GLI ESPERTI AVVERTONO: “UN METRO DI DISTANZA NON E’ SUFFICIENTE NEI LUOGHI AL CHIUSO E NELLE REGIONI CON PIU’ CONTAGI”
L’INSIDIA NASCOSTA: LE CENE A CASA CON GLI AMICI ASINTOMATICI
A tavola a un metro di distanza. Al bar, al mare o a casa di amici. Possiamo sentirci sicuri? Tre esperti di virologia, epidemiologia e igiene rispondono alle domande sull’allentamento delle regole del 18 maggio.
Ricordando che la situazione è disomogenea fra le regioni, che la differenza di rischio è molto grande fra luoghi chiusi e luoghi aperti e che anche nelle situazioni che non possono essere sottoposte a controlli – soprattutto in casa con gli amici – vale il principio di non fidarsi di un virus che sa essere assai subdolo.
Al ristorante
La distanza di un metro tra le persone è considerata il minimo sindacale per frenare la trasmissione. “È questione di capire il rischio che vogliamo prenderci” spiega Carlo Signorelli, professore di igiene al San Raffaele di Milano.
“La precipitazione delle goccioline respiratorie è molto alta entro un metro di distanza dalla persona infetta. È più bassa, ma esiste ancora, tra uno e due metri. È trascurabile oltre i due metri”.
Questo avviene se la persona contagiata tossisce o starnutisce, ma anche se parla o semplicemente respira.
Carlo Federico Perno, virologo dell’università di Milano, invita a valutare anche la situazione dei contagi nella propria Regione: “In Lombardia, al chiuso, la distanza di un metro fra i tavolini non è sufficiente per stare tranquilli. Due metri servono tutti. All’aria aperta invece il rischio di trasmissione è molto più basso. Lì un metro è più che ragionevole”.
Anche Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa e consulente della Regione Puglia, al ristorante probabilmente riprenderà ad andare, in una Bari dove la situazione dei contagi è sotto controllo. “Ma solo all’aperto, con una o due persone al massimo, magari colleghi, alla fine di una giornata di lavoro”
Al mare
È la situazione considerata a minor rischio, grazie al sole e al vento. “Il virus non si trasmette con la sabbia, nè con l’acqua, nè sui sentieri di montagna. A meno che, ancora una volta, non si stia molto vicini” spiega Perno.
“Dai dati che abbiamo – aggiunge Signorelli – vediamo che la stragrande maggioranza dei contagi è avvenuta nei luoghi chiusi, soprattutto strutture sanitarie e case. Il vento della spiaggia, in particolare, ha un grande effetto nel disperdere il virus”.
Il cloro delle piscine è sufficiente a inattivare i microrganismi. E al sole la sopravvivenza del coronavirus è assai ridotta. “L’epidemia mostra chiaramente un andamento stagionale” per Signorelli. “L’estate aiuta. Lo stiamo vedendo con la diminuzione dei casi da noi e l’aumento in Sudamerica”
A cena a casa di amici
È una delle situazioni più rilassanti. Ma anche più insidiose, per il rischio di contagio. “Non possiamo certo prevedere controlli anche lì – spiega Lopalco – e non ci aspettiamo che le persone indossino le mascherine in casa, anche se sarebbe opportuno, durante gli incontri con gli amici”.
Signorelli ricorda che “durante il lockdown, il 30% dei contagi è probabilmente avvenuto in ambiente domestico”. E in situazioni distese, insieme a persone con cui ci sentiamo a nostro agio, tendiamo a ridurre le precauzioni.
“Siamo di fronte a un amico – immagina Perno – che non ha alcun sintomo, e noi ci fidiamo di lui. Ma lui stesso potrebbe essere stato contagiato a sua insaputa. Purtroppo il concetto “mi fido di te” non esiste, con questo virus. Anche il più caro degli amici potrebbe rivelarsi un nemico, dal punto di vista della malattia”.
In palestra
“È l’ultimo luogo che riaprirei” esordisce Perno. “Sotto sforzo l’aria viene emessa dai polmoni a distanza maggiore e in quantità anche tripla rispetto al normale”. Non sempre le palestre hanno un buon ricambio d’aria. L’umidità potrebbe essere alta.
E i luoghi condivisi, come gli spogliatoi, sono indicati come uno dei punti a più alto rischio di contagio. In questo le piscine sono assimilabili alle palestre.
Al parco con i bambini
“All’aperto il rischio di contagio è legato quasi esclusivamente agli assembramenti” spiega Signorelli. E su scivoli e giochi per bambini, gli incontri troppo ravvicinati fra i piccoli restano purtroppo un rischio concreto. “Abbiamo visto che i giovanissimi hanno sintomi più lievi, ma il loro rischio di contagio è simile a quello degli adulti” dice Perno. “Potrebbero dunque essere capaci di trasmettere il virus in maniera asintomatica”. Mantenere lontani due bambini su uno scivolo o in una casetta di legno può essere difficile. Ma andrebbe fatto, se si vogliono evitare rischi.
Aria condizionata
L’aerazione naturale è preferibile, su questo non ci sono dubbi. Ma il pericolo di trasmissione del virus tramite i condizionatori è considerato basso. “Il coronavirus non è la legionella, che prolifera nei condizionatori” spiega Perno. “Il rischio che il microrganismo venga prelevato dall’aria in un ambiente infetto e trasmesso attraverso le condotte di aerazione in un altro ambiente è trascurabile. Ne avevamo discusso a proposito degli ospedali con reparti dedicati al Covid, dove la concentrazione di virus nell’aria era molto alta”. In casa o in ambienti non affollati non ci sono indicazioni per tenere l’aria condizionata spenta.
Attenti ai guanti
Sono indicati come una delle precauzioni necessarie per riaprire ristoranti e bar. Ma i guanti sporchi possono essere assai più pericolosi delle mani nude. “Se li mettiamo al mattino e li togliamo la sera, toccandoci il viso e le superfici più varie, avremo un concentrato di microbi davvero poco igienico” spiega Perno. “Sono un detrattore dei guanti, a meno che non vengano cambiati in continuazione: ogni volta che ci portiamo le mani a bocca o naso o che tocchiamo una superficie potenzialmente infetta”.
Le mascherine
Con tante incertezze e misure di precauzione tutt’altro che ferree, la mascherina resta la nostra à ncora di salvezza. Ogni volta che ci troviamo in ambienti chiusi e la distanza di sicurezza è inferiore a un metro-un metro e mezzo, la mascherina può salvarci. “Se due persone la indossano come si deve, il rischio che l’uno possa contagiare l’altro si riduce del 95%” spiega Signorelli. “Sui mezzi pubblici in particolare sono importantissime”. Per Lopalco “andrebbero portate anche a casa, se si incontrano amici e ci si avvicina”. In questa situazione, non esiste altro metodo che “affidarsi al buon senso delle persone”. Buon senso che resta – in una fase due in cui sarà impossibile sottoporre tutto e tutti ai controlli – la vera chiave di volta della riapertura.
(da agenzie)
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