GRECO CAPO DELLA PROCURA DI MILANO: DOPO DAVIGO, UN ALTRO EX DI “MANI PULITE” IN UN RUOLO CHIAVE
IL CSM HA SCELTO LA CONTINUITA’, AMPIA MAGGIORANZA
Dopo poche settimane dalla nomina di Piercamillo Davigo alla guida dell”Anm, un altro big di Mani Pulite conquista la procura di Milano, la più importante d’Italia.
Si tratta di Francesco Greco, 64 anni, napoletano d’origine ma a Milano da oltre trent’anni, uno dei più grandi esperti in Italia di reati finanziari.
Al di là dell’album dei ricordi — come il video del Pool nel 1994 contro il decreto Salva-ladri del primo governo Berlusconi in cui comparivano Davigo e Greco insieme a Di Pietro e Gherardo Colombo — la nomina del nuovo capo della Procura di Milano, decisa nel pomeriggio dal plenum del Csm, non ha il timbro del nuovo leader dell’Anm.
Basti pensare che tra i 17 voti che ha ricevuto Greco, un fronte bipartisan che comprende i togati di Area e Unicost e i laici di Forza Italia, Sel, Pd e centristi (il voto del dem Fanfani alla vigilia non era scontato), manca il rappresentante della corrente di Davigo “Autonomia & Indipendenza”, Aldo Morgigni, che ha votato un altro giudice milanese, Alberto Nobili, insieme ai colleghi di magistratura indipendente.
In corsa infatti sono rimasti solo in due, dopo che in giornata lo sfidante più forte di Greco, Gianni Melillo, capo di gabinetto del Guardasigilli Andrea Orlando, ha ritirato la sua candidatura.
Una maggioranza più ampia del previsto, quella per Greco, che da anni si occupa di reati finanziari e di evasione fiscale, dal processo Enimont a Parmalat, Antonveneta e i furbetti del quartierino, l’Ilva e le verifiche fiscali a carico dei colossi del web come Apple, Google, Amazon.
Un curriculum d’eccezione, per un magistrato che ha il compito di riportare la pace in una procura chiave che negli ultimi anni ha sofferto per gli scontri tra l’ex procuratore Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo e che è rimasta senza capo per sei mesi dopo che Bruti Liberati era andato in pensione.
Di Greco si comincia a parlare negli anni ’80, quando chiede l’arresto per l’allora segretario del Psdi Piero Longo, per avere intascato una bustarella.
Pochi anni dopo entra a far parte del pool Mani Pulite, ma non subito. Il suo contributo si rende necessario al pool quando le inchieste arrivano ai vertici di veri e propri colossi industriali.
Sono gli anni della maxi tangente Enimont, delle indagini e del suicidio di Raul Gardini, del processo Cusani. Tocca a lui prendere il posto del collega Di Pietro nel ruolo dell’accusa al processo Enimont, quando Tonino decide di lasciare toga.
La preparazione di Greco sui fronti finanziari emerge in quel momento. Non è mai stato considerato un giustizialista, o un patito delle manette: al contrario ha sempre puntato a svelare gli intrecci economici e a recuperare il ‘bottino’.
Per lui ha votato anche la consigliera laica di Forza Italia Elisabetta Alberti Casellati, che era relatrice delle proposta di nomina di Melillo.
“Ritengo che una Procura importante come quella di Milano debba essere guidata dal candidato su cui c’è maggiore convergenza da parte del plenum per dare legittimazione e autorevolezza al lavoro del neo procuratore”, ha spiegato.
Sulla stessa linea anche Piergiorgio Morosini, il consigliere togato di Area finito nelle scorse settimane al centro delle polemiche per un’intervista (smentita) al Foglio con pesanti critiche al governo.
“In questi anni il pool guidato da Greco ha ottenuto risultati eccellenti”, ha detto durante la riunione del Plenum.
Non ha partecipato al voto il vicepresidente Giovanni Legnini che ha lavorato in questi mesi per arrivare a una candidatura il più possibile condivisa e rispettando un cronoprogramma che ha permesso il voto per la Procura di Milano prima delle amministrative. Astenuti i vertici della Cassazione.
“L’evasione fiscale è la madre di tutte le tangenti” e insieme a “corruzione e riciclaggio” è all’origine del “declino dell’Italia”, alla quale ogni anno in vengono sottratti così milioni e milioni di euro, più di una Finanziaria: questo il concetto che Greco va ripetendo da anni e per questo nelle sue indagini punta a recuperare i capitali finiti nei paradisi fiscali
Dopo la ribalta di Mani Pulite, dalla seconda metà degli anni Novanta come pm coordina altre due indagini “simbolo” dello scontro tra potere politico e magistratura e che coinvolgono Silvio Berlusconi: All Iberian e quella sul consolidato Fininvest.
La prima, dopo 10 anni tra indagini e processo, nel settembre 2005 è stata cancellata con l’assoluzione dell’ex premier e di tre ex manager della holding di famiglia con la formula “perche’ il fatto non è più previsto dalla legge come reato” grazie alla normativa, allora appena varata, sui reati societari.
Due anni prima il Cavaliere venne, invece, prosciolto per prescrizione per la vicenda sul consolidato Fininvest. Greco fu anche colui che alla fine di luglio del ’95, con la collega Margherita Taddei, raccolse le prime dichiarazioni di Stefania Ariosto, la teste ‘Omega’ che con le sue rivelazioni portò ad aprire le inchieste, poi coordinate da Ilda Boccassini, Gherardo Colombo e Paolo Ielo, Sme e Imi-Sir/Lodo Mondadori. Inchieste in cui tra gli indagati c’era, oltre a Berlusconi, anche l’ex ministro Cesare Previti.
Durante la stessa seduta del plenum, è stata votata una promozione per il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, nominato presidente di sezione in Cassazione: per lui 18 voti mentre il concorrente Antonio Prestipino, come lui consigliere presso la Suprema Corte, si è fermato a quattro preferenze.
Nelle stesse ore in cui il plenum era riunito, la giunta dell’Anm è salita al Quirinale per l’incontro di prassi col il Capo dello Stato.
Dopo la nomina in aprile, la nuova giunta guidata dal presidente Davigo ha già incontrato il Guardasigilli Orlando, i presidenti di Camera e Senato e il numero due del Csm Legnini. Incontri avvenuti nel pieno delle polemiche sul diritto dei magistrati a prendere parte alla campagna sul referendum costituzionale.
Durante l’incontro al Quirinale, la giunta Anm ha ribadito che la magistratura “ha come unico obiettivo la funzionalità della giustizia al servizio dei cittadini, rifuggendo da sterili polemiche che potrebbero essere strumentalizzate, con il rischio di offuscare la credibilità dell’ordine giudiziario”.
I magistrati hanno insistito sullo “spirito di dialogo e di collaborazione tra le istituzioni”, ma anche sul “diritto di intervenire sui temi relativi alla giustizia e su quelli aventi rilevanza costituzionale”.
Al Capo dello Stato i vertici dell’Anm hanno ripetuto i concetti già espressi negli incontri con gli altri vertici istituzionali, a partire dalle “gravi difficoltà ” in cui versa attualmente il sistema giudiziario e “l’urgenza di riforme strutturali, tanto nel settore civile quanto in quello penale”, come ad esempio la velocizzazione dei procedimenti e la carenza di risorse e di personale.
(da “Huffingtonpost”)
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