZA DEI MAGISTRATI”… “LA COSTITUZIONE E’ LA POSTA IN GIOCO”: CENTINAIA DI FIRME
Nello scontro tra il governo e i giudici della sezione immigrazione del tribunale di Catania, ora sono gli avvocati a intervenire pubblicamente. Non contro la giudice, ma in suo favore.
Una triplice presa di posizione particolarmente significativa, perché sono le controparti processuali a rivendicare l’indipendenza del giudice e a denunciare il clima di «intimidazione» prodotto dagli attacchi personali ai danni dei magistrati per provvedimenti sgraditi al governo.
L’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) ha diffuso un appello intitolato «La Costituzione è la posta in gioco», che in poche ore ha raggiunto già oltre 500 adesioni, tra associazioni, giuristi e intellettuali
Denuncia i «feroci attacchi con dichiarazioni da parte di esponenti del governo in carica di sconcertante gravità, nel caso riguardante la giudice Apostolico addirittura accompagnate dalla riesumazione di video di anni fa che (non è chiaro per qual motivo) avrebbero dovuto comportare la sua astensione dal prendere una decisione giudiziaria e, dunque, le sue dimissioni; a ciò si sono aggiunte dichiarazioni tali da sminuire gravemente la funzione (sociale e costituzionale) dell’avvocatura, con l’evidente scopo di intimorire professionisti singoli e associazioni». A monte, secondo i giuristi, un’operazione che ha «l’obiettivo di intimorire la magistratura tutta e gli operatori giuridici dallo svolgere il loro ruolo nel rispetto della legge».
A Catania sono 28 gli avvocati che hanno avviato una raccolta firme su un documento che «in relazione agli attacchi del governo a più giudici del tribunale di Catania e di altri fori accusati di scagliarsi contro i provvedimenti di “un esecutivo democraticamente eletto”, esprime forte preoccupazione in quanto tali attacchi lungi dall’esprimersi sul merito dei provvedimenti giurisdizionali si sostanziano in attacchi personali ai giudici e alle loro famiglie. Noi come avvocati non difendiamo la magistratura in quanto tale, difendiamo la sua funzione nella giurisdizione in quanto anche noi parte di essa. Gli attacchi prescindono dai singoli comportamenti dei magistrati enfatizzando ogni frase e ogni condotta dei singoli».
Gli avvocati paragonano quanto avvenuto nei confronti della giudice Iolanda Apostolico, «rea» di non aver convalidato quattro decreti di detenzione amministrativa di migranti tunisini, al caso del giudice milanese Raimondo Mesiano, che per aver condannato la berlusconiana Fininvest a un maxirisarcimento per il Lodo Mondadori, fu oggetto di una campagna culminata con un “reportage” di Mediaset che lo filmava al parco con i “calzini azzurri”.
«Nessuno scordi gli attacchi a un giudice, reo di portare i calzini azzurrini – scrivono gli avvocati catanesi -. Appaiono come atti intimidatori che vogliono condizionare la magistratura nelle sue decisioni. Oggi in tema di migranti, domani per decisioni, in qualsivoglia tema di diritti civili o sociali, non gradite a questa maggioranza. In queste ultime ore addirittura un altro ministro, Nello Musumeci, si lascia andare a illazioni su un non meglio specificato magistrato che “farebbe politica”, quasi un’intimidazione preventiva generalista. Di fatto una minaccia omertosa e inqualificabile. A questo – prosegue il documento – si aggiunge la mancata assunzione di responsabilità da parte della polizia e dei carabinieri sulle forme di operatività dei loro appartenenti durante manifestazioni legalmente autorizzate, sulle modalità di detenzioni di video e segnalazioni, che sembra siano stato utilizzate e divulgate per fini non investigativi. Ricordiamo infine che nella Repubblica Italiana è il Parlamento, e non il governo, che viene democraticamente eletto, e in ogni caso la legittimazione popolare non consente la denigrazione o peggio ancora la delegittimazione della giurisdizione».
Non meno incisivo il documento della Camera Penale milanese, che rileva da parte del governo «numerosi e convergenti segnali di compressione degli spazi di autonomia e indipendenza dei magistrati che assumono decisioni o iniziative in contrasto con le aspettative della politica». Oltre al caso Apostolico, la nota fa riferimento a quello dell’imprenditore russo Artem Uss, «con un procedimento disciplinare per iniziativa ministeriale nei confronti dei magistrati che avevano avuto il torto di applicare, in luogo della custodia carceraria, una misura cautelare più attenuata».
(da la Stampa)
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